Ciao a tutti e tutte!
Continuo il mio viaggio in questa “città strana”, con il portoghese che timidamente sta iniziando a prendere un po’ di forma (con scivoloni evidentissimi…). Questo sta rendendo possibile la comunicazione fra noi corsisti e nel dialogo emergono cose belle: è un gruppo con una grande ricchezza umana e di fede.
La “città strana”, Brasilia. Domenica sono salito al terrazzo della Torre della TV (una mini-torre Eiffel), da dove ho potuto vedere e fotografare parte della struttura di questa città costruita a tavolino. Da qui nascono due storie, che hanno accompagnato un po’ questi giorni.
La prima la collochiamo dal lato rivolto al centro della città: i giardini, la Biblioteca nazionale, il Museo e la magnifica Cattedrale, tutti i ministeri e gli uffici amministrativi, le ambasciate, il Parlamento… fino alla residenza del presidente, il Palácio da Alvorada (Palazzo dell’Alba). Tutto armonico, con una rete di superstrade cittadine che indirizzano il traffico. Tutto (apparentemente) perfetto.
Poi, ieri con un amico camminavo su una di queste strade, per raggiungere la libreria delle Paoline. Passando sotto un ponte lui mi ha fatto notare alcuni fori nei cassoni di sostegno della strada, sulle rampe di salita: passando la mattina presto lui stesso aveva visto persone uscire da questi fori. Poveri che per dormire hanno “fatto casa” nel cassone di cemento sotto il manto stradale. Nella stessa occasione aveva visto diverse persone che la notte dormono in tendine nei parchi, e la mattina presto smontano tutto e se ne vanno, per tornare la notte seguente. Segni di questi “accampamenti” li avevo visti anch’io nei viali alberati (molto belli) che scorrono fra le superstrade. Una altra cosa che mi ha colpito è stato vedere in pieno centro molte persone con cartelli “compro oro”: la situazione è chiara, l’oro si vende e compra dove da una parte ci sono debiti da sanare, dall’altra denaro sporco da ripulire…
Tutte queste cose, unite alla prostituzione notturna delle ragazze ed al carattere decadente di diversi palazzi, dicono una cosa chiara: Brasilia è una città con molte povertà, che però devono rimanere nascoste. È la città del Presidente, dei Ministri, dei capi del potentissimo Esercito, delle diverse autorità, dei monumenti futuristici e dei mega shopping con prezzi europei. Dietro a tutto questo però vive una rete di povertà che deve rimanere invisibile, nascondersi nei cassoni stradali o ripiegare le tende la mattina per non deturpare il bel paesaggio. Brasilia non ha favelas, ma è molto peggio: la favelas è una comunità ricca di umanità, qui pare che tutto avvenga nel nascondimento ed in una terribile solitudine che amplifica la povertà.
Torniamo alla Torre TV. Guardando dalla parte opposta mi si è aperto il cuore, perché ho visto quello che pareva un mercato all’aperto, un posto dove va la gente normale. Sono andato subito a vedere. Nella prima parte c’è realmente uno stupendo mercato di artigianato con box all’aperto. Ma l’insieme colorato che più mi aveva attirato era ben di più: da tutto il Brasile stavano arrivano indigeni per una grande manifestazione di una settimana, per farsi conoscere, incontrarsi e discutere, marciare nella città ed andare al Parlamento e dal Presidente per rivendicare il loro ruolo ed i loro diritti. In tutto sono arrivate circa 12.000 persone, alcune anche da S. Antonio do Iça, ed almeno 6.000 hanno marciato. Nella settimana sono tornato un paio di volte in questo ambiente colorato ed un po’ caotico.
Ma non si è trattato di folklore, perché le questioni sono reali e gravi. Il titolo era “Per il clima e l’Amazzonia la risposta siamo noi”: la necessità di essere riconosciuti e sostenuti per il ruolo fondamentale che, come popolazioni indigene, svolgono nella difesa e nel mantenimento della foresta amazzonica e delle tradizioni ad essa connesse. La foresta amazzonica è un bene per tutta l’umanità e le popolazioni indigene ne sono la custodia e la tutela.
Non si tratta di folklore. In settimana mi è capitato di ascoltare in internet un giovane storico, tra l’altro afrodiscendente, che contestava la scuola brasiliana perché insegna ai bambini che il territorio brasiliano è stato “occupato” e depredato dai portoghesi. Nella sua visione si tratta di un insegnamento fuorviante, non perché il territorio fosse vuoto, ma perché le popolazioni indigene erano “primitive” e prive di una forma statuale, quindi senza diritti sul territorio ed i suoi beni. I portoghesi avevano tutto il diritto di prendere l’oro ed altro, perché non essendoci un’autorità locale sul modello delle autorità europee nessuno era proprietario di nulla.
Si tratta di un’equazione terribile, forse parzialmente comprensibile in un passato che non aveva coscienza storica, ma che non può certo giustificare i massacri avvenuti nel sud e nord America, come in Africa o altrove; sarebbe come dire che i nazisti non hanno colpe per il massacro degli ebrei, perché per la loro coscienza gli ebrei non erano uomini.
Inoltre, è chiaro che questo storico parlava del passato per parlare del presente, per affermare che anche oggi le tribù indigene non hanno di fatto diritti sui territori della foresta e che questi possono essere sfruttati secondo gli interessi dei gruppi politici ed economici. La storia ritorna, e siamo sempre chiamati a scegliere da che parte stare.
Vi auguro una Settimana Santa ricca di provocazioni, che aiuti ad entrare nel mistero della Passione e Risurrezione avvenute una sola volta in Gesù, ma sempre presenti nella storia dell’uomo, anche oggi. Il Signore ci aiuti a contemplarlo crocifisso nei popoli massacrati della Palestina, dell’Ucraina, del Congo e di altre nazioni colpite dalla guerra, nel popolo dimenticato di Myanmar ed in tutti i popoli colpiti da disastri naturali e da povertà, nelle famiglie colpite da improvvisi licenziamenti dovuti a politiche economiche voraci, in tutti i sofferenti: solo così la Luce della Risurrezione potrà avere per noi un significato vero e potente.