martedì 30 marzo 2021

É lo Spirito che da vita ...

 



 

 

              Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

La storia degli uomini sempre ci sorprende!

La Comunità di Nazaré sembrava morta e invece ha una base forte, fatta dalla fede degli adulti e anziani: uomini e donne che credono. I giovani, col loro entusiasmo e creatività sono la speranza, ma la radice che porta alimento sono le persone mature. Così possiamo ben sperare che i rami nuovi e le foglie verdi possano produrre frutti. Già a São João de Japuaqua, che sembrava che tutto camminasse bene verso una vita di fede comunitaria, il professore e il cassique (responsabile dell’aldeia-villaggio) dicono di essere diventati evangelici. Ho chiesto di quale chiesa, ma neanche loro lo sanno, è che il figlio del professore, di 22 anni, ha un amico pastore evangelico della stessa età, e ha deciso di esserlo anche lui, forse un modo di pensare a sostenere economicamente (decima) la sua famiglia. E il sangue non mente, così i parenti si sono stretti attorno a lui e dicono: “siamo diventati evangelici!”. Non mi preoccupa la fede, che passa in molti rivoli, come l’acqua che non può essere fermata quando scorre. Mi preoccupa la divisione che si è creata nella Comunità, che lascia tutti meno disponibili e, concretamente, più individualisti. Occorre trovare un cammino comune, ma quando di mezzo ci sono i soldi (decima), tutto è più difficile.

 

Nella Comunità di Moinho, che sta crescendo molto in numero di persone, lo Spirito ci ha dato consolazione: hanno cominciato a riunirsi la domenica mattina per imparare i canti, poi leggono il Vangelo, pregano il Padre Nostro e l’Ave Maria e, finalmente, fanno colazione insieme, continuando la festa con canti tipici della cultura locale. Molto bello, speriamo che duri, perché abbiamo percepito la gioia che hanno trovato nell’incontrarsi. Poi, durante la Messa, scopro che chi anima la liturgia e suona la chitarra (ne ho portata una per aiutare a insegnare ai giovani a suonare) è di una chiesa evangelica, lui e la moglie quando abitavano in città facevano parte di questa chiesa. Venuti a stare a Moinho, visto che la Comunità è di tradizione cattolica, si sono inseriti e partecipano con gioia. Al momento della comunione ho invitato ad accogliere il dono della vita del Signore per tutti, e anche loro l’hanno ricevuta con gioia. Poi il chitarrista mi confida: “sai padre, è la prima volta che faccio la comunione, l’avevo sempre desiderato fin da piccolo, ma non sapevo come fare...” e mi fa un grande sorriso. Davvero lo Spirito del Signore ci sorprende nel suo cammino di unità e di comunione! Dopo l’ascolto del Vangelo, proclamato dal mio compagno di viaggio, Moises, che è anche Ministro della Parola e dell’Eucaristia, in preparazione alla Pasqua, parlavo di Gesù che ha fatto della sua vita un dono, e del segno del lavare i piedi come servizio: essere cristiani, uomini e donne di fede vuol dire essere gioiosi nel lavarci i piedi a vicenda, nel servizio gli uni agli altri, senza discriminazioni o meriti, ma nella gratuità che il Signore Gesù ha avuto e continua ad avere con tutti. Anche a Giuda, Gesù ha lavato i piedi, anche a Pietro che non voleva! In questo momento vedo arrivare due anziani, sono le fondamenta, le radici della Comunità. Vengono scalzi perché l’acqua del fiume sta crescendo ed è piovuto molto, c’è fango nel cammino e le ciabatte di gomma che tutti usiamo (havaianas) sono pericolose per l’instabilità della loro età.



 Lei ha in mano un bastone per sicurezza e lui si appoggia alle sue fragili spalle con la mano. Li vedo arrivare da lontano, nella penombra, e vedo due giovani che vanno loro incontro e gli offrono il braccio come appoggio sicuro. Così, mentre ancora sto condividendo la Parola del Vangelo e il gesto di Gesù del lavare i piedi, loro salgono le scale di legno per raggiungere la veranda dove stiamo celebrando e, prima di entrare, restano fermi sulla soglia: i due giovani lavano loro i piedi e li introducono nel cerchio intorno alla tavola, due seggiole di plastica bianca vengono prontamente offerte per farli accomodare. In silenzio, il cuore si riempie di gioia: davvero lo Spirito ci precede! Lo Spirito del Padre che ci ha creati fratelli e sorelle perché ci prendiamo cura gli uni degli altri, dei più deboli. Lo Spirito del Signore Gesù che ci è dato dalla croce per sostenerci nella gioia di donare la vita. E prego che questi giovani ascoltino il loro cuore e siano preservati dalla tentazione.



Nella Comunità di São Cristóvão prendo i nomi di due bimbe che battezziamo nella celebrazione della domenica delle palme. E, mentre copio il nome delle bambine dal registro di nascita, mi accorgo che la madre è la stessa, ma il papà è diverso... chiedo spiegazioni e la risposta del marito presente è bella e serena: “padre, l’ho accolta come mia moglie che aveva già questa figlia con il primo marito che però non sono andati d’accordo... così ora ho già due figlie, due belle bambine!”. Questo giovane papà ha solo 19 anni. Così mi viene in mente che, anche due giorni prima, nella Comunità di Boa União, ho battezzato tre bimbi e la più grande era figlia solo della mamma, ma accolta dal suo nuovo papà. E di questi casi ce ne sono molti.

 

A Manacapuru ormai l’acqua è arrivata alla soglia delle case, ma è ancora troppo bassa per poter avvicinarci con la nostra barca, che rimarrebbe incagliata. Allora ci fermiamo a distanza, vicino ad alcuni alberi che in questi mesi crescono in mezzo all’acqua e pensiamo: “ci verranno a prendere!”. Normalmente noi carichiamo una famiglia, con molti bambini, dall’altra parte del fiume; oggi la vediamo arrivare di canoa, la mamma dirige al timone, e ci passano accanto: “coraggio padre, salta sulla canoa, che vieni con noi fino alla casa, poi dopo la Messa ti riportiamo indietro”. Così é: ‘una mano lava l’altra’.

 


Buona Pasqua a tutti di cuore, Pasqua di servizio ai più deboli perché viviamo la gioia del donare la vita nella quotidianità delle relazioni fraterne. Pasqua di Risurrezione nella novità del corpo risorto e glorioso del Signore Gesù. Era proprio il suo, con il segno dei chiodi e la ferita al costato, ma ora è un corpo completamente nuovo, che si fa presente in molti luoghi e non ci sono più barriere che gli impediscano d’incontrare i suoi ancora paurosi.

Che possiamo risorgere da questa pandemia e vincere la paura e le barriere che ci avevano divisi in classi sociali, nazionalità chiuse, interessi capitalistici e, infine, nel circolo vizioso dell’ego-individualismo. Risorgiamo con una mentalità nuova, un cuore nuovo che sappia accogliere e amare senza riserve: non muri ma ponti, non guerre ma solidarietà per ritrovare la gioia di una Umanità riconciliata, libera e fraterna. Buona Pasqua di Risurrezione a tutti, perché il Signore Gesù è davvero risorto. Alleluya!




Domenica delle palme, 28 marzo 2021

mercoledì 24 marzo 2021

Niente paga il sorriso di un bambino: Buona Pasqua!

 



 

  Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

In questo mese di marzo stiamo raccogliendo le risposte alla verifica che abbiamo chiesto alle Comunità. Verifica sul nostro operato e sulla nostra presenza, verifica anche del cammino della Comunità e del suo vivere la fede. In questo primo viaggio siamo arrivati fino ad Ipiranga, anche se non abbiamo potuto celebrare l’Eucaristia a causa del covid 19, c’erano infatti due casi positivi e i militari hanno, giustamente, proibito ogni assembramento di persone. Siamo comunque andati per incontrare l’equipe che coordina la Comunità. Le ultime cinque ore del viaggio le abbiamo fatte in una specie di gara con una grande nave, la maggiore che solca il fiume. Si tratta dell’UBS – Unità Basica di Salute. Siamo arrivati praticamente insieme al porto di Ipiranga e qui, giustamente, l’abbiamo lasciata passare. L’UBS è una specie di ospedale fluviale. C’è il medico generico, gli infermieri, il dentista e alcuni specialisti di settore come malaria o altre malattie. In questo tempo di pandemia c’è tutta una equipe per i testi del covid 19 e il primo intervento. Non mancano poi i rappresentanti della società civile organizzata: il consiglio dei bambini e adolescenti; l’area indigena con tanto di traduttore ufficiale; tutto l’apparato inerente alla documentazione di cui le persone hanno bisogno. Manca solo il prete e i “servizi religiosi”, ma per questo c’è la nostra piccola barca indipendente.

 

Domenica passata, la 5° di quaresima, celebravo in città e sono giunte molte richieste per pregare per tutti gli ammalati di coronavirus, in ospedale e in casa. In questo momento la situazione in Brasile è davvero complicata: più di 2.300 morti al giorno, circa 70.000 nuovi contagi giornalieri, gli ospedali ‘chiusi’ per tutto esaurito, file enormi di gente che deve essere ricoverata e che abbisogna di ossigeno, che manca! E se non bastasse, un quadro politico demenziale.

 

Abbiamo già cambiato 4 ministri della salute e attualmente ce ne sono due perché devono inventare un nuovo Ministero per evitare che il ministro uscente vada in prigione. Rimanendo ministro sarebbe protetto dalle leggi speciali dei parlamentari. Sembra che inventeranno il “Ministero dell’Amazzonia” per proteggere la situazione penale dell’ex-ministro della salute. Abbiamo un presidente che continua a negare la gravità della situazione. Non usa maschera e paragona la pandemia a un piccolo raffreddore, è contro il vaccino e riunisce folle di persone quando si muove. Ora sta litigando in un braccio di ferro con i Governatori e i Sindaci che stanno muovendosi autonomamente, anche nell’acquisto di vaccini, per far fronte in modo scientifico e intelligente alla situazione ormai caotica. Ad oggi neppure il 5% della popolazione è stata vaccinata. In questa situazione lo Stato dell’Amazzonia, per la sua bassa densità di popolazione, va meglio che altri Stati molto più evoluti. Le nostre sfide sono più di carattere locale: difficoltà nei trasporti e isolamento dei popoli della foresta, mancanza di strutture e di personale medico, corruzione dei politici locali nei diversi livelli municipale e statale, dove spesso le cose funzionano solo se paghi salate tangenti. A peggiorare poi la situazione abbiamo alcuni pastori di chiese evangeliche pentecostali che stanno dicendo che il vaccino è il marchio della bestia dell’apocalisse, o, altri, che i cinesi vogliono controllarci, oppure che se ti fai vaccinare potresti correrai il rischio di trasformarti in un coccodrillo. Cose assurde dovute ad un fondamentalismo crasso o a giochi politici sostenuti da una religione asservita al potere. Fatto sta che molti indigeni hanno rifiutato di farsi vaccinare, e questo certamente non aiuta la situazione, ma la complica.

 

Ritornando alla 5° domenica di quaresima che ci ha regalato la Parola di Gesù: “Chi vuol salvare la propria vita tenendola per sé, la perderà, ma chi la dona la serverà”; e ancora: “Se il chicco di grano, nella terra, non muore rimane solo, ma se muore dà molto frutto”; mi chiedevo: ma per chi davvero dobbiamo pregare? Che cosa possiamo chiedere a Dio in questo momento così difficile e devastante? Per che cosa ci preoccupiamo? Che cosa abbiamo paura di perdere e di non avere più? Certamente portiamo nella preghiera i deboli, gli ammalati, gli abbandonati, i soli e quanti sono segnati dalla perdita di un familiare o di un amico. Ma vorrei pregare anche per tutti coloro che non hanno speranza. Per coloro la cui vita è ancora rinchiusa nel tempo tra la nascita e la morte. Per coloro che si affannano per possedere cose e privilegi e, per difenderli, diventano violenti. Per coloro che rimpiangono le vacanze e non sanno che la maggioranza non le conosce. Per quanti sono preoccupati di chiudere i porti e i confini e non si rendono conto del cammino dell’Umanità e della morte per invecchiamento del nostro Bel Paese. Di quanti si sono abituati alle notizie del telegiornale che mostrano tanti fratelli e sorelle nei nuovi campi di concentramento dell’esclusione, dei muri e delle tendopoli di rifugiati e, semplicemente, spengono la TV. Di quanti sui social esprimono la loro rabbia contro un comunismo che non esiste più; e sostengono un individualismo socio-economico che fa paura. Di chi si lamenta e violentemente critica la parola di un papa pellegrino di speranza e di umanità riconciliata, e ostentano un fondamentalismo religioso e un cattolicesimo clericale. Ma come ci siamo ridotti! Ma che umanità è questa che ancora non si riconosce fraterna, nonostante la sofferenza provata nella solitudine di morire intubati o rinchiusi senza il calore di un affetto sincero?

 


Così nella 5° domenica di quaresima, l’ultima prima della Pasqua, abbiamo pregato per questa nostra Umanità sofferente e che fatica a ritrovare il sentiero della vita. Gesù ci ha detto: “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”. Proviamo a guardare a quell’uomo nudo e essenziale sulla croce, quell’uomo vero, e riconosciamolo nell’Umanità senza discriminazioni narcisiste e violente. Guardiamo a quel Dio crocifisso, senza potere e senza privilegi e sentiamoci amati nella nostra debolezza e povertà. Amati da Colui che si è abbassato fino a noi per aiutarci a vedere oltre la morte, a scoprire la profondità dell’amore che ci fa tutti fratelli e sorelle.

Anche nella Comunità di São Pedro si riflette questa umanità. Siamo giunti nel primo pomeriggio, sono passato a salutare in tutte le case, gli uomini giocando a calcio e le donne in filosso con i loro neonati in braccio. Era una domenica pomeriggio. Verso le 6 facciamo il bagno, l’acqua del fiume è più fredda del solito, 26° al posto dei 31° di sempre, sta piovendo molto. Poi mangiamo qualcosa e andiamo alla scuola per la celebrazione della Messa. É domenica, ci saremo in molti! Aspettiamo un po’, arrivano i bambini, tutti i bimbi che giocavano nel pomeriggio, fortuna che avevo le caramelle. Aspettiamo ancora e arriva una nonna con la nipotina, e una giovane mamma, ragazza madre perché il marito se n’è andato.

 

Padre, possiamo cominciare... credo non verrà più nessuno, siamo noi.

 

Mi guardo intorno e decido di non celebrare la Messa, leggiamo il Vangelo e proviamo a parlarne un po’ insieme... “chi tiene per sé perde tutto... chi dona riceve di più...”. Così distribuisco una caramella a ogni bambino, un piccolo la scarta e se la mette in bocca voracemente. Richiamo la loro attenzione e dico che se qualcuno dona la sua caramella ad un altro bambino ne riceverà due di caramelle. Più avanti: chi dona due caramelle, ne riceverà tre; e così inizia un gioco bello e interessante, i bambini, come esperti banchieri, fanno fruttare le loro caramelle, chi dona di più riceve molto di più. Alla fine anche colui che si era giocato/mangiato la sua unica caramella, si ritrova con le mani piene...    Ci salutiamo e ci diamo appuntamento al prossimo mese.

Ritornando sulla barca, preparandoci a dormire, con un filo di tristezza, chiedo a Mosè, mio compagno di viaggio: ma perché non è venuto nessuno? Poi sentiamo la musica e vediamo arrivare canoe dal vicinato, tutti cominciano a bere e far festa fino alle sette del mattino... Davvero l’Umanità si assomiglia molto ad ogni latitudine!




Il mattino, ancora assonnati, ci prepariamo a partire verso la prossima Comunità a 4/5 ore di viaggio. Alzo lo sguardo e uno dei bambini, forse ancora sveglio da una notte agitata, viene verso di noi, ci sorride e accenna con la mano: grazie padre, ti aspettiamo il prossimo mese, ‘vai com Deus’ – che Dio ti accompagni! Questo sorriso ci ha ripagati di tutto, davvero impagabile e imperdibile il sorriso di un bambino!

 

Grazie a tutti che ci accompagnate nella preghiera e nella solidarietà:

BUONA PASQUA di RISURREZIONE!

 

San Oscar Romero - giornata di preghiera per e con i missionári martiri, 24 marzo 2021

lunedì 1 marzo 2021

Soldi, salute, potere, successo: la predicazione del cristianesimo brasiliano

 


Don Gabriele Burani, missionario in Amazzonia

Nella precedente lettera ho informato della presenza delle varie chiese cristiane nella nostra città (situazione simile a tutto il Brasile) accennando a qualche caratteristica generale.  Vorrei puntare l’attenzione su un aspetto assolutamente centrale, il cuore dell’annuncio cristiano delle chiese cristiane neopentecostali: il piano di Dio è che l’uomo sia felice, sano, ricco, potente, persona di successo; e chi è povero,  malato, emarginato? Se è così, una motivazione ci deve essere, e sarebbe che queste persone non rispettano la Bibbia, sono peccatori, e sono coinvolti con il diavolo.
Negli ultimi decenni, un po’ in tutti gli ambienti, si è diffusa quella che viene chiamata “ teologia da prosperidade”, teologia della prosperità.  Siamo stati creati per vivere nella abbondanza, nella gioia, nella pace, nella ricchezza.   La fede in Dio è il mezzo per ottenere la salute, la ricchezza, il successo e il potere terreno.

 Come è concepito Dio? Dio DEVE assicurare al fedele, per diritto divino, la salute, la abbondanza economica, il successo sociale; chi è povero ha poca fede, non segue la Bibbia, è sotto l’influenza del diavolo. Salute, ricchezza, successo rappresentano sempre la volontà di Dio per i suoi fedeli, mentre la povertà è demoniaca. Dio è un padre amoroso che vuole vedere i suoi figli in buona salute, ricchi, contenti.  Le vittime della storia non hanno  avuto successo per colpa loro, non hanno fede in Dio, e le disgrazie sono una punizione per i loro peccati.  La chiesa è luogo di guarigioni, Gesù ha preso su di sé le nostre infermità ( MT 8,17) quindi chi ha fede viene guarito, la guarigione è fisica e spirituale.  Dio ha vita in abbondanza e tutta la ricchezza dell’universo è a nostra disposizione se abbiamo fede: come non potremmo essere sani e ricchi?   I poveri, malati, falliti sono sotto il dominio di Satana, e Gesù è venuto per liberarci dal dominio di Satana.   La salute e la ricchezza sono il segno della benedizione di Dio; il Gesù della teologia della prosperità è il Risorto Glorioso che sta nei Cieli, non l’umile servo vissuto su questa terra.  La preghiera è lode e richiesta fatta con insistenza, Dio deve rispondere; Dio come una grande macchina che elargisce benessere: il fedele mette la monetina e la macchina-Dio risponde realizzando le richieste dell’uomo.



 In assemblea si dà testimonianza dei doni ricevuti e i fratelli gridano e cantano Amen, Alleluia!  Dio lavora per ‘massimizzare’ il nostro potenziale nel sistema capitalista imperante; in questa prospettiva l’ esperienza di unione con Dio non è importante,  una storia di amore con il Signore non rientra negli interessi: Dio viene riconosciuto e lodato e temuto per la sua funzione, di rendere l’uomo ricco, appagato, realizzato e non per la comunione con Lui.

Nel nostro mondo dove tutto è in vendita, anche la vita religiosa risponde a una logica commerciale, di scambio con Dio; e la grande enfasi è sul possesso dei beni materiali, della salute, come segno visibile della fede in Dio. Chi si converte a Gesú supera la maledizione della Legge ( Gal 3,13-14), cioè le malattie, la miseria, secondo Deut 28.  Il cristiano ha il diritto ad avere il meglio su questa terra, per questo deve avere una auto bella e nuova, vestiti eleganti, una vita nel lusso, godendo di tutto ciò che il mondo del commercio offre.

Il ‘dizimo’, la decima parte dei ricavi economici, entra nella logica del commercio: se dai la decima alla tua chiesa, Dio ti dovrà benedire con successo e abbondanza. Se non arriva ciò che desideri, significa che hai poca fede; e se non paghi la decima, rimani vincolato al diavolo e avrai una vita di miseria.



I mezzi di annuncio.  La televisione è un potente mezzo, e in Brasile sono molto seguiti i canali televisivi religiosi: la TV del santuario di Aparecida e Canção Nova (Rinnovamento nello Spirito) tra i cattolici, e tante altre della galassia evangelica-neopentecostale.  La Tv trasmette le predicazioni dei pastori, e insiste molto sulle guarigioni e la testimonianza di persone ricche e di successo, per confermare che con la fede in Gesù e partecipando della chiesa ‘Tale’ si arriva al benessere garantito.  Le TV di questi gruppi sono strutturate come un grande messaggio pubblicitario.

Le scenografie sono molto curate, così i canti, le musiche, gli appelli persuasivi…. Tutto strategia di marketing; la simbologia e la liturgia uniscono Antico e Nuovo testamento; la potentissima e ricchissima Chiesa Universal ha costruito a San Paolo il Tempio di Salomone, immenso, che può contenere migliaia di persone comodamente sedute, un ambiente lussuoso, con ministri che indossano gli abiti descritti nel Pentateuco, le frange e i filatteri poi la menorah, lo shofar, i cherubini e l’arca della alleanza, montagne di oro….  Insieme a simboli cristiani.

Luoghi di predicazione sono cinema, teatri, e nuove costruzioni comode, luminose, pulite, lussuose, con le più efficaci amplificazioni….  non le vecchie chiese cattoliche, buie, troppo fredde o troppo calde, disadorne e mal curate, con duri e scomodi banchi di legno, umide, con infiltrazioni di acqua, i microfoni che non funzionano….

 Nel mondo e del mondo.      Il cristianesimo ha sempre predicato moderazione e diffidenza verso i mezzi ‘mondani’; ci sono esperienze sia in ambito protestante che cattolico di rifiuto della vita urbana, per formare comunità con una logica alternativa al mondo. Un tema classico nella storia del cristianesimo è la rinuncia al mondo, nel senso di spirito mondano. Siamo nel mondo ma non del mondo, ci aveva detto Gesù.  Le ambizioni mondane (ricchezze, potere) erano condannate dalla morale cristiana.  Ora assistiamo ad un rovesciamento di prospettiva, le chiese neopentecostali predicano la prosperità in questo mondo, e utilizzano i mezzi mondani con scaltrezza, privi del pudore delle chiese storiche. I mezzi di persuasione mondana, e i valori di questo mondo (denaro, potere, successo, salute e abilità strategica) vengono ricercati e esibiti. Il dono di Dio è la grazia, è la vita stessa di Dio che ci rinnova per una vita di carità, giustizia, santità; nella nuova prospettiva il dono di Dio sono i beni materiali che l’uomo chiede per soddisfare i desideri ‘mondani’!  Dio a servizio dell’autoaffermazione dell’uomo.
Siamo di fronte a una generazione di credenti che non ha conoscenza della storia cristiana, della teologia, non conosce il messaggio della croce (dono di sé per gli altri) ma rivendica in nome della croce di Gesù (come un amuleto magico) il successo terreno egoistico.  Paradossale ma reale.



L’esibizionismo è un’altra caratteristica che sconcerta chi è abituato a meditare sulla umiltà, sul nascondimento, sulla modestia come segni di una autentica vita spirituale; no, qui il fedele deve esibire ricchezze, lusso, potere come segno della benedizione di Dio e quindi della sua fede. Più si è spudorati nel mostrare, meglio è: non siamo forse nella società della immagine?

Sono chiese che si dicono cristiane ma annunciano più l’Antico che il Nuovo testamento.  O meglio, annunciano alcuni testi dell’Antico testamento scelti per motivare la propria teologia. Parti fondamentali del vangelo (come le beatitudini) vengono dimenticate. Difficile riconoscere una forma di cristianesimo in questa proposta religiosa. Comunque queste sono le chiese che hanno avuto in Brasile una notevole diffusione negli ultimi decenni.


sabato 20 febbraio 2021

“Libertà non è uno spazio libero... Libertà é partecipazione!” G. Gaber

 



Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

Nel mese di febbraio, come ho scritto nell’ultima lettera, abbiamo scelto di non celebrare nelle Comunità per lasciare il tempo e l’impegno di fare una verifica del cammino appena iniziato. Vedremo in marzo quale risposta incontreremo, speriamo davvero sia una possibilità di condivisione e di riflessione per rafforzare lo spirito di comunità.   In questo periodo abbiamo però visitato tutte le Comunità ricordando loro che inizia il cammino della Quaresima e che sarà una buona occasione per iniziare con decisione a celebrare la Parola riunendo la Comunità alla domenica, giorno del Signore. Abbiamo inoltre celebrato la festa della Madonna della salute e di San Lazzaro, patroni di quattro Comunità. Momenti belli e carichi di una fede segnata dalla cultura popolare.

Non sono poi mancate le difficoltà del viaggio, ormai avrete capito che viaggiare per giorni sull’acqua è sempre rischioso, perché sempre succede qualche imprevisto. Eravamo a Ipiranga, sul confine colombiano, ci fermiamo per l’identificazione al posto militare, dove ci fanno anche i controlli per il Covid 19, visto la situazione in peggioramento. Tutto a posto, rientro sulla barca e metto la retromarcia per dirigermi verso il porto. Sento un grosso rumore, come di un ferro che batte contro un altro ferro e i comandi non rispondono più, la barca è in balia della corrente che ci trascina per oltre un chilometro fino a sbatterci contro la sponda, dove riusciamo ad ancorarci ad una pianta sporgente. Esperienza già vissuta nella notte precedente, quando un forte temporale ci ha tolto completamente la visibilità, facendoci perdere l’orizzonte e facendoci girare a vuoto sul grande specchio d’acqua del fiume in piena. Fino a costringerci a prendere la decisione di fermarci per la notte legati a un grande albero ai margini del fiume, aspettando l’alba del nuovo giorno per riprendere il viaggio in sicurezza. Che fare, il cellulare non funziona, nuotare neanche a pensarci, attraversare a piedi la fitta vegetazione della foresta con stivali di gomma e machete alla mano sembra la soluzione migliore, anche se vi confesso che non me ne avanzava perché la foresta riserva sempre incontri speciali: serpenti, scimmie, cinghiali... oltre naturalmente alle pantere e ai coccodrilli. Ci prepariamo per affrontare 4 o 5 ore di cammino, prima che venga la notte, ma, grazie a Dio, sentiamo avvicinarsi una lancia dell’esercito. Ci hanno visti e sono venuti a prenderci.... Pensavamo si fosse rotto l’ingranaggio delle marce, ma no, semplicemente avevamo perso l’elica... e un motore senza elica davvero non serve! Fortuna che ne avevo acquistata una di scorta e con l’aiuto di due simpatici giovani militari, che hanno lavorato come sommozzatori, siamo riusciti a installare l’elica nuova, pronti a ripartire il mattino seguente, verso casa.

Passiamo la notte nella Comunità di San Giovanni Battista del “lago grande”. Al mattino, mentre prepariamo il caffè per la colazione, si avvicinano due giovani mamme e mi dicono: “frei (per loro continuo ad essere un frate!), non ti fermi per la messa oggi? Perché volevo battezzare il mio bambino...”. Mi informo se il papà è presente e, come sospettavo, non abita più con la mamma. Le dico che se così stanno le cose, visto che sono separati, possiamo battezzarlo anche senza il papà, ma lo faremo nella messa del prossimo mese, perché in febbraio non abbiamo le celebrazioni, ma è tempo di verifica. Tutto bene, la mamma è contenta, aspettare quindici giorni non è problema! Riprendo a far colazione, visto che le banane sono cotte e possiamo condividerle. Ma la mamma mi chiama ancora:

 frei, ho un’amica che abita a Juì/Villa Alterosa e ha tre bambini, vorrebbe battezzarli, posso dirle che può venire anche lei nella prossima messa?”

 


Juì è un paese di 2.500 abitanti fondato da Irmão José, sede della chiesa della Cruzada.

Dal libro di storia di Celestino Ceretta - Storia della Chiesa nell’Amazzonia   centrale”: “Il fenomeno di Irmão José da Cruz è cresciuto molto tra gli indigeni Tikuna nella parte brasiliana, sulla frontiera con il Perù e la Colombia, fenomeno nato nel 1972 creando molta confusione tra le popolazioni con poca formazione religiosa. Il nome originario del cittadino era José Nogueira Fernandez, originario dello Stato di Minas Gerais. José Nogueira da giovane provò ad entrare nella vita religiosa, poi si è sposato e ha avuto sette figli, è stato militante in diverse organizzazioni religiose e assistenziali. Nel 1944 ha dichiarato che il Figlio di Dio gli aveva donato la croce e il vangelo e lo aveva incaricato di salvare il mondo. Così ha lasciato la famiglia, si è vestito con una veste bianca e si è messo in viaggio per predicare. La sua predicazione era dura e apocalittica, insistente, ripetitiva e molto personalizzata. Dove arrivava piantava una grande croce e faceva i suoi discorsi religiosi, organizzava una piccola comunità, sceglieva i responsabili e poi seguiva il suo cammino. In quegli anni è sorto molto fanatismo intorno al fenomeno di Irmão José.



Nella nostra città Irmão José è stato cacciato e, fuggitivo, si è fermato lungo il fiume Içá, circa a metà, a 280 km dalla città, e ha fondato un paese dando vita a questa nuova setta religiosa, dicendo che la chiesa cattolica e le chiese evangeliche/pentecostali sono come le due braccia della croce per raccogliere tutti i fedeli nella vera chiesa apostolica cattolica evangelica degli ultimi tempi. Lungo il fiume Içá abbiamo 25 comunità cattoliche, 6 comunità evangeliche/pentecostali e 21 comunità della chiesa della croce o Cruzada. A Juì/Villa Alterosa dove è sepolto Irmão José  e dove è stata costruita la cattedrale della cruzada, non ci sono comunità cattoliche, anche se ormai molti non seguono più questa setta. Mentre i primi erano tutti battezzati nella Chiesa cattolica e poi sono entrati nella Cruzada ricevendo un nuovo battesimo nelle acque vive del fiume, oggi alla terza generazione, la maggioranza dei giovani è stata battezzata solo nella Cruzada, battesimo non riconosciuto dalla nostra Chiesa cattolica.

Solo ora, con queste due mamme mi rendo conto di questa situazione strana, e, quasi per curiosità, chiedo loro che battesimo hanno ricevuto, scoprendo che anche loro, come molti, hanno ricevuto il battesimo della Cruzada. Chiedo alla mamma: “perché la tua amica vuole battezzare i suoi bambini nella Chiesa cattolica se lei appartiene alla chiesa della croce?” Risposta: “molta gente non partecipa della Cruzada e ora il Pastore (unico responsabile e padrone di tutto, successore di Irmão José) non accetta di battezzare i figli di chi non è sposato, ancor meno della mia amica che è ragazza madre...”

Mi viene in mente quel passaggio degli Atti degli Apostoli in cui si chiede quale battesimo avessero ricevuto, quello di Giovanni il Battista, e per questo furono battezzati nel nome di Gesù. Per me non ci sono problemi, credo che il Signore si serva di molti battesimi e di molte acque, senza troppi scrupoli, ma chiederò anche il parere del vescovo per vedere se battezzare solo i bambini o anche le mamme. Già ho dovuto ri-battezzare un papà per poter realizzare il matrimonio, visto che aveva ricevuto solo il battesimo della Cruzada. Ci lasciamo con l’impegno di ritornare nella prossima messa con una risposta chiara che possa essere un cammino, una strada per chi vuole seguirei il Vangelo e accogliere l’amore che Dio ha per tutti e che ci ha mostrato nelle parole e nei gesti di Gesù di Nazaret, il suo amore gratuito che vince la morte e, nella luce della risurrezione, ci apre un cammino di speranza e di gioia, un cammino di vita eterna.



Nella notte ripenso a questo incontro e mi risuonano le parole del Signore: “perché legate pesanti fardelli sulle spalle della gente, e voi non volete sollevarli neppure con un dito!?”. Ripenso alla semplicità e all’immediatezza di tante persone che chiedono il battesimo per i loro bambini; ripenso alla confusione che gli uomini delle chiese mettono nella mente e nel cuore della gente. E mi confermo nella certezza che il Vangelo di Gesù non sia un nuovo insegnamento religioso; che il Signore Gesù non abbia voluto fondare una nuova religione. Sento forte la gioia della libertà del Vangelo da tutte le religioni e da tutte le forme di coercizione; sento la libertà dell’amore gratuito di Dio che chiede umilmente di essere accolto, perché l’amore non si impone, ma accoglie e chiede di essere accolto. Sento l’invito, la chiamata ad essere chiesa, non appena appartenere ad una chiesa, ma essere incontro e partecipazione per vivere una fraternità che si offre come possibilità di vita nuova. Anche la Campagna della Fraternità ecumenica di questa Quaresima ci invita al dialogo e all’accoglienza dei ‘diversi’, denunciando gli abusi di potere e la mancanza di responsabilità di alcuni politici di governo e di alcune chiese pentecostali. Così afferma il Vangelo: “Il tempo è pieno e il Regno di Dio si è fatto vicino, è una possibilità per tutti di vita nuova e fraterna. Convertitevi e credete al Vangelo!”. Quindi, restiamo liberi di partecipare...

 

Prima domenica di Quaresima, 21 febbraio 2021

martedì 26 gennaio 2021

Oggi non abbiamo il pranzo...

 



                       Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

Nel gennaio 2021 abbiamo fatto un unico viaggio, iniziato il giorno 9 e concluso il giorno 21, visitando tutte le Comunità cattoliche che stiamo accompagnando. In questi giorni ho provato a rifare la mappa del Rio Içá, includendo tutte le piccole Comunità sul fiume: 25 cattoliche, 21 della cruzada e 6 evangeliche. Nel mese di febbraio non andremo per la celebrazione della Messa, ma abbiamo chiesto alle Comunità di incontrarsi per fare un bilancio di ciò che è stato positivo, di quello che è mancato e anche dei limiti o errori commessi. Dopo sei mesi che percorriamo il fiume da punta a punta, incontrando e celebrando la vita e la fede mensilmente con tutte le Comunità, ci sembra bello ed opportuno ascoltare le persone, dare la parola al Popolo di Dio perché valuti e verifichi il nostro operato e anche la loro partecipazione. Qui la chiamano “avaliação”, ed è una caratteristica della Chiesa brasiliana, del suo vivere la pastorale e l’impegno per l’evangelizzazione: tutti gli anni si fa una Assemblea con i responsabili laici delle Comunità, i preti, le suore, i ministri e il vescovo; il Popolo di Dio si incontra per fare una verifica sul cammino e gli obiettivi, col fine di imparare dal vissuto, evitare di ripetere errori del passato e scoprire nuovi cammini di vita.

Questo è stato un viaggio un po’ faticoso, per la durata e per le molte Comunità incontrate. Finalmente arriviamo a Mamurià, Comunità vivace e partecipativa, una delle due che sempre ci offre il pranzo per passare insieme qualche ora in più e conversare della vita... Arriviamo presto, verso le nove del mattino, poi impariamo che loro vanno col sole e quindi per loro erano solo le otto del mattino. Come sempre l’accoglienza è festosa con tanti bambini, ma, osservando bene stanno mancando alcuni giovani, sono presenti le ragazze, e anche alcuni uomini non sono venuti ad accoglierci. Non ci preoccupiamo, andiamo verso la chiesa e la celebrazione è molto bella e curata come sempre. Gli assenti non sono venuti... dev’essere accaduto qualcosa! Poi ci fermiamo a parlare del più e del meno, la novità è che il governo ha inviato alla Comunità una lancia con un motore di 40 cavalli per le emergenze di salute e non solo. É la prima volta che questa Comunità riceve qualcosa dai politici, non sono classificati come indigeni e quindi sono fuori dai normali canali del Governo federale. Il resto dipende dalla politica locale e questa volta, dopo dodici anni, il candidato che hanno appoggiato ha vinto le elezioni, quindi è arrivato subito il “suo” ringraziamento. Altre Comunità che hanno appoggiato il perdente, non hanno ricevuto nulla. Non sempre la vita e le persone hanno lo stesso valore agli occhi di chi comanda. Vedo che l’animatore della Comunità parla con sua moglie e con la moglie di suo fratello, le due donne si scusano e si ritirano, le vedo andare in cucina, nel fondo della casa, e preparare qualcosa che non riesco ad identificare. Continuiamo il nostro dialogo e verso l’una, per loro mezzogiorno, ci invitano in casa e ci dicono: “Scusate, ma oggi non abbiamo il pranzo! Abbiamo preparato una merenda per voi, macaxeira frita e beijou com suco de abacaxi”. Solo in questo momento mi rendo conto che la casa è piena, ci sono tutti i bambini e le ragazze, tutti seduti per terra e con un grande sorriso stampato in faccia... ma nessuno mangia e non c’è cibo, né piatti o pentole sul pavimento. Così per apprezzare il lavoro delle mamme e la bellezza di questo momento, un po’ con vergogna, faccio merenda, tra l’altro molto appetitosa, e allungo qualcosa ai bimbi che prontamente si avvicinano aiutandomi, in un batter d’occhio, a concludere il pranzo. Fuori c’è agitazione, ritornano alcuni giovani con il fucile in mano, ma non hanno selvaggina.... speriamo che gli uomini siano riusciti a pescare qualche grosso pesce. Quando non c’è il pranzo, si spera ci possa essere la cena...



Così riprendiamo il nostro viaggio e spesso il pensiero ritorna a quel momento: “Oggi non abbiamo il pranzo”. Detto con naturalezza, come se non fosse la prima volta... si mangia quando c’è il pranzo, se no pazienza, e nessuno si lamenta! Una buona lezione di vita anche per me che ero preoccupato per il viaggio di ritorno, visto che il cibo stava finendo sulla barca.

Ma vorrei tornare alla nostra “verifica”. Abbiamo lasciato alle Comunità un foglio per ricordare i passi fatti da agosto 2020 (quando è arrivata la barca) a gennaio 2021: celebrazione della Messa tutti i mesi, libretti di canto, rosari, materiale illustrato per una catechesi biblica per i bambini, e alcune dispense fatte da noi per aiutare a celebrare la domenica giorno del Signore risorto e della Comunità, le celebrazioni dell’Avvento e del Natale e ora le celebrazioni della Quaresima e della Pasqua. Piccoli aiuti per seguire la liturgia domenicale e i tempi liturgici, come pure un incentivo alla preghiera comunitaria. Le nostre Comunità vedevano il frate solo due o tre volte all’anno... Abbiamo sempre incentivato il ritrovarsi la domenica per la preghiera e la condivisione, alcune Comunità hanno iniziato a celebrare la Parola e a far colazione insieme. Tra le domande che abbiamo lasciato per aiutare la verifica chiediamo di valutare la nostra presenza, se è stata positiva o negativa, se ha aiutato o è stata di ostacolo... chiedendo concretamente come possiamo migliorare affinché la Comunità possa crescere nella fede e nell’amore fraterno. Cosa chiedono al prete... come continuare il cammino... che cosa privilegiare... come incontrare persone disponibili per le diverse responsabilità nella Comunità... quale catechesi per un Battesimo spesso “solo” amministrato e ricevuto... come conoscere la Parola di Gesù e vivere l’Eucaristia... Da ultimo stiamo anche incentivando la costruzione di una piccola cappella in legno come segno di identità della Comunità di fede. Le immagini sono parte della tradizione, ma sono anche fonte di molta confusione tra i credenti di diverse confessioni, per questo abbiamo proposto di collocare al centro della chiesa una croce con su scritto: “JESUS RESSUSCITOU”. La croce ci ricorda la sua morte per amore, ma la croce ‘nuda’ ci dice che il Signore Gesù oggi non è morto, ma, in quanto risorto e asceso alla destra del Padre, è il Vivente! Poi, chiaramente, la piccola immagine del patrono non può mancare...

Sappiamo che non sarà facile realizzare questo momento di verifica, ma abbiamo fede che porterà molti e buoni frutti. Il pensiero va così alle nostre Parrocchie o Unità pastorali dove un prete arriva, un altro se ne va e non ci si ritrova per valutare e verificare il cammino, non per criticare, ma di cuore aperto per imparare e migliorare il servizio di fede di cui la Comunità dei credenti è debitrice alla società e al mondo. Anche il cambio di un vescovo dovrebbe essere una grande possibilità di verifica e di crescita per una Chiesa locale. Non si può solo criticare o sperare un cambiamento secondo le ‘nostre’ idee e aspettative... ma bisogna valutare e crescere nella fede ad ogni nuovo passo, con umiltà e purezza di cuore. Non mi riferisco solo agli aspetti liturgici, pensavo, per esempio alle lotte politiche per le scuole confessionali cattoliche. Davvero hanno realizzato il Vangelo di essere lievito affinché tutta la farina possa crescere, o sono diventate delle isole monocolore che non hanno aiutato le scuole pubbliche a crescere nei valori cristiani? Forse si sarebbe dovuto investire molto di più nell’accompagnamento e nel sostegno degli insegnanti che sono anche credenti oltre che docenti. Non lo so, valutare, verificare è sempre importante, è un cammino sinodale che il Concilio ci ha proposto e papa Francesco ci scongiura di compiere.



Poi abbiamo ripreso il viaggio, a Ipiranga nella Messa abbiamo anche celebrato alcuni compleanni con diritto alla torta e alle candeline. I lavori della chiesetta vanno avanti piano piano, come anche il cammino della Comunità ha bisogno ancora di molto tempo. Ci siamo fermati nel “paranà da Boa União”, una scorciatoia sul fiume dove ci sono poche case. Una coppia è arrivata da poco e nel precedente viaggio avevano chiesto di sposarsi e battezzare il loro bambino di sette anni.  Ci aspettiamo perché ogni famiglia viene con la sua canoa, finalmente ci siamo tutti. Mi accingo a preparare l’altare, ma nella casa non c’è neppure un tavolino, solo una panca già occupata. Così stendo la tovaglia sul pavimento di assi e invito tutti a sederci attorno all’altare improvvisato. Mi scappa un sorriso pensando alle polemiche della mia Diocesi sul fatto che l’altare non possa essere mobile, ma debba essere fisso e che anche una tavola non sarebbe adeguata... e penso: più fisso del pavimento non si può, quindi siamo in regola! Al momento di preparare i documenti per il matrimonio ci accorgiamo che lo sposo è stato battezzato nella chiesa della croce, chiesa nata negli ultimi quarant’anni e che non si definisce neppure evangelica, anzi si definisce “evangelica – cattolica – apostolica” non “romana”. Il Battesimo non è riconosciuto dalla nostra Chiesa e allora dobbiamo rimediare perché lo sposo, comunque, è un credente, cristiano e attuante nella Comunità. Bene, procediamo con ordine, prima battezziamo il papà, poi benediciamo le nozze e, infine, battezziamo il loro bambino. Davvero grande è la misericordia del Signore! Con gioia continuiamo la Messa e ci nutriamo della presenza del Signore risorto che nella sua Parola ci ha chiamato ad essere “pescatori di uomini”. Pescatori non per interesse, il pesce, ma per amore alla vita delle persone, gli uomini appunto. La Parola ci chiama alla conversione perché il Regno di Dio è presente e si fa prossimo; l’Eucaristia sostiene il nostro cammino perché è il segno più bello della gratuita dell’amore del Padre.

Può succedere che “Oggi non abbiamo il pranzo”, ma non mancherà l’accoglienza e la gioia di chi ha imparato a condividere il “beijou e a macaxeira”: a condividere iniziando dalla propria povertà.

 

 

Festa della conversione di San Paolo Apostolo, 25 gennaio 2021

 

 

 

venerdì 22 gennaio 2021

PROTESTANTI, EVANGELICI, NEOPENTECOSTALI....CHIESE IN AMAZZONIA

 





Don Gabriele Burani, Santo Antonio do Içá - Amazonas

Arrivando nella cittadina amazzonica dove abito (circa 11.000 abitanti) ritrovo, per certi aspetti, una presenza già ben nota in Bahia: tanti luoghi di culto – chiese grandi, piccole cappelle, negozi adibiti a luogo di celebrazione, spazi all’aperto….. di tutte le forme- e di denominazioni religiose diverse come la Igreja Assembléia de Deus, Igreja Deus è Amor, Igreja do Nome de Jesus, Igreja Universal, Quadrangolar, Adventista do 7°dia....  una serie infinita di denominazioni. Passando per le strade la sera sento il predicatore che sta gridando o canti e musica a volume esagerato; in tutte le celebrazioni – anche cattoliche- non può mancare la amplificazione;  potremmo trovarci in una stanza di 2 metri per 2 ma microfono e cassa di amplificazione devono esserci. Il tono della predicazione è gridato, con molti slogans e inviti ripetitivi a lodare il Signore, dare gloria a Dio….: la modalità è sempre quella di parlare velocemente e a volume alto, senza entrare in ragionamenti complessi. Insomma, una predicazione emotiva più che razionale. 


Le attività delle chiese sono diversificate ma, in generale, la dimensione prevalente è quella dell’incontro di preghiera, con predicazione e canti, alcune curano anche momenti di formazione e attività comunitarie.       Questi gruppi per la maggior parte si dicono cristiani ma confrontando il nostro cristianesimo cattolico con il loro modo di presentare e vivere la fede sembra di avere a che fare con altre religioni. Il legame con la grande tradizione ecclesiale, così come con il protestantesimo storico, è quasi inesistente; qui non abbiamo la chiesa luterana, anglicana… solo la Chiesa Battista ha una impostazione tradizionale; mi pare sia  una chiesa seria, e con loro abbiamo un minimo di dialogo e stima reciproca.

Le altre denominazioni, la grande maggioranza, vengono definite con un termine generale ‘evangelici’ come negli Stati Uniti ma qui le cose sono ben diverse. Gli evangelicals americani cercano di seguire le indicazioni dei 4 evangeli canonici; qui da noi (e in Brasile in generale) prevale una predicazione relativa all’Antico Testamento.   Vengono chiamate anche chiese pentecostali o  ‘neopentecostali’ perché, con il volto del pentecostalismo classico di inizio ‘900, sono di recente nascita; di fatto nella nostra cittadina la maggioranza dei credenti aderisce a queste chiese/sette.   L’uso dei termini oscilla: chiese o sette?  Giungendo dall’Italia usavo la caratterizzazione di ‘protestanti’ ma le chiese protestanti storiche sono poche e le nuove sette hanno uno spirito ben diverso.



Fino agli anni ’70 il brasile era quasi esclusivamente cattolico; i missionari reggiani arrivando in Bahia trovavano una diffusa realtà cattolica; arrivando ora si troverebbero disorientati…..   i  cattolici progressivamente in calo e negli ultimi decenni un grande successo di queste chiese neopentecostali.   
In santo Antonio dove abito, noi cattolici  siamo decisamente una minoranza.

Il mercoledì, ad esempio, vado per la formazione biblica in una comunità dedicata allo Spirito Santo, e partecipano a volte 5 persone, a volte 8, a volte 2….  Sempre un gruppetto.  Circa 500 metri prima della cappella cattolica, una chiesa  neopentecostale del quartiere  ha la formazione biblica, stesso giorno e stesso orario, e quando passo vedo sedute in circolo almeno 40-50 persone.
Le persone che partecipano alle messe festive del sabato e domenica sono certamente molto meno di quelli che partecipano ai culti ‘evangelici’ e simili.  

Cosa caratterizza queste chiese/ sette, e perché molti vi sono entrati uscendo dalla chiesa cattolica?   Me lo chiedo da anni, e assisto a una sorprendente quasi-indifferenza da parte dei cattolici; non viene affrontata la questione, anche i vescovi brasiliani della CNBB, per quel che conosco, non offrono grandi analisi o indicazioni a questo riguardo.

In ogni caso penso sia interessante anche per chi vive in Europa conoscere alcune caratteristiche di questo fenomeno religioso. Si tratta dunque di chiese (che si dicono) cristiane, con centinaia di denominazioni diverse,  le prime tutte giunte dal Nord-America; basta avere uno spazio qualsiasi per fondare una chiesa: molti garages o negozi vengono affittati per diventare luogo di culto. I pastori della comunità non hanno una formazione teologica tradizionale; basta poco tempo per diventare pastori (qualche mese nelle chiese più conosciute, ma qualsiasi persona può aprire una propria chiesa e fare il pastore se ha fedeli che lo seguono e gli danno offerte), non gli 8 anni per diventare presbitero della chiesa cattolica.   Questa fluidità ha limiti e vantaggi: il limite di una formazione fatta di slogan, poco profonda, ma con il vantaggio di facilità nella mobilità, con possibilità di avere chiese e pastori in tutte le vie della città, in tutti i villaggi; mentre si trova solo un prete cattolico in una grande parrocchia, ci sono decine di pastori delle varie chiese neopentecostali.



Si può dialogare con le Chiese storiche protestanti; al contrario,  per la mia esperienza, è molto difficile il dialogo con queste comunità neopentecostali; sono isolati nel loro mondo, non hanno un approccio critico ai testi della Scrittura ma una predicazione fondamentalista sui temi a loro cari; e soprattutto, per difendere la propria identità, hanno parole di condanna contro la chiesa cattolica particolarmente su un tema: siamo idolatri perché adoriamo Maria e i santi! Dio nei comandamenti dice di non fabbricare immagini, e noi cattolici fabbrichiamo le immagini dei santi e le adoriamo. Inutile dire loro che nessun documento cattolico dice di adorare le immagini dei santi! Credo che i leaders di queste sette cerchino di ingannare il popolo, con consapevole falsità e le persone semplici del popolo si fidano delle loro parole.
Nel grande supermarket religioso post-moderno troviamo tantissime possibilità, le forme sono diverse, con la possibilità di scegliere ciò che sembra più utile per il proprio percorso di vita.   Una caratteristica è quella della fluidità/mobilità: continuamente vengono aperte chiese con nuove denominazioni e chiuse altre; e i fedeli anche vagano da una chiesa all’altra.
La mia visione di cattolico europeo rischia di essere eccessivamente critica, anche per la mancanza di relazioni e di conoscenza diretta della vita delle comunità.   Non vorrei essere ingiusto con tanti fedeli sinceri e autenticamente evangelici.  In generale comunque, nella mia visione da esterno, noto modalità e contenuti problematici e cercherò di scrivere il perché.

Contenuto principale delle chiese neopentecostali/evangeliche in Brasile è che Dio dona salute, liberazione dal demonio, ricchezza, successo.
Si predica la Bibbia, ma in realtà, il Dio che viene annunciato assomiglia molto al genio della lampada di Aladino: Dio al servizio dei bisogni dell’uomo, in particolare dei desideri materiali; la fede in Dio è il mezzo per ottenere salute, ricchezza, potere terreno, benessere. L’uomo vive per autoaffermarsi, autorealizzarsi, avere un lavoro che fa guadagnare molto, possedere ville, auto di lusso….. e la volontà di Dio è che l’uomo sia ricco e felice.  Se il fedele segue la via della fede, partecipa al culto, fa la sua offerta al pastore e alla chiesa, Dio lo benedirà con grandi ricchezze.
Si invertono i ruoli: non è l’uomo che cerca di conoscere e seguire la volontà di Dio, ma Dio al servizio degli interessi ( materiali) dell’uomo.
Le chiese più grandi in questa galassia religiosa possiedono radio, canali TV, investono molto nella comunicazione e pubblicità. Religione è marketing!  I leaders religiosi sono principalmente abili comunicatori, abili venditori del ‘prodotto’ religioso, abili nel coinvolgere e affascinare, promettendo soddisfazioni in questa vita. Illusionisti che mentre ti gridano qualche passo della Scrittura, ti rubano il portafogli!

 



  E i programmi delle loro TV sono naturalmente pieni di testimoni; testimoniando che cosa?  Arrivano eleganti, vestiti costosi, auto di lusso, e raccontano la loro storia: erano senza fede, sulla strada, falliti nel lavoro, drogati ecc……  sono entrati nella Chiesa Universal ( la più potente, il cui fondatore è tra gli uomini più ricchi del Brasile) e dopo pochi anni sono diventati ricchissimi, con posti di prestigio, onorati nella società e frequentano regolarmente la chiesa, pagando la decima ( la decima parte dei propri guadagni).  Il contributo del fedele è necessario per fare parte della chiesa; normalmente è richiesto il ‘dizimo’, ossia la decima parte dei guadagni; se, ad esempio, un fedele vende 5 buoi, il pastore della sua comunità  appena lo sa va a riscuotere la decima parte di quanto il fedele ha ricevuto.   Solo se paga, Dio continuerà ad essergli favorevole. 

    L’uomo è nato per essere felice, per realizzarsi nei suoi desideri e la religione risolve i problemi di povertà, malattia, infelicità che affliggono gli uomini. 

  Come già ho scritto, la mia storia di europeo, con una spiritualità ben diversa, mi porta a dare giudizi negativi; e onestamente non sono certo entusiasta di questa corrente religiosa. Eppure, non posso negare che queste chiese toccano problemi reali delle persone, entrano in aspetti di vita importanti; e nel contesto culturale post-moderno hanno una grande presa.  

 Ma tutto ciò si può ancora definire ‘cristiano’? Scriverò in seguito sulla questione politica che non è di poca importanza. Ora concludo con alcune frasi del Consiglio latino-Americano delle Chiese Protestanti, che ha parole dure verso le nuove sette che stanno sorgendo: “ Dobbiamo segnalare, dolorosamente, il ruolo che assumono alcuni gruppi che si autoproclamano ‘evangelici’, che nascono come sette negli Stati Uniti, nutriti di dollari e interessi che non hanno nulla a che vedere con il messaggio di liberazione di Gesù, e stanno penetrando nel nostro continente, creando confusione nella mente delle persone umili, con la loro teologia evasiva, suscitando risentimento e sospetti verso il popolo di Dio e gratificando la ansia di prestigio e potere di alcuni leaders evangelici che si sono prestati per  distruttive manipolazioni.”.  


Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...