martedì 6 luglio 2021

Beviamo l’acqua della pioggia

 

 

don Gabriele Carlotti

La parrocchia di Santo Antonio di Lisbona si trova nel comune di Santo Antonio do Içá, nel cuore dell’Amazzonia brasiliana. Appartiene alla Diocesi dell’Alto Solimões il cui vasto territorio, 131.000 kmq, è molto ricco e interessante dal punto di vista naturalistico, anche se spesso è sfruttato da potenze economiche straniere e anche locali. Nella nostra terra vivono diversi popoli indigeni, il più numeroso dei quali è il popolo Tikuna, ma abbiamo la presenza anche di Kocama e Caixana, oltre alla popolazione discendente di europei e proveniente da altri stati del Brasile.





Nella parrocchia abbiamo 8 comunità nei quartieri cittadini, 3 comunità sul fiume Solimões (Rio delle Amazzoni) e 25 comunità sul fiume Içá (il Rio Putumaio che entra in Brasile dalla Colombia). Oltre a queste comunità cattoliche, ci sono lungo il fiume Içá altre 26 comunità delle quali 6 evangeliche e 21 della chiesa della croce (nata nel secolo scorso dal missionario irmão José). Cercheremo di accompagnarle tutte per la difesa e promozione della vita, perché l’acqua è un bene e un diritto fondamentale di tutti. Il nostro Dio, il Dio della Vita, non fa differenze di religione!

Il Comune ha il 47,1% della sua popolazione lungo i fiumi, secondo i dati dell’ultimo censimento del 2010.

Secondo un articolo pubblicato nella “Revista Políticas Públicas & Cidades”, nel dicembre del 2017, la microregione dell’Alto Solimões ha il peggiore Indice di Sviluppo Umano (IDH) non solo dello stato dell’Amazzonia, ma del Brasile stesso.

Município

Ranking Nacional

IDH-M

IDH-M Renda

IDH-M Longevidade

IDH-M Educação

Atalaia do Norte

5563º

0,450

0,481

0,733

0,259

Sto. Antônio do Içá

5541º

0,490

0,438

0,759

0,353

São Paulo de Olivença

5453º

0,521

0,471

0,780

0,386

Tonantins

5225º

0,548

0,508

0,779

0,416

Benjamin Constant

4764º

0,574

0,526

0,763

0,471

Tabatinga

3771º

0,616

0,602

0,769

0,505

Amaturá

5049º

0,560

0,499

0,773

0,455

Jutaí

5477º

0,516

0,528

0,766

0,340

Fonte Boa

5394º

0,530

0,518

0,719

0,400

Índice de Desenvolvimento Humano Municipal (IDH-M), Microrregião do Alto Solimões.

 

Nonostante la ricchezza di acqua della foresta amazzonica, non è garantita la possibilità di acqua potabile e di qualità in tutte le nostre comunità, dovuta ai continui cambiamenti del livello dei fiumi nelle stagioni di piena e di grandi secche, come pure al fatto che la maggioranza della popolazione beve dell’acqua del fiume o dei ruscelli e dei pozzi, senza nessun trattamento.

L’alternativa a questa acqua inquinata, è la raccolta dell’acqua piovana.



Per questo, con l’intento di aiutare ad avere la disponibilità di un’acqua pulita e potabile, la nostra parrocchia, attraverso la solidarietà di amici e comunità italiane, offre ad ogni famiglia una cassa di 500 litri per raccogliere l’acqua della pioggia, usando il tetto di lamiera della propria casa. Siamo coscienti che questo non risolve tutti i problemi, perché è necessaria una educazione alla raccolta e al trattamento e conservazione dell’acqua piovana, affinché non sia contaminata. Sappiamo che governo municipale, statale e federale avrebbero la possibilità di risolvere il problema della mancanza di acqua potabile, purtroppo manca la volontà politica di farlo! E nel Brasile attuale, con il governo che abbiamo, una politica che difenda e promuova la vita è davvero lontana dalla realtà. È aumentato il disboscamento della foresta e il commercio illegale del legname pregiato, sono sostenuti i grandi allevamenti di bestiame che hanno bisogno di molti ettari di pascolo, come anche l’agro-negozio che favorisce la monocultura in larga scala. Anche l’industria della minerazione dell’oro e dei diamanti è cresciuta molto, pur nell’illegalità, visto che gli Organi di controllo del governo non funzionano o sono stati bloccati da una politica che favorisce i grandi investimenti a scapito della piccola proprietà e delle terre indigene, già riconosciute dalla costituzione federale. Sperando tempi migliori, la nostra gente si ammala e muore!



La scelta di agire per migliorare la qualità dell’acqua per consumo umano e domestico, nasce da un incontro con la comunità di São Pedro che si trova a metà del fiume Içá, a circa 180 km dalla città di Santo Antonio. Riporto quanto avevo raccontato nella lettera dell’8° viaggio:

....“Si, padre, il cassique ha avvisato per la Messa, ma ci sono molti ammalati, con febbre alta e diarrea”. Chiedo se sia malaria... no, perché non hanno i brividi e sudano molto. Chiedo che acqua bevono. Quella del fiume, mi risponde. Qui non ci sono igarapé (piccole sorgenti). Ma la trattate con il cloro...? no, è finito e qui non abbiamo nessuno della salute pubblica. Sono già stato a Juì (paese a cinque ore di canoa motorizzata), ma dicono che non possono darlo senza una richiesta del responsabile della salute... Mi ricordo, in questo momento di una frase ironica di fr. Gino, mio predecessore: “Bevete l’acqua del fiume, è così inquinata che anche i microbi e i batteri muoiono!”. Ricordandomi della mia Bahia chiedo: “Ma non potete usare l’acqua piovana? Qui piove spesso, quasi tutti i giorni...”. “Sarebbe bello, mi risponde, ma qui nessuno ha una cassa di plastica per raccogliere l’acqua, solo qualche pentola, ma finisce subito...“Incredibile, ma vero”, nel più grande bacino acquifero del mondo, l’Amazzonia, non c’è acqua pulita da bere! Il Vangelo di questa ultima domenica dell’anno liturgico ci coinvolge: “Avevo sete e mi avete dato da bere”. Così lascio alcune medicine per la febbre e la diarrea e chiedo quante case ci sono, mi rispondono cinque, bene proverò a cercare cinque casse da 500 litri ciascuna; voi pensate a come fare una specie di grondaia e al prossimo viaggio, il 12 dicembre 2020, ve le porto. Così, durante la notte, ripenso a quante famiglie devono affrontare questa situazione... Ripenso alle cisterne fatte nella secca Bahia e mi ripropongo di vedere, nei prossimi viaggi, la necessità concreta di acqua potabile, in questa Amazzonia dove piove tutti i giorni e i fiumi sono una ricchezza enorme di acqua dolce. Incredibile, ma vero!”.



Da questo incontro con la realtà nuda e cruda, ci siamo mossi per cercare aiuti per poter offrire a tutte le famiglie una cassa di 500 litri per raccogliere l’acqua della pioggia. Da quel momento abbiamo cominciato a preoccuparci con l’acqua da bere per le persone delle comunità lungo il fiume. Ad oggi abbiamo già distribuito circa 150 casse per raccogliere l’acqua piovana e continueremo, piano piano, tutti i mesi nei due viaggi missionari, a portare questo regalo alla nostra gente, fino a quando potremo farlo. 

Così la parola del Vangelo sarà accompagnata dall’acqua della vita. Solo nella comunità di Ipiranga, sul confine colombiano, abbiamo optato per fare tre riservatori comunitari di 4.000 litri ognuno. Per portare il materiale è stato fatto questo viaggio straordinario di quattro giorni, andata e ritorno sui 357 km che separano la città da Ipiranga. Abbiamo fatto questa scelta per completare un progetto già iniziato dai militari che avevano preparato alcuni riservatori comunitari per l’acqua piovana allo scopo di aiutare le famiglie. In questo modo il paese dovrebbe essere tutto servito da questi punti di raccolta e distribuzione dell’acqua da bere. Come ci ha insegnato Madre Teresa di Calcutta: “il mare e fatto di tante gocce, non facciamo mancare la nostra!”

Infine, la parrocchia ha preparato una piccola dispensa per aiutare le persone a conoscere come trattare l’acqua affinché sia potabile e di buona qualità, e come difendersi da eventuali malattie provenienti da un’acqua contaminata. Ringrazio Otilia che ha preparato il testo e Andrea che ha fatto i disegni, così importanti per comunicare con persone semi-analfabete. Questo ci darà l’occasione di dialogare su questo tema e rispondere ad eventuali dubbi o incertezze che possano sorgere. 

Le famiglie dovranno provvedere all’installazione delle grondaie in plastica e al supporto in legno per la cassa che raccoglie la pioggia. Sappiamo che non tutti lo faranno, ma preferiamo correre questo rischio per incentivare la responsabilità di ogni famiglia, proprio chiedendo questa loro minima collaborazione, coscienti che “è meglio insegnare a pescare, piuttosto che dare solo il pesce”.

Abbiamo anche la speranza che tutto questo movimento, che ha già fatto parlare nel Consiglio comunale della città, possa promuovere un maggiore impegno degli amministratori locali riguardo alla salute pubblica dei cittadini e al trattamento dell’acqua destinata all’uso domestico. Come diceva Francesco di Assisi: “Coraggio, andiamo a lavorare, perché ancora non abbiamo fatto niente...”. 

 

Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

Santo Antônio do Içá, festa degli apostoli Pietro e Paolo, domenica 04 luglio 2021


giovedì 1 luglio 2021

VISITA ALLE COMUNITA' DEL FIUME IÇA

 


21° viaggio missionario. 24-30 giugno 2021

Don Gabriele  Burani , 1 luglio 2021

 

Questa volta é don Gabriele Burani in visita alle comunità del Rio Içá.  Arrivando nella parrocchia di Santo Antonio ci siamo divisi i compiti: io maggiormente nelle comunità della città e le 3 del Rio Solimões e don Gabriele Carlotti nelle comunità del Rio Içà. Ma desideravo conoscere le comunità sul fiume, cosí con il fedele Mosé e suo figlio Moacir, partiamo il giorno 24 arrivando al pomeriggio a Nossa Senhora de Nazaré, nella casa della signora Maria. Una piccola comunità di 5 famiglie, le case sono vicine ed è ancora tutto allagato; lasciamo le 5 cisterne per la raccolta dell’acqua piovana.   I ragazzi sono andati in cittá perché sono iniziate le lezioni scolastiche.  Ci sono 15 persone per la messa, riconosco due ragazzine che frequentano una comunità della città, giunte con la famiglia per una visita ai nonni.
Chiedo se si incontrano la domenica per la liturgia e mi rispondono che la signora che era responsabile ora è in città con i figli e non hanno chi possa dirigere il culto; li invito ugualmente a ritrovarsi e pregare, e se hanno difficoltà nella lettura, si può pregare ugualmente.  Oggi è una giornata splendida di sole, e la luce pomeridiana del periodo invernale è di un caldo giallo intenso che impreziosisce la meravigliosa natura che ci circonda.



Alle 18 partiamo per la comunità di S.Jõao de Japuacuá, proprio nel giorno della Natività di S. Giovanni battista, festa della comunità. Nel villaggio ci sono 17 famiglie, indigeni tikuna ma parlano portoghese; in maggioranza cattolici ma qualcuno ‘evangelico’. Il nuovo cacique, Osmerindo, ci tiene alla vita della comunità e sembra si dia da fare per lo sviluppo del villaggio. Verso le 20,30, risolto il problema della illuminazione, celebriamo nella scuola, ovvero una grande stanza costruita in legno, come le altre case. Durante la messa celebriamo anche il battesimo di tre bambini. Qui ci sono alcune ragazze che animano il canto e due che proclamano lettura e salmo ( con qualche fatica!); la stanza è piena, con 55 persone, di cui la metà bambini.  Giovani e adulti fanno tutti la comunione; una messa un po' caotica ma bella e alla fine i bambini si mettono in fila per ricevere il dono dei colori e album per disegnare; sono molto contenti di questo dono e sorridenti; anche al mattino, quando stiamo partendo, arriva qualche bambino che non era presente la sera chiedendoci timidamente i colori. Con gli adulti parliamo della intenzione di costruire una cappella, e il cacique è determinato in senso positivo. Chiedo se incontrano alla domenica per celebrare: qualche volta, non sempre. Io sempre lascio un sussidio che don G Carlotti prepara per le celebrazioni domenicali.  Vedendo che ci sono molti bambini, chiedo se qualcuno della comunità, aiutato da materiale che potremmo dare, può assumere il servizio della catechesi. Li invito a pensare, io non li conosco ancora.



Un punto negativo: alla notte si avvera la profezia fatta da G Carlotti: è notte di festa e quindi danza e musica a tutto volume, tutta la notte. Pazienza! Di notte non possiamo viaggiare per altri approdi; i mei due compagni di viaggio riescono a dormire, io non molto….

Venerdì 25-06, al mattino si riparte, alle 12,30 siamo a Vista Alegre per scaricare i serbatoi per l’acqua piovana. Al pomeriggio arriviamo alla comunità di S.Sebastiano che è in realtà una famiglia: due anziani, un loro figlio con il suo figlio e la sorella di lei con il marito; le case sono ancora tutte allagate. Chiedono una altra ‘caixa d’água’; due sono già state consegnate ma ne mancherebbe una.  



Celebriamo la messa, poi verso Moinho.  Anche qui tutto allagato, ma è un villaggio maggiore; con la nostra barca ‘parcheggiamo’ di fronte alla casa del cacique per celebrare l’eucaristia, ma lui e la moglie sono a Santo Antonio per risolvere alcune cose relative al villaggio; malgrando l’acqua alta qualche famiglia sta ritornando e celebriamo, con una decina di persone. Arriva un giovane professore con la famiglie, si rende disponibile per la lettura della messa; non è cattolico ma della chiesa ‘ Deus è amor’, comunque partecipa alla celebrazione della eucaristia. In questa comunità avevano iniziato a ritrovarsi per la celebrazione domenicale; da quando il villaggio è allagato non si sono incontrati, sono andati ad abitare in altre case, in città o all’interno dove il fiume non ha invaso la terra, ma ora cominciano a rincontrarsi; stanno anche pensando alla costruzione di una cappella.

Sto vedendo come la scelta di passare tutti i mesi nelle comunità del Rio Içá sta dando frutti, qualche comunità si sta muovendo, si ritrovano di più…. Certo, sono tutte piccole comunità ma li possiamo accompagnare perché siano sempre più ‘chiesa’ e raggiungano una certa autonomia.


Alle 8 di sabato 26 ripartiamo e arriviamo a S.Jõao de lago grande, anche qui ancora tutto allagato. Con qualche difficoltà a causa dei fili della elettricitá Mosé posiziona la barca vicino alla casa che ci ospita per la messa; abitano 9 famiglie nella comunità, non hanno cappella. Arriviamo nel pomeriggio quando un gruppetto di bambini gioca nuotando, e anche io ne approfitto per una nuotata, visto che siamo in una zona non pericolosa per la corrente. Alle 19 la messa e quando ci prepariamo per celebrare mi avvisano: padre, manca l’energia elettrica, il carburante per il generatore è finito. Noi chiediamo al sindaco una quantità maggiore ma non ne arriva a sufficienza….   Celebriamo con qualche candela; mi colpisce sempre come qui, e anche in Africa dove sono stato, la notte è notte, è buio completo, non con il chiarore diffuso delle nostre città europee. Il simbolo evangelico di luce/tenebra si sperimenta con forte evidenza.  Nel buio si avvicina qualche canoa con le famiglie che vengono per la eucaristia: celebriamo con dieci adulti e venti e più bambini, molto contenti di ricevere album e colori per disegnare. La signora anziana mi dice che la domenica si incontrano per pregare; mi pare di capire che non ci sono ancora persone adatte per assumere il ruolo de “leader” di comunità, mi sembra che siano proprio agli inizi di una vita cristiana.  ma data la situazione non ho avuto la possibilità di un dialogo più ampio, è solo una impressione iniziale.



 Domenica 27, ripartiamo al mattino e alle 9 arriviamo a Boa União ;  sono tre famiglie, ma una era in cittá; ci fermiamo in una casa e Francisco va a chiamare l’altra famiglie che si trova esattamente di fronte, dall’altra sponda del fiume, non il corso maggiore del Rio Içá ma uno dei tanti “igarapé”  che attraversano la foresta. Due coppie di giovani sposi con 5 figli ciascuna, i maggiori di 11 e 8 anni, il piú piccolo 1 anno. Sono molto cordiali e sereni, lontani da tutto, una vita non facile, penso. Elettricitá l’hanno, quando arriva il carburante per il generatore; in questi giorni nulla! Vedo bombole di gas, vicino a una cucina appoggiata sul pavimento, e dall’aspetto sono mesi che nessuno la pulisce: mi dicono che non hanno nemmeno il gas ora, per cucinare usano la legna, questa la si trova in abbondanza qui! Ancora non si trovano per la liturgia domenicale tra loro, lascio comunque le fotocopie con la guida per le prossime domeniche. Persone semplici, povere, e comunicano un senso di serenità.  Dopo la messa la condivisione delle caramelle e doni ai bambini e ripartiamo.

Arriviamo a S.João da liberdade  alle 16:30, la messa è alle 19:30.  Abitano qui 9 famiglie. Intanto faccio conoscenza del professore che da 32 anni insegna qui e del  del cacique ( che è protestante); hanno appena finito una riunione, con persone della zona. Riguardo il professore non ho capito se sia cattolico o protestante, comunque prepara la stanza della scuola per la messa, partecipa a tutto, e mi da il microfono per avvisare le famiglie che ci sarà la messa. I bambini giocano in riva al fiume, poi alle 17:30 i giovani salgono al campo da calcio in alto (quello in basso è invaso dal fiume per ora) per una partita. Alle messa partecipano 42 persone, molti bambini. Mi dicono che il mese scorso non hanno avuto la messa perché erano quasi tutti fuori dal villaggio.  Una signora mi dice che si incontrano la domenica per la liturgia.



Con tanti bambini, nei prossimi mesi si potrebbe parlare del tema della catechesi; anche sarebbe bello, col tempo, migliorare la liturgia imparando canti…  ma siamo solo agli inizi, tentando formare una vita di comunità; occorre pazienza e sperare che ci siano persone adatte per animare e dirigere la comunità. Mi pongono una questione: uno dei figli del professore abita con la sposa a Villa Alterosa, paese della religione della “ Cruzada”; sono battezzati in questa chiesa che non è in comunione con la cattolica. Lui era stato con un'altra donna, ma ora da tempo è con questa, hanno due figlie e vorrebbero battezzarle qui nella comunità cattolica  e mi chiedono se è possibile. Dico che dovrebbero prima essere battezzati loro, come genitori, nella chiesa cattolica e poi battezzare i figli o che ci sia un garante-padrino cattolico di riferimento. Loro vorrebbero anche celebrare il matrimonio: se è matrimonio nella chiesa cattolica devono essere battezzati come cattolici.  Li invito a pensarci, deve essere una libera decisione loro, non abbiamo fretta.
Nel prossimo viaggio missionario dovrebbero comunque esserci anche altri battesimi.

Lunedí 28 giugno arriviamo a S.Cristovão I, messa alle 10. Non hanno cappella, si celebra nella casa di una coppia, lui lavora come agente sanitario. Comunità di 6 famiglie, ma in pratica è la stessa grande famiglia: gli altri sono i figli sposati; una loro figlia è insegnante del villaggio, ha due figli e non ha marito, è ragazza-madre. Ci sono altre famiglie vicine, protestanti.



A messa 18 persone, adulti e bambini.  Conoscono qualche canto, si riuniscono la domenica per celebrare. 9 bambini, tutti ancora molto piccoli; al prossima viaggio ci saranno 2 bambini per il battesimo. Stanno aspettando la barca della UBS ( Unidade basica de Saúde) con medico, infermieri che sta visitando le comunitá del fiume proprio in questi giorni.
Manacapuru  Arriviamo alle 12:30 e alle 15 entriamo nella scuola dove ci aspettano per la celebrazione. Ci sono 5 case.  Facciamo una piccola prova di canto, ancora non conoscono i canti della messa; la scuola è frequentata da una decina di bambini, il professore è presente alla messa, e circa 20 persone partecipano, adulti giovani e bambini.  Sempre contenti i bambini nel ricevere caramelle e colori e album per disegnare. Un neonato con la mamma: alla prossima messa intendono celebrare il battesimo.  Una signora mi dice che si ritrovano la domenica per la liturgia, una volta alla sponda destra del fiume, una volta alla sinistra. La maggioranza dei presenti sono battezzati, ma non hanno fatto la prima comunione e dico loro che si può organizzare una catechesi e celebrare poi la eucaristia; dopo la piena, quando riapparirà la terra, sarà più facile organizzare le cose.
La signora mi dice che vorrebbe anche costruire una cappella e il patrono della comunità sarebbe S.Francesco.

Nova Esperança   Arriviamo alle 17:30, il luogo è molto bello. C’è la cappella, dedicata allo Spirito Santo. Qui abitano 9 famiglie. Il signor Galileo si prende cura della cappella; mi invita anche nella sua casa, ha 5 figli, di cui 2 in S.Antonio per la scuola.   Manca la energia elettrica, cerchiamo di anticipare la messa ma il sole qui tramonta molto presto; celebriamo alla luce delle candele, con 15 persone. Alla domenica si ritrovano per pregare, ma non sempre. Durante la notte si alza il vento, e al mattino ci alziamo col cielo nuvoloso, vento e pioggia.

União de boa fé.  In pochi minuti arriviamo. Ci sono 8 famiglie e due cappelle, una nella isola vicina dove anche hanno la scuola e abita la insegnante; chiedono aiuto per rinnovare la chiesa di N.S. Aparecida e chiedono che si possa celebrare la messa in ottobre lí, nel giorno della sua festa liturgica.  Celebriamo nella cappella del Divino Spirito Santo; hanno la campana, e la croce che dovranno sistemare sulla facciata della cappella. La cappella è pulita, in ordine, con la nuova bibbia sull’altare.   A messa 12 adulti- giovani e 20 bambini. Alcune giovani donne animano i canti; alla domenica si ritrovano per celebrare, manca oggi la persona che normalmente dirige la liturgia. Di fatto sono tutti della stessa famiglia, fratelli che vivono con le loro famiglie. Il padre li ha educati nella fede cattolica; ricevono la comunione in ginocchio e non nella mano, perché così è stato loro insegnato.
probabilmente ci sarà un battesimo quando si celebrerà la prossima messa.
Rimaniamo tutta la mattina con loro a chiacchierare e a mezzogiorno in una casa si pranza tutti insieme; si respira un bel clima familiare di unione.  Due fratelli lavorano con falegnameria. ( Qui si potrebbe anche pensare a una mattinata di formazione, oltre alla messa).

S.Maria .  Celebriamo al pomeriggio, in una stanza di una casa che fa anche da scuola; la professoressa è protestante, e essendo fine mese è andata in cittá per ricevere lo stipendio. Le famiglie sono contente di lei perché si impegna ed è presente nella scuola; altre rimanevano 2 giorni nella comunitá e poi andavano in cittá e non si facevano vedere! Solo volevano lo stipendio.   A messa sono in 15, 6 adulti e il resto bambini.  Qui mi pare che non abbiano ancora molta coscienza/conoscenza della eucaristia; non sanno rispondere, ma sono contenti che ci sia la messa. Mi dicono che la domenica si ritrovano per la liturgia, e hanno intenzione di costruire una cappella, vicino alla casa dove celebriamo. Anche qui, ci sarà un battesimo la prossima visita.



Continuiamo il viaggio fermandoci a N.S. das dores; villaggio ancora tutto allagato, sono rimaste solo 2 famiglie cattoliche ma che oggi non sono in casa. Gli altri sono protestanti della Assemblea di Dio; ci informiamo se loro vorrebbero i serbatoi per l’acqua che stiamo donando alle comunità e una persona ci raggiunge con la canoa dicendo che sarebbero felici di riceverle e ne servirebbero 8 per loro. Questa sarebbe l’ultima comunità, potremmo tornare direttamente a casa ma non è consigliabile viaggiare di sera; inoltre è una giornata di vento e pioggia.  Mosé dice che sarebbe meglio andare fino a S.Vincente e dormire nell’igarapé, luogo piú tranquillo, senza la corrente forte del fiume.  Così arriviamo e abbiamo tempo per una visita alla cappella in legno che stanno costruendo. Alla mattina viene alla barca una bambina e ci chiede di andare alla loro casa; parla con noi una donna malata, quasi cieca, Rosinei. Ha figli e nipoti in casa, e ci chiede un aiuto perché nelle sue condizioni quasi non riesce a lavorare; il marito è pescatore, con reddito incerto. Ci chiede un tanque ( piccola lavatrice) per lavare perché si trova in difficoltà, e eventualmente alimenti.

     Vedo in generale come la scelta di una visita costante ogni mese sta dando frutti, sta lentamente aiutando la formazione di comunità. Certo, sono in genere comunità di poche famiglie che si riuniscono, molte volte di una sola famiglia, ma vale la pena continuare a evangelizzare.

 


venerdì 18 giugno 2021

Manchiamo di tutto, ma non ci manca niente!

 

 


Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

Il giorno 14 giugno, come tutti i 14 del mese, arriviamo a Ipiranga, ultima Comunità sul fiume Içá, prima di cambiare il suo nome in ‘Putumaio’, entrando in terra colombiana. In città a Santo Antonio è tempo di festa, tredici giorni animati dalle Comunità dei quartieri cittadini, anche il vescovo, dom Adolfo, ha voluto essere presente per celebrare la festa con la nostra gente. Il giorno 9 siamo partiti per visitare e celebrare la fede con alcune piccole Comunità lungo il fiume... torneremo il 17  del mese e la festa popolare sarà solo un bel ricordo, già aspettando la prossima nell’ormai vicino 2022.



La sera del 13, giorno di Santo Antonio, celebriamo nella Comunità di Nova Esperança II, tre candele accese perché non c’è energia, il motore è rotto, le bragi della cena ancora accese, tre bimbi che già dormono in braccio alle mamme. Siamo una decina di persone, pochi, ma si percepisce la fede presente nella semplicità. Chiedo: “Che cosa vi manca? Possiamo aiutare?” Un silenzio prolungato, cercando una risposta che alla fine ci fa quasi vergognare. Così il cassique ci risponde: “Voi avete un buon cuore, ci avete portato cinque casse per raccogliere l’acqua della pioggia, vi preoccupate con la nostra vita. E sinceramente vi ringraziamo”. Il giorno seguente leggo la prima lettura della Messa e trovo le parole di San Paolo: “Manchiamo di tutto, ma non ci manca niente”. Così finalmente riesco a capire la risposta del cassique Kocama, che non ci ha chiesto nulla.



A Ipiranga portiamo una lavagna e materiale scolare per il doposcuola. L’insegnante è già in chiesa con alcuni bambini, altri verranno nel pomeriggio. Così quel ‘rudere’ diventato la chiesa di Santo Espedito, ora serve anche come scuola per quei bambini che hanno più bisogno di un aiuto. È un piccolo doposcuola, 30 bimbi in tutto, iniziato per non perdere la presenza di una signora, maestra da 17 anni in Ipiranga, che per causa della politica non è stata contrattata nella scuola ufficiale. Lei è una presenza molto importante perché conosce tutte le famiglie e ha già preparato altri bimbi per la prima comunione e alcuni giovani alla cresima. In verità ci stiamo rendendo conto che questo piccolo segno di attenzione gratuita verso i bambini più poveri, parla più di molte ‘prediche’. Alla sera, alla celebrazione comunitaria dell’Eucaristia, tutti i genitori sono venuti, la loro presenza silenziosa ci ha ripagato abbondantemente tutto lo sforzo fatto per realizzare questo piccolo segno. Alcune torte hanno coronato la serata.

Durante il viaggio di ritorno diamo un passaggio, di tre giorni, a due insegnanti che rientrano in famiglia per una settimana a Santo Antonio. Tre giorni perché ci fermeremo ancora in tre Comunità lungo il cammino. Così la barca naviga al completo: io e Moises, due maestre e una scimmietta di un mese e mezzo che mi hanno regalato nella Comunità di Mamurià III. Il suo nome è “Pipoca” che è il nostro granoturco soffiato, quello che si comprava negli anni ’70 per andare al cinema...



Contemplando il fiume ancora carico d’acqua, penso ad un incontro con il signor Antonio, della Comunità di Novo Pendão. Arriviamo vicino alla vecchia casa, ormai tutta smontata, perché l’acqua è entrata e Antonio ha dovuto spostarla di 50 metri più in su, per evitare di aver l’acqua in casa ad ogni anno. Ci avviciniamo e leghiamo la nostra barca in sicurezza agli ultimi pali rimasti. Vedo che molti uomini stanno lavorando alla costruzione di una grande zattera. Chiedo: “Antonio, state facendo un “flutuante” per avere un posto migliore per le vostre canoe?” “Sì padre, ma lo porteremo all’interno del fiume ‘Puritè’ a circa due settimane di viaggio da qui, per estrarre oro nel garimpo”. Lo guardo incredulo, pensavo che solo i ricchi potessero permettersi i macchinari cari per l’estrazione dei minerali, quei ricchi che si sono sentiti minacciati dalla Chiesa e che ci avevano minacciato. “Vedi padre – continua Antonio – fatto il flutuante (grande zattera) gli uomini del garimpo imprestano i soldi per comprare il motore-pompa, quarantamila reais (8.000 eu), ma in un mese potremo ripagarlo, l’oro è pagato bene: 240 reais al grammo, qui a Vila Alterosa o in Santo Antonio. Gli dico di stare attento perché c’è molta violenza, già hanno trovato gente morta nel fiume, per causa dell’oro, perché la “febbre dell’oro” non rispetta la vita, anzi inquinando l’acqua del fiume uccide pesci e persone. Antonio mi guarda con occhi diversi, capisce che non approvo questa loro scelta. Chiedo ancora: “Ma, ci sono molte ‘draghe’ per l’estrazione del metallo?” “Circa 10 molto grandi, di chi ha soldi, e un centinaio piccole, come la nostra...”. Così mi rendo conto che la febbre dell’oro ha già contagiato la nostra gente e mi passano nella memoria immagini di alcune Comunità che stavano costruendo fluttuanti sulla riva del fiume. Non erano per la pesca, ma per l’oro! Durante la Messa, con la presenza anche delle donne, ritorno sull’argomento, esternando la preoccupazione per la cecità che la febbre dell’oro produce, per le famiglie che vedono i loro figli e mariti rimanere lontani molto tempo, per la prostituzione e la droga che sempre accompagnano i luoghi di garimpo, per la violenza legata ai soldi facili e abbondanti, per la distruzione e l’inquinamento delle acque e della foresta. Tutti ascoltano, ma regna un grande silenzio, e vedo negli occhi l’illusione di uscire dalla miseria. Una povertà dignitosa cambiata per una promessa di ricchezza bagnata di sangue. Che fare? Per ora non lo so. Tutto è illegale e dovrebbe essere il Governo a intervenire, come aveva fatto 3 o 4 anni fa lungo il fiume Japurà, con l’intervento della marina, dell’esercito e dell’aeronautica, distruggendo tutto il garimpo. Ma con l’attuale presidente del Brasile, gli organi di controllo della foresta, sono stati praticamente disattivati e sarà molto difficile e improbabile un loro intervento. Ora che anche la gente umile, delle nostre Comunità, viene contagiata dalla febbre dell’oro, chiediamo al Signore della vita che doni luce e sapienza per rimanere a fianco delle persone e continuare ad essere presenza, amorevole e critica, che sappia accompagnare questo processo.



Ancora alzo lo sguardo e vedo il grande fiume, la bellezza della foresta e dei suoi abitanti, e ripenso alle Parola della Genesi: “Erano nudi e non ne provavano vergogna... poi si sono nascosti agli occhi di Dio... fino a quando Caino alzò la mano contro Abele”.

E il Signore della vita continua ad interrogarci: “Dov’è tuo fratello?”  

 

 

Giornata mondiale per combattere la secca e la desertificazione, giovedì 17 giugno 2021.

 


martedì 15 giugno 2021

Festa del Patrono e battesimi nella aldeia




 Pe Gabriele Burani


 

Santo Antonio do Içá. 16-06-2021   

Carissimi, abbiamo festeggiato Santo Antonio, il nostro patrono, che viene ricordato nella memoria liturgica il giorno 13 giugno; è prassi qui in Brasile fare un periodo di festa, non solo il giorno della memoria liturgica; generalmente si fanno 9 giorni, o un ‘trezenario’, 13 giorni, con liturgia, cena, bingo, musica e altre proposte culturali tipiche della zona.  Quest’anno in tono un poco ridotto a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, ma già con una buona partecipazione di persone, segno che c’è il desiderio di incontro dopo un anno e mezzo di limitazioni nella vita della città e delle parrocchie.





Come tema per quest’anno è stata scelta “LA CHIESA” e ogni giorno una riflessione su un aspetto della Chiesa ( Chiesa e Parola, Chiesa e Carità, Chiesa e Eucaristia….). Nella speranza che possa aiutare la nostra gente ad avere una coscienza maggiore di Chiesa e di cosa è importante e secondario.


Il vescovo don Adolfo è rimasto una settimana con noi, in parrocchia, dopo quasi due anni che ( motivo pandemia) non si faceva vedere; abbiamo avuto così la possibilità di chiacchierare tranquillamente, e condividere le nostre esperienze e scelte pastorali.





Una cosa caratteristica di queste zone è il ‘mastro’, un tronco d’albero che viene innalzato il primo giorno del periodo di festa, e ‘derubado’, abbattuto il giorno della memoria del patrono: una usanza folcloristica che richiama le persone della comunità.

Il giorno 6 di giugno, battesimo di 6 adulti nella aldeia Kokama, che si sta formando nella zona di foresta, di cui ho scritto nella precedente lettera.  Mando qualche foto simpatica, per il condividere il percorso di pochi chilometri, ma non molto agevole per arrivare.

 



Uscendo dalla città, bisogna passare per la ‘Geenna’, la discarica comunale, sulla strada, luogo terribilmente malsano; non esiste qui la raccolta differenziata e il comune dovrebbe organizzare una discarica decente con nuovi sistemi, ma……  finora siamo ancora a standard ecologici primitivi, ma con sostanze moderne che inquinano!

 



Grande problema da affrontare è il fango: nei mesi di secca sono riuscito ad arrivare con l’auto, ma poche volte; altre ho tentato, ma l’auto è rimasta bloccata, e solo con l’aiuto di varie persone e molti tentativi, siamo riusciti a uscire da questo fango avvolgente.




Negli incontri di catechesi andavo con un signore che si preparava al battesimo e si muove con moto da cross, con le ruote ben equipaggiate; altre volte bisogna proseguire a piedi, e con gli stivaloni di gomma.

Ai lati della strada la foresta, gli alberi di varie altezze, piante, fiori…. La natura esuberante della Amazzonia, il canto degli uccelli, e anche migliaia di tipi diversi di insetti che accolgono con gratitudine chi si addentra nella zona.
Un giorno di sole mi sono addentrato nella parte interna del villaggio, attraverso le capanne che stanno costruendo, e fino alla fonte, luogo ‘sacro’, con l’acqua pura, protetta dagli alberi della foresta; quando siamo giunti, chi mi accompagnava ha immediatamente pregato, sentendo nel silenzio del luogo la presenza di Dio che crea e salva.  Poche persone che abitano questo luogo che potrebbe essere considerato alla estrema periferia rispetto al nostro mondo occidentale, e che è luogo per l’annuncio paziente del vangelo.



Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...