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giovedì 22 ottobre 2020

UN FIUME "FIORITO"!


 


Nossa Senhora de Nazaré, 25 ottobre 2020

 

 

Gabriele Carlotti, missionario diocesano in Amazzonia

 

 

Questa mattina alle 8:30 scendo al porto, incontro Moises, fedele compagno di viaggio, e usciamo con destinazione “Nazaré”, una Comunità sul fiume Solimões (rio delle amazzoni) a un’ora e mezza di navigazione scendendo... ci vorranno almeno due ore per risalire al ritorno. Due manovre per schivare le imbarcazioni che ci avevano stretto e, finalmente, sull’immensità dell’acqua. Il fiume é ancora basso, deve crescere nei prossimi mesi di almeno cinque o sei metri. Ci dirigiamo verso l’altra sponda per evitare spiagge ancora visibili e altre appena sotto un metro d’acqua, ostacolo pericoloso... e mentre allungo lo sguardo, qualcosa mi sembra strano: l’acqua ha uno strano colore verde! Poi metto a fuoco e vedo il fiume completamente coperto di fiori verdi della dimensione di dieci o venti centimetri, che galleggiano e rendono la superficie dell’acqua come fosse un giardino fiorito. Non credo ai miei occhi e chiedo a Moises di dove viene questo spettacolo. È il temporale di ieri, il vento forte e l’acqua agitata hanno portato nel fiume i fiori dei laghi. Per lui cosa normale, già vista dopo i temporali. Quello di ieri me lo ricorderò per un po’, stavo al volante dell’imbarcazione e nel giro di dieci minuti il cielo è diventato cupo e il vento ha cominciato a farci ballare, poi le onde si sono ingrossate e la pioggia ci ha tolto quasi totalmente la visione. Mi sono portato subito vicino alla costa, a pochi metri per riuscire a vedere il tragitto, ma non è stato facile... bella esperienza! Ma ritorniamo a noi, dopo un temporale il fiume si trasforma in un giardino fiorito! Dopo la Croce viene la Risurrezione! Dopo la prova, la Speranza. Così ripenso ai giorni passati dal 9 al 18 ottobre, da Santo Antonio al confine con la Colombia, percorrendo tutta l’estensione della nostra Parrocchia.

 

Nella Comunità di “São Vicente”, la prima lungo il fiume, ci sono proprio tutti, dal cacique all’ultimo bimbo che prende ancora il latte al seno della madre. Alcuni giovani commentano sottovoce: già erano quattro o cinque anni che non venivo alla messa... e ne avevo proprio bisogno! Una gioia grande, la Comunità ha preso sul serio l’impegno a ritrovarsi la domenica mattina per la preghiera, e anche la colazione comunitaria, una mano aiuta l’altra. Così piano piano mamme, figli, uomini e giovani si sono riavvicinati al Vangelo. Preghiamo Dio per il dono della perseveranza!

 

Già a “Nossa Senhora das Dores” continua la difficoltà di riunirsi solo quando arriva il prete. Battezziamo alcuni bambini e benediciamo le nozze di una coppia che vive insieme da dieci anni e hanno cinque figli. Speriamo che qualcosa si muova e che questa famiglia possa aiutare le altre a scegliere di celebrare insieme il giorno del Signore.

 


A “Santa Maria” non siamo mai arrivati perché la notte era proprio scura e ci siamo incagliati nella sabbia di una spiaggia apparsa nel mezzo del fiume. Così dopo tre tentativi ci siamo arresi, gettiamo l’ancora e appendiamo le amache per dormire. Ci fermeremo al ritorno, due case piene di bambini, lascio il foglio della programmazione mensile e così mi accorgo che nessuno sa leggere e scrivere, né gli adulti né i ragazzi che non frequentano la scuola. Ci vorrebbe un insegnante disponibile la sera... perché di giorno si lavora la terra...

 

La Comunità di “Moinho” è in subbuglio, stanno riorganizzandosi, c’è un cacique molto giovane anche se già padre di quattro bambini, celeriamo alla sera nella sua casa. Vogliono costruire la chiesa, ma hanno il problema di due famiglie evangeliche, che celebrano il culto. Dico loro che la chiesa può essere di tutta la Comunità, senza divisioni di religione, anzi può essere un luogo per sentirsi tutti figli e figlie dell’unico Padre. Importante è che ci sia rispetto per le devozioni e i modi complementari di vivere la fede.

Passiamo la notte in “São Sebastião” e giungiamo a São Lazaro dopo diverse ore di viaggio. É una Comunità tutta cattolica e vorrebbero rifare la chiesetta, ma l’olio per il moto serra è molto caro... porterò loro un po’ di benzina e l’olio che devo cambiare nel motore della barca (serve per lubrificare quando si tagliano le assi di legno), così non avranno più scuse. Staremo a vedere.

 


Ripartendo da “Nova Canaan” un bambino mi chiama e mi disse: ne hai ancora di quelle collanine (rosario) perché ho due sorelline che la vorrebbero.... Esco dalla barca e vedo un papà sulla canoa con i suoi tre figli. Mi chiede perché non sono andato da loro, nella Comunità di “Pronto Soccorro”, rispondo che sono passato, ma una donna mi ha detto che non c’era bisogno perché erano passati tutti alla chiesa evangelica della Croce. Il papà mi guarda serio e triste, poi mi disse: no, padre, può venire perché abbiamo bisogno della preghiera. Così concordiamo che dal prossimo mese, prima di celebrare nelle Comunità di Nova Canaan e di Novo Pendão, passerò da loro nel pomeriggio e potremo pregare insieme.

 

A “Itù” ci sono solo due mamme con i loro molti bambini, la nonna e il marito sono partiti al mattino presto per vendere pesce a cinque ore di distanza, perché non c’era più niente in casa. Ma con i bimbi è sempre una festa, anche se piove e sei scivolato nel fango e nonostante i molti carapanã (zanzare) che partecipano all’incontro.

 

A “Mamurià”, per la festa di san Francesco, hanno pitturato la chiesa e anche la staccionata di giallo, hanno già messo la Croce con la scritta: JESUS RESSUSCITOU e sono orgogliosi del loro lavoro. Pranziamo insieme, uova di pesce, pirarucou, grandi come uova di gallina.

 


La comunità di “Nova Esperanza” la troviamo deserta, solo una famiglia. Gli altri sono scesi in città (due giorni di viaggio) perché hanno alcune persone ammalate. Non celebriamo, ma ci raccontano della caccia. Hanno rischiato la vita, ma sono riusciti a uccidere sette cinghiali. Incuriosito chiedo se ci sono altri animali, e la risposta è positiva. C’è molta cacciagione e anche animali feroci come le “onçe” (pantere) che spesso si avvicinano alle abitazioni. Già in altre comunità si sono lamentati perché le scimmie distruggono il raccolto di granoturco e rubano le banane. In compenso qui un buono spezzatino di macaco (scimmia) è all’ordine del giorno!

 

Finalmente “Ipiranga”. Ci presentiamo ai militari per registrare i nostri documenti. Visitiamo alcune famiglie e la sera celebriamo sotto una veranda. La partecipazione è un po’ migliorata, ma credo che la mancanza di un luogo di preghiera sia una difficoltà in più. Così ne parliamo la sera tra una birra e carne arrostita di ‘porco do mato’ (cinghiale), nella casa del tenente responsabile. Chiedo se fosse possibile avere un pezzo di terra per una piccola cappella in legno, visto che tutta la proprietà é dell’esercito. La risposta è positiva, poi all’improvviso: Venga padre, che le faccio vedere un deposito in muratura che non stiamo usando da diversi anni.... Ottimo, sarà la nostra chiesetta di Santo Espedito, patrono dei militari. Noi ripartiamo il mattino presto, alle cinque e trenta, perché ci aspettano due giorni di viaggio per rientrare a casa, ma alcuni animatori, presenti all’incontro, si incaricano di riunire la gente e di discutere la proposta. Vedremo il prossimo mese se ci saranno novità.

 


Il fiume è molto largo, ci sono molte insidie nell’acqua che scorre lentamente e impetuosa, ma alcuni fiori ci riempiono di gioia e mantengono viva la Speranza. “Non abbiate paura, io ho vinto il Mondo” ci diceva Gesù. Non abbiate paura ci ripete oggi di fronte alle sfide che la Vita ci presenta. Coraggio!   

 


 

 

 

 

sabato 19 settembre 2020

Sono padre Gabriel, non é la polizia federale, é la nuova barca della parrocchia !

 



Finalmente, dopo diverse difficoltà, il 31 luglio la barca della parrocchia, una lancia in alluminnio di 10,5 metri, con un motore di 400 cavalli, arriva al porto di Santo Antonio do Içà trainata  da una chiatta comerciale. Compriamo in fretta tutto il necessario per “abitare” in barca, piatti, pentole, posate e bicchieri, contenitori vari per il cibo, materiale di pulizia e insetticidi vari per difenderci dagli attacchi violenti di questi indesiderati ospiti, il pieno di carburante e le amache per la notte. Tutto é pronto, ora basta preparare gli effetti personali, alcune magliette, roba intima per il cambio, il necessario per il bagno, un secondo paio di braghe, una coperta, gli stivali e l’ombrello. Manca solo l’occorrente per celebrare nelle comunità, e ci affrettiamo a prepararlo. Pane e vino per l’Eucaristia, la bottiglia del vino é preziosa e non può assolutamente rompersi, il posto più sicuro è infilarla negli stivali di gomma, così anche se cade non si rompe. Un sacchetto di caramelle per ogni comunità: anche i bimbi piccoli devono poter vivere la condivisione nella celebrazione... e i grandi ne aprofitteranno rubando qualche caramella che i piccoli volentieri offrono. In questo primo viaggio abbiamo pensato di portare alcuni sussidi per la preghiera della Comunità, come ci avevano chiesto nel viaggio compiuto a dicembre con frate Gino che salutava la sua gente, pronto, come soldati, diceva lui, per la prossima missione che gli sarà affidata. Abbiamo comprato alcuni libretti di canti per aiutare a celebrare cantando, abbiamo scelto un libro con canti del cammino delle Comunità Ecclesiali di Base, escludendo i canti carismatici così in voga oggi, ma vuoti di contenuto bíblico e di impegno sociale per il Regno di Dio. Con gioia abbiamo costatatato che alcuni canti erano conosciuti, altri li impareremo ad ogni viaggio in cui ci incontreremo. Il nostro vescovo Adolfo ci aveva inviato un sussidio con 30 racconti della vita di Gesù, dall’annuncio dell’angelo fino alla sua morte e risurrezione. Catechesi per i bambini, ma molto utile per gli adulti che non conoscono il Vangelo. Abbiamo aggiunto il testo biblico di ogni racconto perché la Parola del Vangelo sia accolta e conosciuta. Visto che il rosario é ancora la preghiera popolare più conosciuta, abbiamo proposto che la comunità e anche le famiglie preghino il rosario e a ogni dieci ave marie leggano un racconto della vita di Gesù, così i misteri del rosario sono diventati trenta, che ricchezza! Chiaramente in questo viaggio abbiamo portato un regalo. 10, 15, 20 rosari che saranno distribuiti fra le famiglie e che, prontamente sono messi al collo come collana che protege... ma che dovranno servire per la preghiera comunitaria, vedremo al prossimo viaggio se la nostra proposta avrà avuto sucesso. Un ultimo sussidio lo abbiamo preparato noi stessi, sette celebrazioni della Parola, una per ogni giorno della settimana, ma che saranno usate una per ogni domenica. Sette Vangeli da ricordare e custodire nel cuore: la risurrezione di Gesù e i discepoli di Emmaus, la vite e i tralci e il comandamento dell’amore, le parabole del Regno, la seconda moltiplicazione dei pani e la professione di fede di Pietro, la parabola dei talenti, il perdono fraterno e la parabola dell’uomo perdonato e incapace di perdonare al fratello, la risurrezione di Lazzaro. La proposta è che dopo sette domeniche si ricominci affinché questa Parola scenda nel cuore e diventi vita. Lo schema della celebrazione é semplice e repetitivo: il ringraziamento per la vita e i doni di Dio, la richiesta umile di perdono, l’ascolto e la condivisione della Parola aiutati da alcune domande e una breve riflessione, la preghiera comunitaria, le preghiere cristiane del Padre Nostro, dell’Ave maria e per la Pace, la benedizione finale per tutta la Comunità. Ogni sei mesi possiamo preparare un nuovo sussidio e così offrire la bellezza e la ricchezza del Vangelo di Gesù per la vita del popolo di Dio e di tutta l’Umanità. L’Eucaristia, con la condivisione del pane e del vino, del corpo e del sangue del Signore Gesù é oferta a tutti coloro che credono: non é per chi é a posto e se lo merita (nessuno!), ma per chi é umile e ha bisogno dell’aiuto e del sostegno del Signore (tutti!).



Non sto a fare il resoconto di tutto il viaggio, appena alcune pennellate di colore per assaporare la bellezza e la fatica della Missione. Siamo riusciti a visitare e celebrare in 10 Comunità, alcune numerose con più di ottanta persone, chiaramente non tutte presenti, altre di poche famiglie che sono resilienti e non vogliono abbandonare il fiume e la loro terra. Molti si trasferiscono in città, é inevitabile per la scuola superiore dei loro figli, ma in città non possono portare il pesce del fiume né la terra fertile che produce alimento, così alcuni scelgono di affidare i ragazzi a dei parenti e di rimanere sulla loro terra, eredità della loro famiglia. Non c’é modo di avvisare, così arriviamo di sorpresa e a volte non troviamo nessuno, solo due bambini che ci dicono che i genitori sono a lavorare in campagna e torneranno presto, dopo alcune ore. Così la Missione é anche attesa, encontro desiderato e a volte festa: “abbiamo visto uma barca nuova, sconosciuta, pensavamo che fosse la polizia federale e ci siamo nascosti perché non lasciano tagliare gli alberi che servono per fare le nostre case... ma poi abbiamo visto che era il frate (ancora mi chiamano frate per l’abitudine, non hanno mai incontrato um prete, solo il saio di San francesco... ma é bello così), quello che venne com frei Gino... che bello che é qui com noi, l’aspettavamo da molto tempo, abbiamo bambini da battezzare...”. Così, visto l’orario, dormiamo legando bene la barca ad alcuni pali conficcati nel terreno sabbioso e allo spuntar del sole ci incontriamo per celebrare l’Eucaristia e battezzare tre bimbi ancora piccoli.

La comunità di Manacapurù é formata da 6 case, uma sull’isola in mezzo al fiume e le altre sulla terra ferma. Così ci fermiamo sull’isola, carichiamo de due mamme con i loro sei figli e li trasportiamo all’altra riva, qui ci offrono un café con alcuni dolci fatti in casa, il tempo di avvisare le altre famiglie e celebrare la nostra fede e la mostra vita. “Frei, avevamo proprio bisogno della preghiera e della Parola di Dio, molte cose sono successe, poi questa malattia del corona-virus, abbiamo bisogno di ritrovare pace per lavorare e prenderci cura della vita dei nostri figli... grazie di essere venuto!”. Poi si riparte, si cosegnano le donne e i bambini alla loro casa all’altra sponda del fiume e si prosegue il viaggio. Mentre andiamo avvistiamo un grupo di case, con molta gente, molti bambini, indigeni Tikuna. Parlo con Mosé che mi accompagna ed era presente anche nel viaggio di dicembre e gli chiedo se si ricorda di questo luogo, mi responde di no, che non c’era nessuno su quella sponda del fiume. Allora tiro imediatamente il freno, o meglio tolgo l’acceleratore perché le barche non hanno il freno, usano l’attrito dell’acqua per rallentare e fermarsi. Andiamo a conoscere questa nuova Comunità! Appena attracchiamo una folla di bambini ci corre encontro, gli adulti sono più diffidenti e cercano di scoprire chi siamo, un po’ di caramelle ed è la felicita di tutti! Ci presentiamo, siamo missionari della chiesa cattolica, ci accolgono bene e con rispetto. Chiedo loro da dove vengono e da quanto tempo sono arrivati. Cinque mesi, appena prima della pandemia, vengono da san Domingo di Tabatinga, sono ritornati sulle loro terre di origine. Mosé mi dice che non é vero perché quella terra apparteneva a una famiglia di sua conoscenza, ma non importa, la terra é per chi la lavora e per chi ci vive: loro hanno scelto di vivere lì, sul fiume, secondo i loro costumi indigeni... hanno scelto la parte migliore che non gli sarà tolta! Chiedo a quale chiesa appartengono e mi dicono che sono evangelici, di una chiesa mai sentita nominare, e che il pastore verà in dicembre per visitarli e fare il culto. Rispettiamo, offriamo la nostra disponibilità e promettiamo di ripassare per visitarli quando navigheremo ancora il fiume. Ci salutiamo e riprendiamo il nostro viaggio. Visitiamo altre famiglie e celebriamo in alcune Comunità. É triste costatare che tranne poche persone anziane, i giovani papà e mamme e i bambini non conoscono il Padre Nostro e l’Ave Maria... immaginate le risposte della Messa... così con una buona dose di fantasia liturgica adattiamo il rito alla situazione: l’uso del corpo nella preghiera, l’intimità di alcuni momenti di silenzio, il ripetere tutti insieme la preghiera fatta dal missionario, la memoria dei nostri ancestrali tra i quali il Signore Gesù, la bellezza e la forza della foresta e dell’acqua del fiume, fonte di vita che offre il pesce quotidiano. Celebrare la vita donata del Signore Gesù diventa così l’impegno a donare la nostra vita e la speranza che la gratuità sarà più forte della morte, che l’amore freterno sarà fonte di risurrezione. Le Comunità incontrate sono: São Vicente, Nossa Senhora de Nazaré, São Joao do Japacuà, Santa Maria, Manacapurù, Uniao da Boa Fé, Nova Esperança, São Cristovao, Boa Vista e Vista Alegre.

Non sono poi mancati momenti speciali: la pompa dell’acqua che non funzione e l’unico secchio a bordo per riempire il serbatoio é crepato... ma serve lo stesso e ci si fa la doccia caricandolo sulle braccia. Il motore che decide di fermarsi proprio all’ultimo viaggio e funziona solo molto lentamente: così dovevamo arrivare alle 18:30, al tramonto, e siamo arrivati alle 21:30, una notte senza luna. Il buon Mosé ha preso il volante e io illuminavo, con la lampada di prua, le sponde del fiume cercando di evitare i banchi di sabbia pericolosi per la navigazione. Improvvisamente vediamo davanti a noi le luci della Comunità e, risollevati, ci dirigiamo verso il porto sicuro per passare la notte e prepararci, dopo il ringraziamento eucaristico con la Comunità indígena, al ritorno verso casa: sette ore per raggiungere Santo Antonio e sentire la gioia di riabbracciare chi ci stava aspettando, don Burani e Caio (un giovane accolto), che vivono in casa con noi. Ora aggiusteremo la barca e programmiamo il prossimo viaggio per visitare la parte centrale del rio Içà con le sue Comunità e la sua vita ribeirinha.

 

Gabriele Carlotti – missionário diocesano in Amazzonia

 

Festa dell’Assunta – domenica 16 agosto 2020

venerdì 18 settembre 2020

Le chiese sono molte, ma c’é un solo Dio!

 



 

Questa seconda uscita è durata otto giorni, due in più della prima, piano piano la barca diventa la nostra casa e tante cose che sembravano strane sono ormai normali. Meno normale è il motore che continua ad aver problemi, nonostante l’avessimo lasciato a Manaus perché fosse revisionato. Abbiamo scoperto che non avevano cambiato l’olio, dopo più di cinque anni, era praticamente una melma! Pensavamo fosse un 400 cavalli, ma dovendo aprire i documenti verifichiamo che è un 52 cavalli, almeno consuma poco! Durante questo viaggio abbiamo avuto seri problemi con il raffreddamento idraulico del motore e, solo all’ultimo giorno ci accorgiamo che il filtro dell’acqua è pieno di sabbia e di foglie, mai aperto e pulito... La cosa positiva è che, piano piano, un problema per volta, stiamo diventando provetti meccanici e conoscitori del motore disel. Dulcis in fundo, togliamo la copertura del motore per aggiungere olio alla direzione idraulica ormai bloccata, meno male che ne avevamo con noi, e vediamo la pompa dell’acqua caduta, la saldatura é saltata! E ora, cosa fare? Fortuna volle che avevamo caricato alcuni travetti di legno: uno per tenere la pompa a debita distanza e tirare la cinghia di trasmissione, uno per evitare che sia catapultata fuori quando il motore sarà avviato e un terzo per tenerla a giusta distanza dalle pareti laterali... non sembra vero, ma funziona e così riusciamo, piano piano, a percorrere i 150 km del ritorno a casa. Anche questo é missione! E capisci perché i meccanici hanno le unghie delle mani e dei piedi così nere, e i vestiti così unti e sporchi... stanchi, ma felici di aver superato queste prove tecniche di missione.

 

Il nostro obiettivo é di visitare le Comunità cattoliche della parte centrale del fiume Içà, lasciando per ora quelle che sono completamente Evangeliche o della Croce, un movimento fondamentalista nato da un missionario, fratel José, negli ultimi 40 anni, che ha percorso queste zone. Ci racconta un signore di 83 anni, che ha vissuto con lui diverso tempo, che irmão José diceva di venire da Minas Gerao, ma che la gente disse che veniva da Minas Gerais (uno stato brasiliano). Gli chiedo dove sarebbe questo Minas Gerao di cui non ho mai sentito parlare, e lui mi risponde con tutta serietà e serenità: in cielo! Le Comunità cattoliche che abbiamo in programma di visitare sono undici. Non vorrei stancarvi con un relato ripetitivo, ma credo sia importante uno sguardo complessivo di questa realtà che abbiamo incontrato.

La prima é la Comunità di Boa Vista, accolti bene dal cassique tikuna che mette a disposizione la chiesetta evangelica Battista per la celebrazione, visitiamo alcune famiglie di cui avevamo battezzato i figli nel novembre passato, e mi rendo conto che non hanno coscienza di essere cattolici, va bene tutto, così partecipano del culto battista che viene fatto da un dirigente locale, il frate passa solo tre volte all’anno, giusto per battezzare. Al mattino, aspettiamo quasi due ore, ma nessuno viene per la celebrazione della Messa, così salutiamo e ringraziamo i responsabili che ci hanno accolto e proseguiamo il viaggio.

 


La seconda è la Comunità di São Joao da Liberdade, la patrona era l’Immacolata Concezione, ma ci dicono che forse l’immagine della madonna è stata gettata nel fiume e comunque non c’é più. La famiglia che ci accoglie è forse l’ultima rimasta cattolica, le altre dopo un grande evento con un pastore dell’Assemblea di Dio venuto dalla città con molta gente, sono diventate evangeliche. Stanno anche costruendo una grande chiesa nel mezzo del paesino. Incontriamo il giovane dirigente della chiesa evangelica che ci disse esserci ancora alcune famiglie cattoliche che non si sono convertite e propone di celebrare la Messa tutti insieme alla sera nella scuola. Naturalmente la sera siamo pochi, una famiglia della chiesa evangelica “Dio é amore”, due famiglie della chiesa evangelica “Assemblea di Dio” e la nostra superstite famiglia cattolica. La celebrazione é stata bella e partecipata, tutti hanno fatto la comunione e ci salutiamo cordialmente. Nel prossimo viaggio decidiamo di celebrare nella casa della famiglia cattolica perché marito e moglie vogliono battezzare i due nipoti ormai grandicelli che loro hanno cresciuto visto che i genitori abitano a Manaus. Naturalmente la porta rimarrà aperta, vedremo se altre famiglie, che si dicono evangeliche, parteciperanno. Certamente in quel tempo sarà finita e inaugurata la grande chiesa.

 

La terza é la Comunità di São Cristóvão II, é composta da una unica grande famiglia: i nonni, i tre figli con le loro mogli e tanti nipoti. Incontriamo i tre fratelli e concordiamo con loro di celebrare alle 17, naturalmente nessuno dei tre si fa vedere, sono andati a pescare, ma ci sono le tre mogli e tutti i loro bambini. Una che è anche l’insegnante appartiene ad una chiesa orientale proveniente dalla Tailandia, le altre due dicono di appartenere alla chiesa della croce, ma di non partecipare perché troppo lontano, naturalmente tutte battezzate nella chiesa cattolica. Non celebriamo la Messa perché non ci sembra ci siano le minime condizioni, ma facciamo una celebrazione della Parola, con un buon dialogo tra di noi e sul Vangelo... tutti crediamo nel Signore Gesù. Lasciamo alcuni libri per la catechesi che le mamme si impegnano a fare in casa, una catechesi biblica sulla vita di Gesù basata sul Vangelo di Luca. Lasciamo anche il materiale per realizzare una celebrazione comunitaria della Parola, come avevamo appena fatto, ma difficilmente sarà possibile per la diversità di culto. Caramelle per i bambini e ci salutiamo cordialmente. Dirigendoci verso la nostra barca incontriamo uno dei giovani mariti e gli chiediamo di farci una canoa che vorremmo caricare sulla barca, lui prontamente si offre e al ritorno ci fermeremo a prenderla.

 

La quarta è la Comunità di Muinho. Dovuto al momento politico la Comunità sta rinnovando le case e vogliono costruire anche una scuola. Ci dicono di voler cambiare la patrona che era Santa Lucia, ma non sono ancora decisi sul nuovo patrono, sembra che una famiglia abbia fato una promessa per una guarigione e ogni hanno farà una grande festa in favore del santo che ha aiutato, ma per ora non c’è niente di definito, vedremo. Siamo bem accolti da tutte le persone presenti, la maggior parte cattoliche, solo una famiglia è della chiesa evangelica dell’Assemblea di Dio. Ci chiedono anche per battezzare due bambini che sono stati presentati in città nella chiesa evangelica, ma visto che c’è l’occasione del “frate” possiamo battezzarli... poi alla Messa questa famiglia non si presenta. Verso le cinque ci ritroviamo per l’Eucaristia, poche persone partecipano: due anziani, due uomini, quatro donne e tre bambini. Tutti gli altri che ci avevano accolto così cordialmente sono spariti. Sembra che pregare non sia cosa per i “maschi”. Quelli presenti, c’erano per causa di um battesimo dell’ultima ora. Ci comunicano che verrà il pastore dell’Assemblea di Dio e farà um grande culto, portando com sè più di cento persone... e pongono uma domanda: perchè noi cattolici partecipiamo alla loro preghiera e siamo accoglienti, mentre loro non vengono ai nostri incontri di preghiera?

 

La quinta è la Comunità di São Sebastiao I che si trova di fronte, sull’altra sponda del fiume, appena dieci minuti più avanti. La comunità è fatta di sole due case, due famiglie che però sono espressione di una grande fede. Ci chiedono di battezzare due bambini piccoli e quando chiedo il nome dei papà... c’è un momento di imbarazzo, non ci sono i papà, sono “figli del boto”, un grande pesce che assume la paternità di tutte le ragazze madri, e lungo il fiume ne incontriamo diverse. La celebrazione è molto partecipata, lasciamo gli strumenti per la catechesi dei bambini e per la celebrazione della Parola, anche alcuni libri di canto e, naturalmente, i rosari per tutti. Alla domanda: ma vi riunite alla sera o alla domenica per pregare insieme? La risposta è sempre la stessa: no, solo quando viene il missionario, che fino ad ora veniva tre volte all’anno!

 

La sesta è la Comunità di São Sebastiao II. Comunità indigna Kaichana, una comunità grande di più di dieci case, tutti partecipano della chiesa evangelica in città dell’Assemblea di Dio tradizionale. Solo la famiglia del signor Ciro è cattolica, ma non era presente, quindi salutiamo, e proseguiamo il nostro viaggio.

 

La settima è la Comunità di São Lázaro, comunità indígena Kocama. Qui tutte le famiglie sono cattoliche, c’era anche una chiesetta, ma ormai sono rimasti solo i ruderi... sempre promettono di ricostruirla, ma ad oggi ancora non si vedono i risultati... Celebriamo nella scuola con la partecipazione di tutti coloro che erano presenti nel villaggio, alcuni uomini erano fuori a pescare e sono arrivati verso la fine, scusandosi di non poter rimanere perchè dovevano subito pulire il pesce e metterlo sotto sale.

 


L’ottava è la Comunità di Boa União. O meglio, era la Comunità di Boa União, perché le poche famiglie si sono trasferite in città e sono rimaste le case vuote, vengono ogni tanto per piantare, specie quando l’acqua è bassa, è rimasta solo una famiglia che però appartiene alla chiesa della Croce. Lungo il cammino ci sono alcune piccole comunità interamente evangeliche, o dell’Assemblea di Dio o della Croce. In questo viaggio non ci siamo fermati. Continuiamo la navigazione per due ore e arriviamo alla prossima comunità. Lungo il cammino entriamo in un ‘paranà’ (piccole scorciatoie sul fiume che permettono di tagliare le curve e di abbreviare le distanze). Facciamo fática e rischiamo di incagliarci nella sabbia, ma vogliamo visitare la famiglia di Francisco che abita qui con la moglie e i suoi cinque figli. Fr. Gino nel suo ultimo viaggio ha realizzato il matrimonio di questa coppia e si è raccomandato di visitarli, e così abbiamo fato. Siamo arricati e ci hanno accolto quatro bambini, la figlia maggiore di sete anni e il piccolino che ancora prende il latte, di alcuni mesi. Chiediamo: dove sono mamma e papà? Il papà è fuori da due giorni a pescare, non è ancora tornato. La mamma è uscita presto con la canoa e una figlia di quatro anni (quella a cui la pirangna ha staccato due dita della mano sinistra) per cercare nella spiaggia uova di tracajá (tartarughe di circa 50 cm) perchè non c’è niente in casa. Offriamo um sacchetto di caramelle per la gioia dei bambini, raccomandandoci che ne lascino anche all’altra sorellina, e siamo sicuri che lo faranno. Mentre conversiamo vediamo avvicinarsi una canoa, è la mamma che rientra dopo cinque ore... non ha trovato niente, non ci sono uova sulla spiaggia! Ci salutiamo, lei mi riconosce subito, ero passato a novembre con fr. Gino. Conversiamo un po’ e le chiedo se accetta un poco di cibo, la metà di quello che abbiamo con noi sulla barca. Guardo Mosé, il mio compagno di viaggio che mi sorride... avevamo appena commentato che non sarebbe bastato per il viaggio di ritorno, ma Mosè è un provetto pescatore e non ci preoccupiamo. La mamma risponde prontamente: lo sai tu quello che vuoi e puoi fare... Così lasciamo il cibo per la gioia pacata di quella famiglia che ci chiede di non dimenticarci di loro e, sempre quando passiamo, di fermarci. Nel prossimo viaggio non potremo entrare nel paranà perchè sarà troppo secco, ma avremo una piccola canoa di tre metri e due remi... sarà una bella esperienza!

 

La nona è la Comunità di São Pedro, Comunità cattolica formata da sette case, anche se solo tre famiglie partecipano assiduamente. La sera celebriamo all’aperto, in compagnia di insetti e zanzare varie, al lume di candela e di alcune torce. Sono tutti presenti, tanti bambini, alcuni giovani, le donne e anche gli uomini. La celebrazione è bella e condivisa. Naturalmente al lume di candela non rimaniamo legati ai testi scritti, il Vangelo è raccontato e le varie preghiere sgorgano dal cuore, accompagnate da alcuni gesti. Insieme stendendo le mani come la comunità apostólica, invochiamo lo Spirito Santo sul pane e sul vino perchè siano per noi il corpo e il sangue del Signore Gesù, morto e risorto per la salvezza di tutti. Con lo stesso gesto partecipato invochiamo lo Spirito sulla Comunità riunita e anche su coloro che non sono presenti, perché si viva nell’unità e nella fraternità, per ricevere il dono della pace. La preghiera del popolo di Dio, il Padre Nostro e l’Ave Maria riesce a unire le voci di tutti in un unico coro. Abbiamo ringraziato il Padre per i suoi doni: la terra e la foresta, il fiume e i pesci, la pioggia e il sole, il lavoro dei campi e della pesca, la famiglia e la comunità. Lo abbiamo ringraziato specialmente per la fede e per il dono del suo Figlio che ci ha insegnato ad amare con la sua propria vita. Cantiamo un inno di gioia ripetendo alcuni ritornelli a guardiamo le stelle e la luna, signora della notte che risplende della luce del sole, sorella e imagine della Chiesa-Comunità che risplende della luce del Risorto. Prima di concludere la Messa condividiamo alcuni problemi della vita di chi vive sulle sponde del fiume, distante dalla così detta civiltà, spesso dimenticato da chi amministra... è tempo di elezioni politiche ed è importante usare bene del nostro diritto di cittadinanza e di democrazia, il voto. Ci affidiamo al Signore che tutto conosce e tutto può e chiediamo la Sua benedizione.

 


La decima è la Comunità di São Joao do lago grande, così chiamata perchè situata proprio all’ingresso di un grande lago creatosi lungo il corso del fiume, dovuto al suo continuo cambiare direzione. Mentre ci spostavamo da São Pedro a São Joao una anziana signora ci chiede se possiamo imprestare un po’ di benzina per il motore della sua canoa, era con un ragazzo e una bimba piccola. Ci scusiamo perchè abbiamo solo disel e non abbiamo benzina, lei ci sorride. Proverà ad andare con il poco carburante che è rimasto. Mentre risaliamo il fiume la incontriamo seduta sulla punta della canoa remando perchè il motore è morto. La invitiamo a salire con i due nipoti, leghiamo a traino la canoa e ci dirigiamo verso la Comunità. Scopriamo solo dopo che lei è il Cassique (responsabile) della Comunità di São Joao di lago grande. La Comunità è divisa: questa signora e i suoi figli, quatro famiglie, vogliono aderire alla chiesa della Croce, hanno già avuto la visita del pastore che ha lasciato “il calvário” e la foto di ir. Josè, il fondatore; ma le altre cinque famiglie non sono d’accordo. Lei dice perchè vogliono bere e divertirsi, ascoltare musica e danzare (la chiesa della Croce è fondamentalista e gli uomini vestono con giacca e cravatta e le donne usano il velo). Di fatto alla Messa vengono quasi tutti, tutti accettano il rosario e il libretto della catachesi, un papà molto giovane chiede se nella prossima Messa, quando ripasseremo, possiamo battezzare il suo primo figlio di pochi mesi. Naturalmente nessuno prega in casa e ancor meno insieme in comunità. La fede è qualcosa di molto intimo ed è vissuta individualmente. Condividiamo le solite caramelle che sono la gioia dei piccoli visto che non possono ricevere “la bolacha” che il prete dà agli adulti...

 

Finalmente, al ritorno, ci fermiamo nella Comunità di Nossa Senhora das Dores, l’undicesima, a cinque ore da Santo Antonio do Içà. È una comunità divisa, la metà sono della chiesa evangelica dell’Assemblea di Dio (perché il figlio di una signora è diácono di quella chiesa e viene a fare il culto ogni settimana), e l’altra metà sono cattolici. Salutiamo le donne della chiesa evangélica e ci chiedono se il prete fa battesimi e matrimoni, rispondo di si, ma le invito a rivolgersi alla loro chiesa... mi dicono che là è molto caro e non possono permetterselo. Poi una mamma mi presenta il caso di suo marito: è peruviano e stanno insieme da dieci anni, hanno già cinque figli; vorrebbe essere battezzato e vorrebbero sposarsi... per avere i documenti per la nazionalità brasiliana. Le ricordo che sono evangelici, ma lei mi risponde che è battezzata nella chiesa cattolica e c’è un solo Dio per tutti. Nel mentre vado a parlare con la parte cattolica della comunità e chiedo se vogliono celebrare l’Eucaristia verso sera, dormirei qui e domani riprendo il cammino di casa. Dopo una consulta tra i vari membri mi chiedono se fosse possibile più avanti per la festa della patrona, la Madonna Addolorata che inizia la domenica 6 settembre, fino al 15. Concordiamo per il pomeriggio del 6, è una domenica e ci saranno alcuni battesimi. Battezzeremo anche il papà peruviano di 36 anni. Il sei settembre inizieremo il terzo viaggio per concludere la visita delle famiglie fino ad Ipiranga il confine colombiano. Dormiremo qui la sera e il mattino presto partiremo per Ipiranga a 358 km dalla sede della parrocchia. Lasciamo alcuni ribretti per la catechesi biblica sulla vita di Gesù e le famiglie si impegnano a riunirsi la sera per leggere insieme la vita del Signore che il Vangelo di Luca ci riporta. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento per la domenica pomeriggio quando sarà innalzato um grande palo (tipo albero della cuccagna) ricoperto di frutta, cocchi e altri doni e portando sulla cima la bandiera della Comunità dell’Addolorata. Saranno nove giorni di festa, qualche preghiera tradizionale e un grande banchetto finale, sacrificando il porco che è stato ingrassato per l’evento. Questa volta non potrò esserci il giorno della festa (mi perdo la porchetta), ma ci sarò all’apertura dei festeggiamenti in onore della Madonna.

 


Che dire! Fr. Gino ha fatto miracoli, per quarant’anni visitando questa gente e battezzando i loro bambini, realizando qualche matrimonio, visitando gli ammalati e portando alcuni aiuti specialmente nel campo della salute. Era la così detta “desobriga”. Molte più persone abitavano il fiume, era molto più popolato e fr. Gino ricordava a tutti che quando una famiglia si trasferisce in città non può portarsi dietro il pesce né l’orto e la terra da coltivare... solo la fame perchè in città la vita è più difficile. Ma l’esodo verso le città e i grandi centri è inevitabile e continuo, i giovani sono attratti dai diversi servizi e possibilità che la città offre, hanno voglia di incontrarsi con altri e la solitudine della riva del fiume, spesso senza energia elettrica né acqua in casa e nemmeno il gabinetto... diventa insopportabile.

 

Che fare! Forse ocorre um passo nuovo: passare dalla desobriga alla vita di Comunità; da una fede individuale a una fede condivisa e fraterna. Per questo ci vorrà tempo e formazione, affinché sorgano vari servizi e ministeri che rendano possibile una coscienza di essere Chiesa e la scelta di essere Comunità di fede. In dialogo con tutti e impegnata per un mondo giusto e fraterno.

 

Dio è uno solo, ma molti sono i cammini per andare verso di lui, forse dobbiamo scoprire e gioire del fatto che lui, il Signore e il Maestro, si è fato vicino a noi, Emmanuele, Dio-con-noi. Così la Chiesa cattolica potrà, se Dio vorrà, annunciare ancora una (la) Buona Notizia.

 

 

 

Gabriele Carlotti – missionário diocesano in Amazzonia

 

 

 

 

Festa del Creato, 1° settembre 2020

Il Signore farà per te una casa

 



É il terzo viaggio sul fiume Içá, per completare la visita a tutte le famiglie e le piccole comunità, fino al confine colombiano nell’avamposto militare di Ipiranga. Questa volta abbiamo fatto il ghiaccio in casa, due blocchi 40x60, sperando che duri di più di quello tritato che si compera, visto che dovremo andare fino al confine. Qualche provvista in più per essere tranquilli, anche se dopo il disgelo, la carne non si conserva e dovremo trattarla con il sale. Ma tutto é pronto e domenica 6 settembre si parte.

Ci fermeremo nella Comunità della Madonna Addolorata per celebrare la Messa, battezzare e così aprire la festa che durerà nove giorni. Appena arrivati, alle cinque del pomeriggio, la gente ci aspettava per alzare il “mastro”, un palo di legno molto alto che sorregge la bandiera della Comunità. Tutti accendono le loro candele e si fanno tre giri intorno al Mastro recitando il padre nostro e l’ave Maria. Poi entriamo in casa per celebrare l’Eucaristia. Battezziamo due bambini e un papà di 35 anni, peruviano che ha già 5 figli e abita da 10 anni qui in Brasile. Nel prossimo mese realizzeremo il matrimonio con la mamma dei cinque bambini, così poi Adolfo, il papà, potrà anche fare i documenti civili e chiedere la naturalizzazione brasiliana, e cominciare ad esistere anche sul nostro territorio. Dormiamo qui la notte, dopo aver condiviso la cena e la festa con le famiglie presenti.

Il giorno dopo, ben presto, all’alba, si parte, perché dobbiamo percorrere molti chilometri per riprendere la visita alle Comunità da dove l’avevamo lasciata nell’ultimo viaggio. Dormiamo lungo il cammino e nel giorno seguente, verso le 4 del pomeriggio, arriviamo alla Comunità di “Pronto Socorro”, parliamo con alcune persone e ci informano che tutti sono passati alla chiesa della Croce (Cruzada) e non ci sono più cattolici nel paese. Salutiamo e li invitiamo comunque alla Messe che celebreremo la sera nella Comunità di “Nova Canaã”, a dieci minuti di canoa sul fiume. Sulla sponda opposta c’è la Comunità di “Santa Clara”, tutti evangelici dell’Assemblea di Dio. Solo due anziani, peruviani, sono rimasti fedeli alla chiesa cattolica: portiamo loro la comunione e preghiamo con loro in casa. Anche la Comunità di “Novo Pendão” appartiene ormai completamente alla Cruzada, solo la famiglia del signor Antonio è cattolica: visitiamo la moglie che è ammalata con febbre alta, preghiamo con loro e offriamo loro la Comunione eucaristica, una grande gioia in questo momento di prova. Finalmente visitiamo le famiglie di Nova Canaã, molti portano al collo il segno della croce, di appartenenza alla chiesa della Croce, ma si dicono cattolici e concordiamo per celebrare l’Eucaristia alle 9 del giorno seguente. Molti bambini, le donne e il professore della scuola; gli uomini sono andati a pescare. Le mamme conoscono alcuni canti e si impegnano a riunirsi la domenica con i loro figli per pregare insieme, lasciamo il materiale di catechesi e riprendiamo il nostro viaggio.




Dopo cinque ore giungiamo alla Comunità di Itù. Qui la sponda del fiume è rocciosa e, naturalmente, nell’attraccare ci incagliamo, così Mosè, mio fedele compagno di viaggio, deve farsi un bel bagno e con non poco sforzo, riesce a smuovere la chiglia della barca, io accelero il motore e siamo liberi. Ci accoglie una famiglia della Croce, molto gentile, che ci offre anche banane da friggere e della carne secca e salata, ottima per i prossimi giorni. Gentilmente ci accompagnano dalle famiglie che sono cattoliche, una povertà molto grande, quattro famiglie che sono legate alla Madonna Aparecida, la patrona del Brasile, da una promessa che ha salvato una neonata da morte sicura. Celebriamo alla sera, e, per mio grande stupore, tutti i bambini, anche piccoli, sapevano le preghiere e anche alcuni canti; in più il papà ha partecipato con molta gioia alla Messa. É il segno che la fede viene trasmessa dalla famiglia. Dall’ultima volta che fr. Gino aveva celebrato con loro erano già passati quasi due anni.

Il giorno dopo ci dirigiamo verso la Comunità di Mamurià, qui c’è un Ministro della Parola e anche un responsabile della pastorale dei bambini. Hanno una piccola chiesetta intitolata a San Francesco di Assisi. Questa é una Comunità che tutte le domeniche si ritrova per celebrare la fede, condividere la Parola e fare catechesi ai bimbi. É forse l’unica lungo tutto il fiume che ha una vita regolare di preghiera comunitaria. Abbiamo battezzato un papà con i suoi 4 figli, non era battezzato perché quando ancora piccolo i suoi partecipavano della chiesa della Croce, ma ora sono ritornati tutti alla chiesa cattolica. Più avanti, forse, faremo anche il matrimonio. Dopo la celebrazione tutti ci fermiamo per il pranzo comunitario: pesce, farina di mandioca, e una grande torta fatta in casa per il compleanno di una bambina.

Siamo ormai in direttiva di arrivo, la Comunità di Santa Teresina è tutta della Cruzada, ci fermiamo a salutare un amico e proseguiamo verso l’ultima Comunità indigena Kocama: Nova Esperança. Anche qui celebriamo 4 battesimi e prendiamo il nome di due copie che, nel prossimo viaggio, vorrebbero sposarsi. Il giorno dopo siamo a Ipiranga, avamposto militare sul confine colombiano. Lungo l’ultimo tratto di fiume siamo abbordati da una vedetta militare abbondantemente armata, ma è la barca del prete, quindi salutano cortesemente e ci lasciano proseguire... meno male perché ancora la barca non è registrata e non ho i documenti! Ipiranga sembra una cittadina fantasma, tante case vuote e decadenti, molti se ne sono andati. C’è una chiesa evangelica dell’Assemblea di Dio e tutti, anche i cattolici, partecipano al culto, perché non c’è altro, tanto, dicono, Dio è lo stesso. Manca un senso di appartenenza e di cammino fraterno e comunitario, così ognuno cerca di alimentare come può la sua fede: chi attraverso la televisione e chi partecipando del culto evangelico. Vittoria, una ragazzina di 17 anni, è la responsabile della Comunità. Ci incontriamo e insieme visitiamo le famiglie, invitandole alla celebrazione che faremo la sera nella “toca da onça”, luogo di divertimento dei militari. Qui il sabato 12 settembre ho ringraziato il Signore dei miei 33 anni di servizio, come prete, al suo Popolo, 15 a Reggio Emilia e 18 in Brasile, proprio in questa ultima comunità all’estrema periferia della nostra parrocchia. La chiesa di Santo Espedito, patrono delle forze armate, è caduta e ora il pavimento serve come deposito per i trattori. Un signore ha donato un terreno, proprio di fianco alla scuola; per incentivarli dico che la parrocchia può offrire il tetto della chiesa, di zinco, che è la parte più cara, ma che loro dovrebbero procurare le assi di legno e metterci la mano d’opera: anche i militari potrebbero aiutare visto che la chiesetta è intitolata al loro patrono ufficiale. Vedremo se si muove qualcosa. Vittoria e anche le mogli di due ufficiali si impegnano a riunire la comunità nel giorno del Signore e anche a cominciare la catechesi dei bambini.



Il giorno dopo riprendiamo il viaggio, ci aspettano due giorni di navigazione continuata per arrivare a casa. Sempre che il motore non ci dia problemi! Ci affidiamo al Signore, Bom Jesus dos Navegantes, e domenica mattina alle sei, appena il cielo diventa chiaro, partiamo alla volta di casa. Arriveremo lunedì sera, un po’ provati dal motore che nel secondo giorno ci fa tribolare e spesso perde potenza e si ferma...

Dopo un giorno di meritato riposo, ora bisogna preparare un piano di azione, con l’aiuto anche di Gabriele Burani programmiamo di provare a celebrare in tutte le Comunità, sono rimaste 20 effettive, tutti i mesi. Pensiamo a due viaggi di 10 giorni ognuno, intervallati da 5 giorni di riposo e anche per preparare il materiale per la formazione dei laici. Nel prossimo viaggio, che inizierà il 24 di settembre porteremo una proposta per celebrare la novena del patrono collocando al centro della riflessione e della preghiera il nostro “essere chiesa”, comunità, popolo di Dio in cammino. Di fatto ogni mese vivrò per 10 giorni in casa in città e per 20 giorni dentro una piccola barca che tutte le sere approderà in un nuovo porto per incontrare persone e famiglie, celebrare in Comunità e riposare la notte, preparandosi per un nuovo viaggio, il mattino seguente. La casa è sempre stata per me un punto di riferimento, pur nel mio vagabondare per il mondo, sapere di avere un luogo “mio” di riposo e di identità, mi ha sempre aiutato. Ora non ho più casa, o meglio, il Signore mi ha dato una casa itinerante e ha fatto del cammino, di una barca che scorre lungo il fiume, la “mia” casa. La barca è sempre stata l’immagine bella della Chiesa del Signore Gesù e allora mi ritrovo e gioisco di essere parte della Chiesa, Popolo di Dio in cammino... sulle acque!

 

   Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

San Giovanni Crisostomo, 13 settembre 2020




Lettera dalla missione amazzonica: DROGA

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