martedì 22 febbraio 2022

Sinodo: la chiesa in cammino a Santo Antonio do Içá-Amazonas

 





Zoppicando e “gattonando”: le Assemblee Parrocchiali

 

Sinodo è camminare insieme nella fede, ascoltare la Parola di Dio e ascoltarci, imparare a decidere insieme nel discernimento della volontà di Dio. I Consigli e le Assemblee parrocchiali sono parte di questo cammino; non per portare avanti strutture organizzative inutili (vive solo formalmente), ma per ascoltare, vivere in comunione, e fare la volontà di Dio.   Abbiamo avuto la gioia di riunire le comunità dei fiumi Içá e Solimões, nella loro prima assemblea (28-30 gennaio 2022) della quale ha mandato un resoconto don Gabriele Carlotti.  E le comunità della città?    Ci siamo riuniti in assemblea pastorale il 12 dicembre 2021 e il 13 febbraio 2022. Comunico alcune delle cose principale di cui abbiamo parlato. Lo scorso anno ci siamo dati 4 priorità per il lavoro pastorale:

1.      Formare una Caritas parrocchiale dal momento che non c’è mai stata in questa parrocchia.  

2.      Proporre una formazione per ministri della Comunione e della Parola.

3.     Continuare la pratica della Lectio Divina nelle comunità.

4.      Formare gruppi di adolescenti/giovani in tutte le comunità.

Nel mese di dicembre ci siamo incontrati per la assemblea di valutazione del cammino dell’anno; ogni comunità ha comunicato se è riuscita a realizzare le 4 priorità o no, quali ‘successi’ e quali difficoltà.  Una consolazione per me é che dopo assemblee caotiche, critiche, e con poco spirito di comunione, qualcosa si sta muovendo in positivo.  Non tutte le comunità hanno realizzato le priorità proposte (abbiamo in effetti situazioni difficili) ma tutte si sono impegnate su questa strada e hanno comunicato con libertà anche i loro limiti. Ora continuiamo nel futuro confermando le priorità e con una nuova generale per il prossimo anno, la missionarietà.  Ecco le nostre prospettive su alcuni ambiti centrali per noi oggi.   

- Un iniziale coordinamento della Caritas parrocchiale é stato formato e abbiamo aperto un centro di ascolto Caritas, due giorni la settimana. Alcuni volontari si sono resi disponibili per fare visita alle famiglie che vengono a chiedere aiuto, perché è importante visitare le loro case e conoscere da vicino la situazione.  Per ora non molti si sono coinvolti, cinque persone vengono in modo abbastanza regolare ed è già una vittoria: dal nulla a una piccola manifestazione del Dio che è Carità, un segno stimolante per la parrocchia.  Desideriamo un maggiore coinvolgimento nelle singole comunità, ma il nostro è un contesto di comunità povere, con poche persone attive, la maggioranza bisognose e siamo comunque solo agli inizi.  In ogni caso cerchiamo di animare sempre più questa dimensione caritativa, pur con tanta indifferenza e resistenze da parte di chi più partecipa alla vita della comunità cattolica.

-  Per quanto riguarda i Ministri della Comunione e della Parola, qualcuno ha partecipato agli incontri di formazione, qualcuno ha lasciato durante il cammino; un signore in gamba e molto disponibile è morto di Covid. Alla fine tre sono stati nominati ministri della parola e comunione. In molte comunità non abbiamo ministri, per questo le abbiamo invitate ad un discernimento e animazione perché ci siano persone disponibili ad assumere questo servizio.

- La Lectio Divina, lettura spirituale della Parola di Dio della liturgia domenicale: una proposta che abbiamo fatto quando siamo arrivati a Santo Antonio; abbiamo pensato di invitare tutte le comunità ad un incontro settimanale sullo stile della Lectio Divina ( anche semplificato) ed è ancora una cosa difficile, erano abituati solo alla celebrazione della messa e con la cultura tradizionalista che abbiamo, un cambiamento non é immediatamente accolto: ad esempio,  qui nella comunità del Centro solo da poche settimane qualcuno si è interessato; dopo essermi trovato da solo varie serate ad aspettare qualche fedele....ostacolati dalla pandemia del Covid, siamo infine riusciti a fare 4-5 incontri con un gruppetto. In genere si sono incontrati – nelle altre comunità – non sempre e con poche persone ma qualcuno ha perseverato negli incontri settimanali, e certamente porterà frutto.   Infatti per chi partecipa è una ricchezza, un grande aiuto per la vita di fede, quindi continuiamo ad insistere anche per il prossimo anno.

- Gruppo di Giovani. Una soddisfazione il formarsi di gruppi di giovani negli ultimi mesi; non avevamo quasi nulla, solo un gruppo coordinato dal Centro, e che si é quasi completamente dissolto....  ora ci stiamo muovendo in quasi tutte le comunità. Sabato 5 febbraio abbiamo fatto il primo incontro di un coordinamento della Pastorale Giovanile; una realtà semplice, ma sono già molto contento dei piccoli passi che abbiamo fatto.
Certo, gli adolescenti non partecipano in modo stabile; quelli che incontriamo non hanno un vissuto ecclesiale nella loro storia, vengono a qualche attività fatta per loro e non alla messa della comunità, si prendono un impegno e poi non si fanno vedere... insomma, come in Italia!         

Nella assemblea parrocchiale del 13 febbraio abbiamo deciso una priorità generale, continuando ad assumere le linee di evangelizzazione della Conferenza Episcopale Brasiliana: “Formare Comunità Ecclesiali Missionarie”.


La missionarietà dovrà essere un nostro maggior impegno per l’anno 2022; i nostri cattolici tendono ad essere chiusi, a vivere in una dimensione liturgica ma a muoversi poco verso altri: ci siamo presi l’impegno di fare, durante l’anno, almeno una visita a TUTTE le famiglie; ad esempio prima della festa del santo patrono della comunità o in altre occasioni ( in questo caso io ho consegnato questo impegno ai presenti: i nostri parrocchiani non hanno mai manifestato la volontà di visitare  tutte le famiglie, non ho mai colto un grande slancio missionario! Siamo noi due preti che li invitiamo a muoversi, finora con poco successo, ma la speranza non manca!)

Prima della assemblea, confrontandomi con Gabriele Carlotti, abbiamo pensato alla geografia della città; molti bairros(quartieri) non hanno cappella e nessun punto di incontro per i cattolici, ma sono pieni di luoghi di culto delle varie chiese neopentecostali.  Forse anche per questo molte sono le persone che entrano nelle altre chiese o sette: sono presenti in ogni via e alcune portano avanti una attività missionaria.
Ho manifestato alla assemblea il desiderio di formare iniziali comunità, o punti di incontro cattolici nei quartieri dove non abbiamo nulla. Con realismo, sappiamo che non ci possiamo muovere su tutti i fronti, così hanno indicato due luoghi come prioritari: uno abbastanza lontano dal centro e con pochissimi cattolici, e un quartiere vicino al centro città ma con una tipologia da periferia: le case sono baracche di legno, quasi nessuno ha un lavoro fisso, é luogo di commercio di droga, la notte dominato da giovani sbandati.     Molte delle famiglie che vengono a chiedere aiuto alla Caritas sono di questo bairro (Taracuá) e quindi vedremo se si trova un terreno per una costruzione che sia di riferimento alla comunitá cattolica.

- Una proposta che abbiamo fatto é quella di riunire, il lunedí sera,i responsabili delle comunitá per la Lectio Divina cosí che loro possano poi portare avanti  gli incontri per  ‘pregare la Parola’ nelle loro comunitá. Hanno accettato. Ma nella realtá siamo ancora lontani da un vero e consapevole impegno; ieri abbiamo fatto il primo incontro ed erano presenti poche persone, solo da 4 comunitá. La realtá a volte ci delude, e la delusione ci insegna a non pretendere ma anche a non abbandonare ció che é importante,  e nello stesso tempo a discernere: in quali modi, con quali tempi evangelizzare, in questo luogo, oggi.

Insomma andiamo avanti, zoppicando,  o forse meglio dire “gattonando” visto che per molti aspetti siamo solo ai primi passi.

Don Gabriele Burani,  Santo Antonio do Içá – Amazonas, 22-02-2022

 

venerdì 18 febbraio 2022

“Dio mette alla prova la nostra pazienza (dona Maria),




e la pazienza produce una virtù provata (san Paolo)

 

A fine gennaio, durante la visita di don Eugenio, don Luigi e Marinella la nostra barca è affondata. Una grossa crepa ha fatto entrare molta acqua e nella notte due terzi dell’imbarcazione erano sommersi, solo la punta è rimasta fuori perché legata a un grosso palo. Subito il pensiero è corso alle grandi inondazioni di questi giorni, nel sud del Brasile, alle case mostrate dai telegiornali con l’acqua che arrivava al tetto; il fango distruggendo tutto, e la gente impotente di fronte a questa catastrofe della natura che si ribella allo sfruttamento dell’uomo incapace di ricuperare il valore della vita sul pianeta Terra, perché schiavo di una economia che non guarda in faccia a niente e a nessuno.

 Ma la temperatura del pianeta è già aumentata di un grado e mezzo e il clima è già cambiato, se arriveremo ai tre gradi (continuando così tra circa quindici anni) molte realtà saranno invase dall’acqua, città intere rischiano di scomparire sulle coste dei continenti e molti fenomeni naturali metteranno in pericolo la vita sul pianeta Terra, che sarà sempre più il pianeta acqua. Se arriveremo a questo punto, saremo sulla soglia del non ritorno! Per questo, il dopo pandemia non può e non deve essere il ritornare a come era prima, ma una profonda conversione sui valori o disvalori, quindi sulle scelte economiche e politiche che guidano le nazioni. E in questo “clima caldo”, c’è pure chi si permette di giocare a fare la guerra, nell’est Europa, senza nessun rispetto per la vita innocente e per i diritti internazionali, incurante di una situazione cosmica a dir poco preoccupante; accecato da miseri interessi economici legati alle risorse del sottosuolo, o, peggio ancora, preoccupato di mantenere forte il proprio imperialismo.

Così, la nostra barchetta non è un grande problema! Un giorno di lavoro, con bravi marinai che, aiutati da alcune bottiglie di buona grappa, sono riusciti a riportare a galla l’imbarcazione. L’abbiamo lavata e ripulita, smontato il motore e asciugato, cambiato l’olio e il carburante, finalmente siamo pronti a ripartire.

Domenica 6 febbraio facciamo un viaggio non programmato, dobbiamo portare 36 casse per l’acqua in alcune comunità che ci aspettavano a fine gennaio con gli amici italiani, viaggio che purtroppo non abbiamo potuto fare. Al ritorno si accendono le spie del quadro di controllo del motore, ci fermiamo subito e cerchiamo di capire... si è furato il filtro che raffredda l’olio dei dischi delle marce avanti e indietro, e entra acqua che si mescola all’olio rendendolo inutile al suo scopo. Fiduciosi e fortunati, perché avevamo con noi quattro litri di olio, lo abbiamo aggiunto piano piano, sostituendo quello annacquato, fino ad arrivare a casa. Dovevamo ripartire il lunedì 7 per il grande viaggio fino ad Ipiranga, ma non è possibile, dobbiamo riparare questo filtro che, chiaramente, non si incontra nei negozi della città. Consultiamo diversi meccanici, ma nessuno ha il coraggio di provare a far qualcosa. Finalmente, a mezzogiorno, un giovane conosciuto per il suo amare donne e alcool, si cimenta nell’opera. Lui salda il rame, come fanno i nostri Room e Sinti (zingari), che aggiustavano le pentole di rame e di stagno; così Brito (questo è il suo nome) dopo tre ore di molta pazienza conclude il suo lavoro:



padre, non sarà come nuovo, ma funziona”, mi disse tutto soddisfatto.   Con Moises rimontiamo il pezzo e sembra tutto a posto.

Carichiamo altre 25 casse per l’acqua piovana e siamo pronti a ripartire, martedì 8 è il grande giorno. Durante il viaggio lasciamo le casse nelle Comunità che ci aspettavano e alla sera arriviamo a San Lazzaro. “Padre, ti aspettavamo per il pranzo, le donne hanno preparato sei torte!”.

Mi ero completamente dimenticato di questo dettaglio, ma prontamente rispondo:

 “Grazie a Dio e alle donne, dopo la messa continuiamo facendo festa. “Sì, padre, perché abbiamo quasi terminata la nostra cappella e abbiamo quattro battesimi e anche un matrimonio durante la messa”. Sorrido e mi faccio coraggio.

Consegno la Bibbia grande per la chiesetta e anche la tovaglia per l’altare con la scritta: “Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”.

È il centro della nostra fede, annunciare la morte per amore di Colui che è il vivente risorto, e aspettare, con una vita buona, il suo ritorno. Moises mi chiama e io ritorno sulla barca, avevo dimenticato la campana di 14kg che regaliamo alla conclusione dei lavori della cappella. Prendo una grossa corda, alcuni giovani salgono sul tetto, ed è festa, la campana chiama tutti per celebrare la vita, i battesimi e l’amore della famiglia, durante la festa del patrono San Lazzaro. Non sappiamo se è il Lazzaro che Gesù ha risuscitato, il fratello di Marta e Maria, o il povero Lazzaro che sedeva alla porta del ricco epulone, mendicando. L’immagine del santo rimanda più al secondo, ma la risurrezione del primo ne illumina l’ingiusta povertà. Verso le undici di notte ci addormentiamo sull’amaca, cullati dalle onde del fiume.

In questo viaggio passeremo in tutte le 25 Comunità del fiume Içà, 11 erano presenti alla 1° Assemblea delle Comunità ribeirinhas e indigene di fine gennaio, assieme alle 3 Comunità del fiume Solimões, omonimo Rio delle Amazzoni. Il viaggio fino ad Ipiranga, sul confine colombiano, è sempre molto lungo (358km) e c’è molto tempo per contemplare Dio nella sua Creazione. Così, mentre lo sguardo si perde sullo specchio dell’acqua, ripenso ai tre giorni vissuti in Assemblea con i rappresentanti delle 14 Comunità presenti, un vero successo insperato, il 50% delle Comunità sono venute a questo primo incontro, alcuni animatori viaggiando due giorni e una notte per percorrere tutto il grande fiume. Abbiamo seguito la metodologia ormai riconosciuta da tutti nella Chiesa brasiliana: vedere – giudicare – agire.

 Non voglio annoiarvi con dettagli lontani dal vostro quotidiano italiano, ma non posso non condividere, con soddisfazione, la mia gioia. Dopo un anno e mezzo di presenza mensile negli ormai più di trenta viaggi missionari sul fiume, alcune Comunità hanno iniziato a celebrare il culto alla domenica, si riuniscono nella cappella o nella scuola per celebrare la Parola di Dio. Incontrano il Cristo risorto nella parola del Vangelo e nella Comunità riunita in assemblea orante, dove si condividono anche i problemi della settimana e la vita dell’aldeia. Ma la cosa più interessante è che c’è una sete di crescere: le Comunità chiedono formazione, chiedono presenza prolungata del prete per conoscere di più e meglio la propria fede, per aprire il cuore a Dio e trovare consolazione.

Apparentemente sono tante, troppe le cose che mancano, dalla salute alla scuola, l’acqua potabile, il trasporto fluviale, e nelle case, spesso precarie, nessuno ha il bagno. A volte manca il pesce e la farina di mandioca, alimento primario dei nostri popoli indigeni. Manca attenzione e giustizia, le Comunità sul fiume vivono quasi nell’oscurità e nella dimenticanza politica. Nessuno le visita e le autorità vanno ogni quattro anni solo per ingannare e chiedere voti. Come non ricordare qui, le parole di una signora sui cinquant’anni, che all’Assemblea, dopo la celebrazione eucaristica, col volto raggiante ci ha detto: “Ora, dopo la nostra messa nella chiesa parrocchiale, la gente della città sa che anche noi esistiamo e abbiamo dignità; adesso loro ci hanno visti e ascoltati!”.

Ma nonostante tutto, nonostante la mancanza delle cose primarie e necessarie per la dignità della vita, gli animatori responsabili delle Comunità, in assemblea, hanno chiesto presenza, formazione, incontro, Parola di Dio, catechesi, fraternità. Come a dire che si può vivere anche senza tante comodità o cose che sembrano indispensabili, ma non può mancare lo spirito; non si può vivere senza relazioni fraterne, senza la presenza di un Dio che parla al nostro cuore, senza un amore fedele. Quello che ci ha sorpreso è stata anche la richiesta di promuovere alcuni incontri tra gruppi di Comunità. Sarebbe molto bello e ci proveremo, anche se prevedo che sarà molto impegnativo. Sono consapevole che il cammino è appena cominciato e sarà lungo e in salita, ma ascoltare e vedere l’entusiasmo di giovani che a mala pena sanno leggere, eppure celebrano la vita e la Parola con le loro Comunità, questo, non lo nego, è una grande soddisfazione e fonte di gioia e ringraziamento.

Poi il viaggio continua e fatichiamo abbastanza per evitare di rimanere incagliati in qualche spiaggia mezzo sommersa e traditrice. Il fiume è molto basso e il nostro apparecchio per misurare la profondità è fuso, proprio quando serviva, pazienza, useremo la nostra vista acuta e l’esperienza di Moises.

La celebrazione a Ipiranga é sempre un po’ faticosa, poche persone, la maggioranza bambini. Ma ci sono due o tre signore, un giovane che sta imparando a suonare la chitarra, una insegnante e il “santo” sergente Alysson dell’esercito, che sta facendo un gran bel lavoro di animazione. Così alla fine della messa propongo di formare una equipe e cominciare a preparare insieme la celebrazione della domenica, aiutati dai fogli che sempre prepariamo e lasciamo alle Comunità. Perché a fine anno l’insegnante e il sergente saranno trasferiti e bisogna formare un piccolo gruppo locale che dia continuità. Si, la “continuità” nelle cose è forse la sfida più grande nella vita di fede: perseveranza e continuità, essere fedeli nel poco per provare la consolazione delle cose che hanno valore e rimangono oltre le sfide e anche i fracassi della vita.

Celebriamo il sabato sera, e la domenica ripartiamo, ci aspettano otto ore di navigazione per raggiungere le Comunità di san Pietro e san Giovanni del lago grande. Partiamo alle sei del mattino, appena fa giorno, e verso le otto preparo la colazione con caffè e banane cotte nell’acqua. Appoggio il piede sul tubo del motore che scarica l’acqua di raffreddamento e lo sento vibrare in modo strano, avverto Moises e gli dico di fermare la barca per controllare. Apriamo il motore e, increduli, vediamo che i due assi di sostegno si sono spezzati nel mezzo. Ci ancoriamo ad una pianta che emerge dall’acqua e cerchiamo di capire che cosa si possa fare. Abbiamo un pezzo di catena e lo usiamo per mettere in sicurezza ed evitare che il motore cada, col rischio di furare il fondo della barca. Ma non basta, occorre ridurre la vibrazione che potrebbe rompere l’asse di trasmissione all’elica. Così, Moises taglia due grossi rami della pianta ancora verde, e li mettiamo sotto il motore perché appoggi e sia sostenuto. Poi, alla velocità massima di 13 km all’ora riprendiamo il nostro viaggio. Passeremo in tutte le Comunità per avvisare che la prossima settimana non sarà possibile vederci, solo a Pasqua, durante la Settimana Santa, perché in marzo rimarrò in città in quanto Gabri viene in Italia per visitare la sua famiglia.



Arrivando nella Comunità di Manacapuru, encontro dona Maria, lei si accorge subito della nostra fatica dovuta alla sempre imprevedibile situazione che dobbiamo affrontare. E mi dice: “Coraggio padre, Dio mette alla prova la nostra pazienza”. E subito mi risuonano le parole dell’apostolo Paolo: “La pazienza produce una virtù provata”. Così ricupero la serenità e ringrazio Dio anche delle disavventure che spesso ci accompagnano. Riprendiamo il viaggio, stanchi di tanti imprevisti, ma contenti e fiduciosi della presenza di Colui che prova la nostra pazienza e la rende perseveranza.

Auguro a tutti di iniziare una buona Quaresima che porti ancora alla Pasqua di risurrezione, affinché non ci scoraggiamo mai, nella capacità di ricominciare sempre un nuovo cammino.

 

  Gabriel Carlotti, missionario in Amazzonia.

Santo Antonio do Içá, 18 febbraio 2022 – solidali con l’Ucraina e la sua sovranità nazionale

  

martedì 15 febbraio 2022

LAVORI IN CORSO!

 




Da molti anni sono prete e nella storia del mio ministero quasi sempre ho convissuto con muratori, architetti, geometri, carpentieri, imbianchini, falegnami, ingegneri: opere nelle chiese, oratori, canoniche, seminario, ricostruzioni post-terremoto, cappelle cadenti da restaurare e così via...  Mio malgrado, e in contrasto con considerazioni che facevo e scrivevo sul ministero del prete, mi ritrovavo a dover accompagnare continuamente opere di muratura.  A partire dal primo giorno del ministero quando ho incontrato il parroco di Boretto don Walter (il nostro primo incontro) tra le macerie della cupola di Boretto da poco crollata e continuando nei più di trenta anni di ministero, ricordo solo alcuni mesi senza qualche lavoro riguardante chiese e varie strutture parrocchiali.  Da questo punto di vista molti amici preti hanno una storia simile alla mia.  E ora, nel cuore della Amazzonia?  Da quando siamo arrivati a S. Antonio do Içá, i muratori non hanno smesso di ‘perseguitarci’, avendo subito affrontato una ristrutturazione necessaria in molti luoghi della casa parrocchiale (non il tetto: quando piove con intensità entra l’acqua da varie parti); abbiamo dovuto ristrutturare e costruire parte dell’altro edificio parrocchiale che ha sale di incontro, di catechesi e lo spazio della cucina.  La chiesa aveva bisogno di essere tutta tinteggiata; inoltre stiamo aiutato la costruzione di cappelle delle comunità sul fiume. E ora, in città, nelle comunità dove opero prevalentemente, che cosa abbiamo? Vari cantieri aperti!

a.       Un edificio semi-crollato nel retro della casa parrocchiale, che era usato anni fa per i francescani in formazione. Ora stiamo costruendo due stanze per ospitare quando avremo necessità, e per dormire (per me): nella piazza di fronte alla canonica abbiamo una discoteca all’aperto, il venerdì sera, sabato e domenica che mi infastidisce molto, sia per il volume alto, che per la pessima qualità della musica e del cantante che grida senza alcuna grazia, che per il gruppo di ubriachi e drogati che gridano e litigano, specialmente il sabato notte.  Spostandomi all’interno del giardino e con muri maggiori, forse riuscirò a dormire in pace anche nel week-end, chissà.

 


b.      La chiesa di “Nossa Senhora da Saúde”, che aveva bisogno della copertura del soffitto (sotto la lamiera del tetto) e di due sale, per la catechesi e la sacristia e di rifare parte del presbiterio, mettere lampade nuove, tinteggiare. Dopo molto tempo, il lavoro è a buon punto, anche se non concluso.

c.       La cappella della comunità del Bambino Gesù, la più lontana dal centro; in realtà è una zona che non ha mai avuto una comunità cattolica e non abbiamo ancora una comunità organizzata; per ora la unica attività è la celebrazione della messa ogni 15 giorni nella casa di una famiglia, frequentata da poche persone. La chiesetta ora há giá la struttura di mattoni.

 


d.      La cappella di Santa Chiara; avevamo il terreno e da molto tempo la intenzione di costruire, e siamo molto in ritardo. La costruzione comunque è iniziata, con le fondazioni e una prima parte di muro, ma è solo un inizio.  A motivo della situazione metereologica (terreno fradicio per la pioggia) e le poche persone disponibili ad aiutare, siamo ancora lontani. Siamo in un quartiere molto grande, e quasi nessuno frequenta la comunità cattolica. 

 

e.       Comunità di San Giuseppe. La chiesa è stata costruita, ma non conclusa; lavoro urgente è ora sistemare la parte di cortile che è terra (cioè fango per molta parte dell’anno) e sarebbe il luogo di incontro per la festa del patrono – per loro molto importante-.  Pensavo di fare una piazzetta di cemento, così ci sarebbe anche la possibilità di un campo di pallavolo e calcetto.  Poi avremmo la necessità di costruire sale per la catechesi, per incontro con i Giovani e altri incontri. Non abbiamo ancora sale comunitarie a parte la cappella e ho promesso che mi impegnerò per aiutarli in queste costruzioni.

 


f.        Nossa Senhora de Guadalupe” : una piccola la cappella nella comunità indigena di San Salvador. Per ora abbiamo il progetto di sistemare la cappella, chiudere la parte frontale perché é aperta e quando non ci sono nuvole il sole infastidisce molto. Manca poi un deposito per il materiale della comunità, una sacristia, uno spazio per la catechesi e incontro con i giovani.

 


 

g.      Bairro “Taboca”; non abbiamo una comunità qui e la maggioranza delle famiglie sono cristiani evangelici di diverse chiese. Ho visto un piccolo spazio comunitario, cioè è possesso degli abitanti del quartiere, cadente e con la necessità di ristrutturazione per poter far qualcosa.   Pensavo di sistemarlo un po’ per poterlo poi usare anche con qualche iniziativa per le poche famiglie cattoliche (rosario, catechesi...) re se gli ‘evangelici’ non creano impedimenti.  

Sette cantieri aperti contemporaneamente; e con la prospettiva di altri, perché vorremmo tentare di avere uno spazio cattolico in altri quartieri dove ancora manca un luogo di incontro comunitario.

Le chiese protestanti e soprattutto le chiese/sette neopentecostali sono assai diffuse da noi, e aprono edifici in tutti i luoghi, così che la gente partecipa; sono ormai molto più i protestanti ( e affini) che non i cattolici, anche per questa loro maggiore azione missionaria capillare.

La comunità è comunione di persone, quindi il luogo materiale di incontro non sarebbe importante; e invece è importante!  Ci incontriamo anche nelle case, e questo é bello, ma non è sufficiente; la maggioranza delle famiglie vive in case povere, strette, solo con lo spazio necessario per chi vi abita, ma con poca possibilità di accogliere altri e questa è una difficoltà. Di conseguenza è importante costruire un edificio comunitario, sufficientemente ampio e che sia di tutti.





 Inoltre succede anche questo: la celebrazione è in una famiglia, ma chi vota un partito differente da quello della famiglia che ospita, non va; molte volte ci sono litigi tra famiglie, quindi ci si esclude a vicenda... ecco perché uno spazio di tutti, comunitario e non di una sola famiglia, aiuterebbe il formarsi di una comunità – chiesa. É la mostra realtà.




Questo per rendervi partecipi delle nostre occupazioni e pre-occupazioni e rendere conto di come vengono (anche) impiegati gli aiuti che ci mandate.

Grazie a tutti, don Gabriele Burani

Santo Antonio do Içá, Amazonas, 15 febbraio 2022 


   

lunedì 14 febbraio 2022

Assemblea parrocchiale a S Antonio

 






Assemblea parrocchiale a S Antonio con i rappresentanti delle comunità della città per decidere il cammino del prossimo anno pastorale. Questo anno, grazie a Dio, è stata una assemblea propositiva, senza litigi o critiche insensate…vedremo se porterà frutto!   Mando foto anche della equipe della coordinazione di qualche comunità.   A presto, don Gabriele Burani Santo Antonio do Içá Amazonas

martedì 1 febbraio 2022

AFFONDATA LA BARCA DI PADRE GABRIELE CARLOTTI

 







ALCUNE RIFLESSIONI DI DON LUIGI GIBELLINI DAL VIAGGIO IN AMAZZONIA

 

S.Antonio do Iça, 20/01/22 

Certamente quello che rimane impresso all’arrivo a Tabatinga è il vedere, ma questo si era visto anche dall’alto, il fiume, come un grande serpente che striscia nella foresta, camminando con lentezza ma con grande maestria. Poi l’impatto con il caldo, abbastanza forte, ma soprattutto, umido; poi l’accoglienza di dom Adolfo che con grande semplicità e tranquillità ci è venuto a prendere e ci ha accompagnato nella sua casa, dandoci molta attenzione e tempo. Aveva voglia di parlare e noi gliene abbiamo dato l’occasione; poi il rito della cena a base di pesce e poi il gelato, come ulteriore segno di accoglienza e amicizia. E’ una persona molto semplice e con grande senso di accoglienza. Alla mattina ci ha accompagnato alla barca e ha aspettato li con noi fino al momento dell’imbarco; parabèns. 

Il viaggio in barca, super lusso, forse è stato il viaggio più confortevole che abbiamo fatto, al di  là dell’aria condizionata a bomba, ma certamente molto bello. Vedere il fiume che è maestoso e che  incontra sulle rive la popolazione riberinha e poi il camminare lento che da un senso di tranquillità e di vita differente. Otto ore di barca però sono pesanti, ma pensando a chi facendo lo stesso percorso, con barche più  piccole o meno confortevoli, ci mette il doppio, non possiamo lamentarci. Arriviamo a S. Antonio do  Iça, e sulla banchina del porto sta’ aspettandoci pe. Gabriel Carlotti, che con due pesci in mano ci  accoglie e ci dice che quelli saranno la cena di quella sera. Poi passando per una passerella, che sono due tavoloni, ci avviamo verso la macchina per arrivare alla casa parrocchiale dove ci attende l’altro  Gabriele;  un  poco  stanchi  ma  molto  contenti. 

Il  mattino  seguente  ci  mettiamo  in  viaggio  ben  presto, con  pe. Gabriel Burani,  Moises, e un’altra  persona che ci accompagna per una visita a due comunità riberinhe che si incontrano sul  fiume Solimões, che in Manaus diventa il rio delle Amazzoni, una si chiama Piatã e l’altra Nazarè. Arriviamo nella prima comunità dopo quasi 3 ore di barca, un rumore abbastanza assordante ci  accompagna durante tutto il viaggio, tanto che è necessario avere le cuffie per proteggere le orecchie. Arriviamo a Piatã verso le 10,30 e sulla  riva si  vedono i bimbi che stanno aspettando l’arrivo del  padre; scendiamo dalla barca e con un poco di difficoltà risaliamo la riva che porta alle case della comunità; sono circa 20 famiglie Tukuna e  vivono in case a palafitta, perché nei mesi  di maggio giugno il fiume sale di almeno 5-6 metri dal livello attuale e si arriva davanti alla cappella con la  piccola barca che serve come navetta. E’ una comunità ben strutturata, c’è la scuola con il maestro  residente, che è anche un animatore della comunità, suona la chitarra ed è il marito della catechista; poi c’è il lider della comunità che è anche ministro della Parola e poi tanti bimbi, molto belli e con i  tratti  tipici indios. Comincia la celebrazione e all’inizio pe. Gabriel ci presenta alla comunità, io e Marinella, perché don Eugenio non si è sentito di venire; la celebrazione è accompagnata dai canti in lingua Tukuna e anche l’omelia è  fatta dal ministro; il  tutto  senza capire una mazza. I bimbi si danno da fare per  togliere le mosche dalle gambe di Marinella, ma alla  sera si vede un risultato penoso; molte picadas nas pernas… Terminata la celebrazione gli avvisi, in modo particolare quello  dell’Assemblea che sarà alla fine del mese e dove tutte le comunità  sono invitate a partecipare.

Ci si rimette in cammino, o meglio in navigazione per arrivare all’altra comunità, Nossa Senhora de Nazarè. Ci arriviamo dopo due ore di navigazione; parcheggiamo la barca e ci prepariamo per il pranzo a base  di riso e pollo. Poi scendiamo per arrivare alla piccola comunità composta di 5  famiglie, ma la salita non è stata molto facile, dopo aver attraversato una tavola che affondò nell’acqua, mi sono inerpicato sulla riva, ma il fango era demais, e ho cominciato ad affondare fino al ginocchio, perdendo le ciabatte che poi Moisés ha recuperato. Marinella vedendo questo spettacolo ha  desistito e si è fermata sulla barca.  Abbiamo celebrato con una decina di persone delle quali metà erano bimbi che come nella comunità precedente ci schiacciavano  le mosche che aggredivano le nostre gambe…poi una signora anziana con suo marito, Leonilda e Pedro, che hanno vissuto tutta la loro vita in quell’aldeia (comunità). Poi il rientro a casa dopo aver viaggiato sul fiume Solimões per circa 7 ore. 

Il giorno seguente ci siamo recati al porto per cominciare a caricare le cose necessarie per potere partire venerdì per visitare alcune comunità riberinhe insieme con pe. Gabriel Carlotti e la  sorpresa, e che  sorpresa, è stata vedere la barca affondata; tutta la parte posteriore era sott’acqua e le cose che erano  nella  barca  galleggiavano dentro la barca. Ho visto Gabriel un po’ spaventato ma non arrabbiato. Quindi con calma abbiamo cominciato a tirare fuori quello che si poteva ma senza successo. Ci si è rivolti alla prefettura (Comune) che con una chiatta e sollevatori sono riusciti a rimettere la barca a galla; adesso bisogna vedere come fare per tamponare i buchi e rimettere in moto il motore, sperando che non abbia subito grossi danni. Il programma quindi cambia, non si va più per celebrare ma si va per avvisare le comunità che non ci  sarà  celebrazione  se  non  il  prossimo  mese,  barca  permettendo. 

Con  una  barca  più  piccola  con  il  motore fuori bordo, si parte venerdì mattina, insieme con Moises, il fedele motorista e pe. Gabriel. Ci infiliamo sul fiume Içã, affluente del Rio Solimões, che arriva fino ai confini con la Colombia (358  km) e dopo 3 ore di navigazione arriviamo alla prima comunità, São Vicente. Lasciamo il messaggio  e invitiamo  all’assemblea  che  si  terrà  alla  fine  del mese a Sant’Antonio do Içã; facciamo così in tutte le comunità, 5 in tutto e poi rientro. Il paesaggio è da urlo, una vegetazione lussureggiante e di tanto in tanto si vedevano spuntare il golfin (delfini  di  acqua  dolce) e i beloa grossi pesci di colore  rosa…poi gli uccelli e i  falci che si dilettavano a procurarsi il cibo in queste  ricche di pesce e i pescatori che ritiravano le reti dopo averle messe la sera  prima. E’ una vita che accompagna il corso del fiume, con i suoi ritmi e con le  sue  regole; adesso siamo nella stagione dove il fiume è basso, quindi per arrivare alle comunità bisogna risalire la sponda, questo non sarà così nei mesi di maggio-giugno quando il fiume si alzerà di almeno 5 metri e anche le case che sono sulla sponda, nonostante che siano su palafitte, rischieranno  di essere allagate. Mangiamo mentre navighiamo sul fiume, e verso le 15,30  siamo di nuovo a casa, rossi come i peperoni ma direi contenti.  


don Luigi Gibellini

 

sabato 25 dicembre 2021

Coerenza

 


 

Padre, è difficile quando la tua propria famiglia, tuo padre e tua madre, i tuoi fratelli si mettono contro...”

Sono nella comunità di Mamurià, siamo arrivati che era già notte dopo aver scaricato 36 casse per l’acqua piovana. Mangiamo pesce cotto al forno, farina di mandioca e peperoncino piccante. Poi prepariamo le amache e la notte ci accoglie cullandoci col movimento dell’acqua del fiume. Alle 7 del nuovo giorno l’animatore della comunità bussa al vetro della barca. “Entra Assis, gli dico, puoi entrare e far colazione con noi, caffè e banane cotte nell’acqua”. Lo vedo entrare con la testa bassa e gli occhi lucidi, gli chiedo se era successo qualcosa di grave. Lui mi risponde che ci sono problemi nella comunità e che i suoi propri familiari, il padre e i fratelli, si sono messi contro di lui. Lo invito a sedersi e a prendere un po’ di caffè: “Racconta, che ti ascolto con attenzione!” Lui comincia a parlare:



Vedi, padre, io quando ero giovane bevevo molto (oggi Assis ha 40 anni e 10 figli), un giorno ero in piedi in fondo alla cappella della comunità, piena di gente, i miei genitori, i vicini, i miei fratelli insegnanti e professori... io ero rimasto in fondo, sulla porta, perché sono solo un lavoratore, non ho studiato, pesco e faccio assi di legno per costruire case e canoe. Così mantengo e do da mangiare ai miei figli, mia moglie lavora in casa e con tanta gente non le rimane tempo per fare altro. Quel giorno fr. Gino chiese alla comunità se qualcuno era disposto a servire e prendersi la responsabilità di fare la celebrazione della Parola, come ministro, perché la comunità potesse celebrare il giorno del Signore. Nessuno alzò la mano, nessuno diede la sua disponibilità, tutti muti, guardandosi intorno. Allora fr. Gino chiese se poteva, lui, scegliere una persona per questo servizio alla comunità, come ministro della Parola. Tutti risposero di si, alleviando la tensione di quel momento. Così fr. Gino puntò il dito verso la porta e disse: “Quel giovane lì, in piedi sulla porta della chiesa”. Mi guardai intorno per vedere chi era, e fr. Gino, col suo sorriso di sempre disse: “Proprio tu, Assis, tu sei disposto a fare questo servizio importante per la tua comunità?” Io ancora non capivo cosa stava succedendo, ma risposi prontamente di sì: “Se posso aiutare, sono pronto a servire la mia comunità”. Quel giorno la mia vita è cambiata, ho smesso di bere e ho cominciato a conoscere la Parola di Dio, sono ormai 14 anni che ogni domenica celebriamo insieme il giorno del Signore, nella luce del Risorto che sempre ci accompagna. Quattordici anni che sono cresciuto, e sto crescendo, alla scuola del Vangelo”. Bene, gli dico, questo è molto bello e importante. Grazie a Dio per tutto! Assis prende ancora la parola e mi racconta: “Vedi, padre, la mia vita è cambiata e io ho imparato che dobbiamo obbedire alla Parola di Dio. Come sempre ci insegni tu, leggendo il Vangelo. Gesù ha portato a compimento e superato tutto l’Antico Testamento: non basta più voler bene solo ai tuoi, alla tua famiglia o alla tua comunità; dobbiamo amare tutti e servire i fratelli riconoscendo il Signore risorto in ogni povero e bisognoso”.

È vero, gli dico, per questo abbiamo bisogno di alimentarci con la parola del Vangelo di Gesù e nutrirci con il suo corpo e il suo sangue: la Parola e l’Eucaristia non sono un premio per quelli che lo meritano, ma sono un dono gratuito per tutti coloro che ne hanno bisogno, specialmente i deboli e i fragili nella fede, anche per i peccatori, perché abbiano la forza di rialzarsi.



Assis mi interrompe: “Vedi padre, la politica è una ‘brutta bestia’, come è vissuta qui da noi. Chi vince umilia i perdenti e si mostra come più forte, pur sapendo che è una ruota che gira. La mia famiglia ha perso la politica per 12 anni, ma l’anno scorso abbiamo appoggiato il candidato a sindaco che ha vinto, così tre dei miei fratelli hanno avuto un lavoro come insegnanti e responsabili della salute pubblica. Come comunità abbiamo ricevuto una lancia (piccola imbarcazione) con un motore di 40 cv che deve servire per portare i malati al posto medico più vicino. Io sono stato scelto come autista ufficiale per guidare la lancia sul fiume, non guadagno niente, ma ho accettato per aiutare chi avesse bisogno. La Segreteria della Salute non aiuta in niente, non dà la benzina per i viaggi perché la lancia è stata un dono del deputato che appoggiava il candidato a sindaco. Ora accade che persone di altre comunità a noi vicine, mi cercano e mi chiedono, quando hanno dei malati, di portarli in città o al posto di salute più vicino, a tre ore di lancia, perché se andassero di canoa impiegherebbero sei o sete ore. Ho sempre risposto di sì ad ogni richiesta, anche per portare persone dai medici tradizionali che allontanano gli spiriti maligni. Ho sempre e solo chiesto la benzina necessaria, perché non ne abbiamo”.

Sorrido e gli dico: “Hai fatto bene, Assis, hai offerto il tuo tempo e il tuo servizio per chi aveva bisogno”.



Lui continua: “Si, padre, ma i miei fratelli e anche i miei genitori dicono che è sbagliato quello che faccio, perché la gente ne approfitta e la lancia è stata data alla nostra comunità che ha vinto la politica, gli altri, le tre comunità vicine, hanno appoggiato l’avversario che ha perso, quindi ora devono arrangiarsi.  E questo fa male al mio cuore, e ho detto la verità alla mia famiglia. Ho detto loro che il Vangelo di Gesù non dice così, ma chiede di amare e servire tutti, perdonare i nemici e pregare per i persecutori. E queste persone che abitano nelle comunità vicine non sono nemici né persecutori, ma sono nostri compagni di vita, nostri fratelli. O viviamo il Vangelo, oppure non serve dire che abbiamo fede e neanche celebrare il giorno del Signore. Ho dovuto dire la verità: che il loro cuore è lontano da Dio. E ho restituito a loro la chiave del motore della lancia, che ora rimane qui ferma e non serve a niente, se non a mostrare che noi siamo i vincitori, come fosse un trofeo di guerra. Questo mi fa male e mi umilia: che la mia propria famiglia mi sia contro e non veda il suo grande errore rispetto alla fede che professiamo. Mio fratello non parla più con me, mio padre non mi dà il segno della pace nelle celebrazioni e mia madre dice che ho sbagliato a dire la ‘mia’ verità”.

Cerco di rincuorarlo un po’, di mostrargli che le incomprensioni sono sempre presenti dove ci sono persone. Gli do un consiglio: formare una equipe che sia responsabile per la lancia e che le prossime decisioni vengano prese insieme per evitare che uno solo si senta o la faccia da padrone. Mi riprometto di parlarne dopo la Messa con la comunità e di proporre che si decidano alcuni criteri oggettivi che aiutino a dare risposte giuste e imparziali, criteri che valgano per tutti, per i membri della comunità e anche per i vicini. Poi guardo gli occhi di Assis, vedo che i suoi occhi sono lucidi e pieni di lacrime, lo abbraccio forte e gli dico: “Il Vangelo ce lo ha detto: Avrete cento volte tanto, insieme a persecuzioni. E ancora: Si divideranno padre contro figlio e figlia contro madre, fratello contro fratello, per causa del mio nome. Coraggio Assis, hai dato la tua bela testimonianza, anche dov’è più difficile, nella tua comunità e nella tua propria famiglia. Abbi fede, il Signore ce lo ha promesso: Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Coraggio Assis, non sei solo e la tua perseveranza salverà anche i tuoi fratelli; sappi che la vita di comunità a volte è difficile, ma sempre apre nuove prospettive, nuove possibilità per tutti, se perseveriamo nel bene e cerchiamo di essere coerenti con la fede che professiamo, procurando sempre ciò che ci unisce”.



 Nella Messa ascoltiamo il Vangelo del giorno, Lc 7,19-23, anche Giovanni il Battista fa fatica ad accettare l’agire di Gesù, che supera la giustizia retributiva, che premia i buoni e castiga i cattivi. Gesù usa di misericordia con tutti. Questo nuovo agire di Gesù purifica i cuori, aiuta a recuperare una visione fraterna e umana, permette di capire e di ascoltare la sofferenza dei fratelli. Anche lui, Giovanni il Battista, deve convertire la sua visione religiosa e aprirsi alla fede, senza scandalizzarsi della gratuità dell’amore di Dio. Con umiltà e fermezza rivolgo lo sguardo verso Assis e i suoi fratelli, verso il padre e la madre che si scandalizzavano per la bontà del proprio figlio e dico loro: “Noi, noi dobbiamo essere questa Buona Notizia annunciata ai poveri! I nostri gesti di gratuità e apertura verso tutti, sono la fonte della nostra gioia. Solo così potremo cambiare e rinnovare la nostra storia politica e sociale, affinché non ci siano più vincitori e vinti, ma solo fratelli e sorelle”.

 

  Gabriel Carlotti, missionario in Amazzonia.

 

Santo Antonio do Içá, 25 dicembre 2021 – Natale del Signore

 

 

P.S.

Ormai sono passati più di due anni da quando siamo partiti per l’Amazzonia. Un tempo che è passato in fretta, carico di molte emozioni e storie di vita, di sofferenza, di fede e di speranza. In queste ormai più di 35 lettere, se consideriamo anche quelle scritte da Gabriele Burani, mio compagno di viaggio (si potrebbe farne un libro, ma non è questo l’intento) abbiamo cercato di condividere, raccontando, una esperienza che non è solo nostra, ma anche vostra, perchè siamo qui anche a nome vostro, della vostra fede, della nostra Chiesa reggiano-guastallese. Queste lettere sono state scritte ‘di getto’, senza molta riflessione, almeno da parte mia, ma con l’intento di raccontare una esperienza di vita, di condividere quello che anch’io stavo scoprendo. Se qualcuno non le avesse tutte, può richiederle al Centro Missionario Diocesano, a Roberto Soncini (roberto@cmdre.it o com um messaggio al +39 3200714445). Ora sento la necessità di fermarmi a riflettere e vorrei farlo insieme a voi. Per questo ho pensato di non scrivere più per alcuni mesi, ma di rileggere questi racconti, che neppure io ricordo nei particolari, e lasciarli risuonare dentro di me. Vorrei cogliere alcune luci che possano illuminare l’esperienza di una vita di fede. Vi propongo di farlo insieme:

a)  Rileggendo una lettera con calma e alla luce dello Spirito Santo, con atteggiamento di preghiera

b) Chiedendoci quale fede sostiene la vita di questa gente

c)  Scoprendo quali intuizioni e suggerimenti, quali esperienze possono aiutarci a riscoprire la bellezza del Vangelo, la sua radicalità gioiosa; come vivere la fraternità nelle nostre Parrocchie e Unità Pastorali.

Potremmo, metodologicamente, rileggere i racconti dalla Missione e, quando una parola o una frase o una esperienza attira la nostra attenzione e ci fa pensare (ricordate il card. Martini che diceva: L’Umanità si divide in due gruppi, quelli che pensano e coloro che non pensano...), allora possiamo annotare la nostra riflessione e metterla come “nota” in calce alla lettera. Poi nel nostro gruppo “in barca con...” possiamo postare i nostri pensieri per condividerli. Per coloro che non sono di Castelnovo Sotto e/o non appartengono al grupo, potete inviare le vostre riflessioni direttamente a me (E-mail: lele6387@gmail.com ; WhatzApp: 005597984196606). Credo che così potremo arricchirci gli uni gli altri e ascoltare lo Spirito del Signore che parla ancora al nostro tempo e alla nostra Umanità. Anche questo potrà essere un passo per ‘fare sinodo’ e rinnovare la nostra Chiesa.

Buon cammino, Buon Natale e Felice Anno Nuovo. Grazie di tutto quello che siete e che fate per la vita dei fratelli tutti.   Gabriel

Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...