mercoledì 21 luglio 2021

Un passo nuovo di ritorno alle origini ...


 


Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

Su tredici Comunità che abbiamo incontrato, solo in 6 ho potuto celebrare l’Eucaristia, il 50% sembrerebbe un buon risultato, ma se penso alle ore di viaggio, in questi nove giorni, allora mi chiedo il perché... e cosa stia mancando... quale passo sarebbe importante per rispondere a questa realtà? É già passato un anno da quando è arrivata la nostra barca e il prossimo viaggio del 24 luglio sarà il ventiquattresimo. Credo che nessuno prima di noi sia stato così presente lungo il fiume e nelle piccole comunità. Anche la nostra gente è un po’ spiazzata, non abituata a vedere il prete così spesso. Prima si lamentavano dell’assenza, ma ora sembra quasi che sia troppo, e manca l’attesa, il desiderio. Quando arrivo spesso mi sento dire: “C’è la messa oggi, si può battezzare? Perché il frate quando veniva ci avvisava risalendo il fiume e sapevamo il giorno in cui si fermava, quando scendeva”. E ogni volta li guardo sbigottito e sorridendo: “Ma, è un anno che vengo tutti i mesi e sempre lo stesso giorno, così sapete che quel giorno del mese il padre arriva, lo sapete un mese prima, e vi ho lasciato anche un foglio con la data e l’orario...” “Hai ragione, ma ci siamo dimenticati, chissà dove è finito il foglio...”. Così ogni volta mi rendo conto che il tempo è relativo e il calendario non esiste, se non per il giorno in cui si va in città a ritirare i soldi della pensione o degli aiuti del governo alle famiglie, giorno sacrosanto! Già è successo, e più di una volta, di arrivare in una comunità e non trovare nessuno, o solo una famiglia. “Ma dove sono andati tutti?” - “Sono scesi oggi in città per la pensione e la borsa-famiglia” - “ma sapevano che oggi c’era la messa della comunità, potevano andare domani... ho impiegato sette ore per arrivare in tempo!” - “ha ragione, padre, ma.... se vuole celebrare, noi ci siamo”. Così mi rendo conto che la vita di preghiera come momento comunitario è ancora un sogno. Sono poche le comunità che si riuniscono alla domenica per pregare e ascoltare insieme, condividere la Parola. In questo i nostri fratelli evangelici sono migliori e più fedeli al culto della loro chiesa! Mi rendo conto che il cammino è ancora lungo. Tutto questo non mette in dubbio la Fede personale, non il contenuto che è vicino allo zero, ma la fiducia in Dio e nella sua presenza e provvidenza. In questa materia le nuove generazioni sono molto più deboli degli anziani, questo ci fa pensare: come aiutarli?



Anche nei popoli indigeni, dove tutto è comune, questo aspetto della religiosità è sempre più segnato dall’individualismo, frutto prediletto di un certo sistema economico che ormai è davvero globalizzato. In almeno cinque comunità erano presenti quasi solo bambini, una ventina, e alcune mamme, così, prima della merenda, abbiamo preso spunto dal Vangelo e conversato sull’essere parte della famiglia di Gesù, suoi fratelli, sorelle e madre. E ci siamo chiesti dove sia, come chiamarlo nel bisogno, dove cercarlo... “Dì al mio popolo che non c’è bisogno che mi cerchino e mi chiamino: io sono colui che è sempre presente, io sarò lì al loro fianco, ho visto l’umiliazione del mio popolo, ho udito il loro lamento e sono venuto per liberarli... e mando te – questo è il mio nome”.  Così Mosè ci indica la strada, nell’andare incontro ai fratelli, nel fare con loro un cammino di liberazione e di libertà, incontreremo Dio, ci renderemo conto della sua presenza fedele. Così, un po’ improvvisato, con alcuni canti conosciuti, abbiamo vissuto un momento di catechesi che ci ha coinvolti e ha provocato interrogativi, risvegliando il desiderio di una vita fraterna perché amata e desiderata dal Signore. Poi abbiamo fatto merenda con i biscotti che avevamo portato, ed è stata una festa. I bambini riescono sempre a valorizzare la presenza e sono i primi ad accoglierci e gli ultimi a lasciarci andare. Certo Gesù ce lo aveva consigliato: “diventate come i bambini”. E aveva ragione, bambini non si nasce, ma si diventa. Forse questo voleva dirci quando ci ha chiesto di “rinascere dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito”.



Quest’anno ci eravamo prefissati di celebrare tutti i mesi in tutte le comunità, per iniziare, aiutare e sostenere una vita fraterna. Qualcosa si è mosso: sette comunità celebrano la Parola alla domenica, due hanno anche la condivisione del pane eucaristico e in otto è stata costruita o ristrutturata la chiesetta, segno e luogo della Comunità. Ma non basta, è urgente evangelizzare! Così, per il prossimo anno, iniziando ad agosto, pensiamo di preparare una catechesi mensile, iniziare i nostri incontri comunitari attorno a un tema e alla Parola, in agosto pensavamo di parlare di Maria della sua figura di donna e giovane di fede, della sua libertà e della sua fiducia che la fa rischiare, del suo farsi discepola del proprio Figlio, visto che c’è la festa dell’Assunta e agosto è il mese vocazionale in tutto il Brasile. Poi sceglieremo altri temi: settembre la Parola, qui è il mese della bibbia, che il papa ha proposto per tutta la Chiesa; ottobre è il mese missionario e potremo approfondire il nostro essere discepoli-missionari, la missione come vita della Chiesa. Nelle comunità dove è possibile continueremo, dopo la catechesi, con l’offertorio e la parte eucaristica della messa; in altre ci limiteremo alla preghiera del Padre Nostro, dell’Ave Maria e della pace, condividendo i biscotti o altro che a volte le persone ci offrono. Evangelizzare mantenendo forte il legame Fede-Vita per riaccendere il desiderio di una vita fraterna. A questo mirano anche i segni di condivisione presenti, come il doposcuola in chiesa a Ipiranga, la distribuzione delle casse per l’acqua piovana, la denuncia dell’estrazione illegale dell’oro e il conseguente inquinamento del fiume, come pure la distribuzione di generi alimentari nelle situazioni familiari più difficili.   



Così era stato per il Vaticano II°: ritornare alle origini! Alla Parola per l’evangelizzazione dei poveri. Non dare più per scontata la tradizione cristiana, la conoscenza dei suoi contenuti che spesso non erano più vissuti, facendo scadere la Fede in ritualismo, ideologia o movimento religioso. O la Fede è la Vita e la Speranza di una persona che si riconosce parte di una Comunità, o non è Fede! È di questa coscienza e scelta libera, di questo desiderio del cuore che sentiamo il bisogno e intravediamo la forza dirompente. Pur nella coscienza che nulla è scontato. Anche nel Concilio la questione dei poveri e della povertà della Chiesa non ha avuto seguito! Eppure una liturgia vuota di povertà rimane un aborto! Al contrario, la scelta di una povertà dignitosa e fraterna è già una liturgia di lode che sa gridare per giustizia senza mai maledire, ma fiduciosa nel suo Signore.

L’evangelizzazione qui è stata, di fatto, una sacramentalizzazione. La gente chiede solo il battesimo, ma non c’è coscienza e volontà, desiderio di una vita fraterna di Comunità. E a peggiorare la situazione la ‘pratica’ religiosa si basa sulle feste dei santi una volta all’anno. Ma quando scatta il cambiamento le persone sono felici di essere parte di una nuova famiglia, la Comunità appunto, e si impegnano molto. Noi continuiamo a gettare la semente, a piantare e irrigare. Il Signore farà crescere. E altri raccoglieranno... tanto siamo in una ‘azienda familiare’ e tutto appartiene a tutti. O meglio, tutti amiamo lo stesso Signore, poniamo in lui la nostra fiducia e lavoriamo nel suo Regno di giustizia, di speranza e di pace!



Per inciso, credo che la situazione italiana non sia molto diversa nella sostanza, solo, a volte e sempre meno, si presenta meglio; allora se avete qualche suggerimento lo accogliamo con gioia e riconoscenza. Noi continuiamo a trasmettere e condividere la nostra esperienza e la bellezza che qui incontriamo nella vita dei poveri. Voi aiutateci a riflettere! Buon cammino a tutti!

 

Santo Antônio do Içá, Festa di Santa Maria Maddalena, giovedì 22 luglio 2021

 

giovedì 15 luglio 2021

LAICI (IR)-RESPONSABILI




Lettera dalla Missione  Santo Antonio do Içá – Amazzonia


Don Gabriele Burani, 14 luglio 2021 

 

‘Laos’ è il popolo in generale, ma in senso più specifico uso qui il termine ‘laici’ per indicare i credenti cattolici delle nostre comunità. Uno dei nostri obiettivi nella missione è incentivare la ministerialità dei laici, aiutarli ad assumere responsabilità, a servire gratuitamente e a maturare una certa autonomia.
Ci sono persone di fede, con uno spirito attivo e grande disponibilità che aiutano molto il cammino della nostra parrocchia; laici responsabili, ma anche irresponsabili!  Soprattutto la coscienza di essere Chiesa è ancora acerba; come in altre occasioni condivido con voi anche le situazioni meno esaltanti e difficili da affrontare, per darvi una idea realistica della missione. 
Ad esempio, una piccola cronaca di qualche impegno pastorale dopo il viaggio sul Rio Içá.

 3 luglio, sabato. Comunità di NS di Guadalupe.  Ore 18. Era stato deciso l’incontro con i giovani, il secondo incontro del gruppetto di questa comunità indigena, nella zona al limite tra la città e la foresta.  Arriva qualche giovane, aspettiamo, sistemiamo in circolo i banchi della cappella mettendo la statua di Maria al centro; ma i responsabili che avrebbero dovuto preparare l’incontro non arrivano. Dopo mezz’ora iniziamo a pregare, recitando il rosario, con intenzioni di preghiera ad ogni decina. Mentre i ragazzi sono ancora riuniti li lascio per celebrare l’eucaristia in un’altra comunità, NS della Salute.  Quando arrivo la cappella è quasi vuota, nessuno a suonare, una decina di persone partecipano alla messa; i ministri della Parola che potrebbero-dovrebbero essere responsabili per la liturgia non ci sono. L’incontro biblico settimanale che avevamo progettato di fare nelle case, da tempo non si fa, i due animatori e la coordinatrice ancora non hanno organizzato la cosa.  Cosa aspettano? Mi chiedo. I ministri aspettano l’invito della coordinatrice, la coordinatrice aspetta i ministri nessuno fa niente!



Domenica 5, nella comunità di S. Giuseppe non vedo quasi nessuno, solo una decina di persone della famiglia che abita accanto alla cappella; mi dicono che sabato c’è stata una festa di compleanno, e che probabilmente i partecipanti alla festa (famiglie cattoliche in maggioranza) si stanno riposando; quelli che normalmente partecipano alla messa non si fanno vedere (nemmeno alla messa della sera, nella Chiesa centrale).
Questa è la attuale coscienza della vita di comunità, dei sacramenti, del giorno del Signore….

Alla sera, messa nella chiesa di santo Antonio, la chiesa centrale: nessuno a suonare, nessuno a guidare il canto (di solito qualcuno c’è), nemmeno hanno avvisato che hanno qualche impedimento…È la prima domenica del mese e la equipe della pastorale della decima, che dovrebbe preparare le letture e animare la messa, non ha fatto nulla, quindi si improvvisa sul momento, con i pochi disponibili.

Lunedì 6, incontro con i giovani alle 18:00 in una comunità della città: l’educatore non arriva; sta piovendo forte, arriva qualche ragazzo, facciamo qualche gioco di animazione ma l’educatore non si fa vedere.
Vado anche il lunedì  seguente e l’educatore non c’è; non manca invece il forte temporale equatoriale ma siamo al riparo; quando cala di intensità e si riesce a dialogare , le ragazze presenti mi dicono che hanno sentito che l’educatore responsabile  non  intende seguire  più il gruppo, perché loro non prestano attenzione…  lui non mi ha parlato, semplicemente non si fa più vedere….  Andrò a trovarlo a casa.



Alle 19:30 ci sarebbe un incontro di preghiera e formazione biblica nella comunità di S. Giuseppe, ma non avvisano in quale famiglia si riuniscono, non arriva né telefonata né messaggio…. Non saprei se si sono riuniti. (In seguito mi dicono che non si sono riuniti per motivi di malattia di qualcuno)

E nella comunità del centro è stato fissato un incontro in preparazione al battesimo dei bambini, ci sono due catechisti responsabili….  Nessuno dei due arriva. Le due coppie di genitori se ne vanno!

Un esempio del nostro lavoro/ non-lavoro pastorale. Quando si celebra qualche festa, molti sono presenti, poi nell’ordinario non ci sono.  La coscienza ecclesiale è ancora agli inizi e a volte ci si sente disarmati; arrabbiarsi è la prima reazione, poi non serve a molto.   Rimangono vari interrogativi, sul come muoversi, di quali persone fidarsi… comunque l’impegno per favorire la ministerialità rimane e il nostro impegno continua. Con qualche frutto? Vedremo, forse si, forse no!

Domenica 11, alle 6 comincia un forte temporale, poi pioggia normale; vado alle 8 per la messa nella comunità dello Spirito Santo, la chiesa è chiusa, arriva solo una persona, un fedele animatore della comunità, ma nessun altro. Aspettiamo quasi mezz’ora poi ritorno alla casa parrocchiale; ancora è difficile per me capire perché le persone non vengono a messa se piove, almeno chi abita vicino alla cappella. Chi abita lontano, se deve affrontare una strada piena di acqua e fango, è comprensibile trovi difficoltà.  Quando poi arrivo alla chiesa centrale vedo tutto chiuso, e capisco che è avvenuta la stessa cosa: non è arrivato nessuno o quasi. Poi vado alla comunità di NS di Guadalupe; arrivo, camminando nel fango, alla cappella; suono la campana, aspetto, ma non si fa vedere nessuno. Ritorno alla casa parrocchiale. 
 Al pomeriggio ritorna il sole, e l’incontro con i giovani che era stato programmato si fa. E un buon gruppo di adolescenti-giovani arriva.

Certo non è sempre così, a volte è tutto ben organizzato, ci sono laici responsabili, specialmente nelle feste speciali annuali,  ma il senso della domenica- giorno del Signore e della comunità è ancora vago.

 

martedì 6 luglio 2021

Beviamo l’acqua della pioggia

 

 

don Gabriele Carlotti

La parrocchia di Santo Antonio di Lisbona si trova nel comune di Santo Antonio do Içá, nel cuore dell’Amazzonia brasiliana. Appartiene alla Diocesi dell’Alto Solimões il cui vasto territorio, 131.000 kmq, è molto ricco e interessante dal punto di vista naturalistico, anche se spesso è sfruttato da potenze economiche straniere e anche locali. Nella nostra terra vivono diversi popoli indigeni, il più numeroso dei quali è il popolo Tikuna, ma abbiamo la presenza anche di Kocama e Caixana, oltre alla popolazione discendente di europei e proveniente da altri stati del Brasile.





Nella parrocchia abbiamo 8 comunità nei quartieri cittadini, 3 comunità sul fiume Solimões (Rio delle Amazzoni) e 25 comunità sul fiume Içá (il Rio Putumaio che entra in Brasile dalla Colombia). Oltre a queste comunità cattoliche, ci sono lungo il fiume Içá altre 26 comunità delle quali 6 evangeliche e 21 della chiesa della croce (nata nel secolo scorso dal missionario irmão José). Cercheremo di accompagnarle tutte per la difesa e promozione della vita, perché l’acqua è un bene e un diritto fondamentale di tutti. Il nostro Dio, il Dio della Vita, non fa differenze di religione!

Il Comune ha il 47,1% della sua popolazione lungo i fiumi, secondo i dati dell’ultimo censimento del 2010.

Secondo un articolo pubblicato nella “Revista Políticas Públicas & Cidades”, nel dicembre del 2017, la microregione dell’Alto Solimões ha il peggiore Indice di Sviluppo Umano (IDH) non solo dello stato dell’Amazzonia, ma del Brasile stesso.

Município

Ranking Nacional

IDH-M

IDH-M Renda

IDH-M Longevidade

IDH-M Educação

Atalaia do Norte

5563º

0,450

0,481

0,733

0,259

Sto. Antônio do Içá

5541º

0,490

0,438

0,759

0,353

São Paulo de Olivença

5453º

0,521

0,471

0,780

0,386

Tonantins

5225º

0,548

0,508

0,779

0,416

Benjamin Constant

4764º

0,574

0,526

0,763

0,471

Tabatinga

3771º

0,616

0,602

0,769

0,505

Amaturá

5049º

0,560

0,499

0,773

0,455

Jutaí

5477º

0,516

0,528

0,766

0,340

Fonte Boa

5394º

0,530

0,518

0,719

0,400

Índice de Desenvolvimento Humano Municipal (IDH-M), Microrregião do Alto Solimões.

 

Nonostante la ricchezza di acqua della foresta amazzonica, non è garantita la possibilità di acqua potabile e di qualità in tutte le nostre comunità, dovuta ai continui cambiamenti del livello dei fiumi nelle stagioni di piena e di grandi secche, come pure al fatto che la maggioranza della popolazione beve dell’acqua del fiume o dei ruscelli e dei pozzi, senza nessun trattamento.

L’alternativa a questa acqua inquinata, è la raccolta dell’acqua piovana.



Per questo, con l’intento di aiutare ad avere la disponibilità di un’acqua pulita e potabile, la nostra parrocchia, attraverso la solidarietà di amici e comunità italiane, offre ad ogni famiglia una cassa di 500 litri per raccogliere l’acqua della pioggia, usando il tetto di lamiera della propria casa. Siamo coscienti che questo non risolve tutti i problemi, perché è necessaria una educazione alla raccolta e al trattamento e conservazione dell’acqua piovana, affinché non sia contaminata. Sappiamo che governo municipale, statale e federale avrebbero la possibilità di risolvere il problema della mancanza di acqua potabile, purtroppo manca la volontà politica di farlo! E nel Brasile attuale, con il governo che abbiamo, una politica che difenda e promuova la vita è davvero lontana dalla realtà. È aumentato il disboscamento della foresta e il commercio illegale del legname pregiato, sono sostenuti i grandi allevamenti di bestiame che hanno bisogno di molti ettari di pascolo, come anche l’agro-negozio che favorisce la monocultura in larga scala. Anche l’industria della minerazione dell’oro e dei diamanti è cresciuta molto, pur nell’illegalità, visto che gli Organi di controllo del governo non funzionano o sono stati bloccati da una politica che favorisce i grandi investimenti a scapito della piccola proprietà e delle terre indigene, già riconosciute dalla costituzione federale. Sperando tempi migliori, la nostra gente si ammala e muore!



La scelta di agire per migliorare la qualità dell’acqua per consumo umano e domestico, nasce da un incontro con la comunità di São Pedro che si trova a metà del fiume Içá, a circa 180 km dalla città di Santo Antonio. Riporto quanto avevo raccontato nella lettera dell’8° viaggio:

....“Si, padre, il cassique ha avvisato per la Messa, ma ci sono molti ammalati, con febbre alta e diarrea”. Chiedo se sia malaria... no, perché non hanno i brividi e sudano molto. Chiedo che acqua bevono. Quella del fiume, mi risponde. Qui non ci sono igarapé (piccole sorgenti). Ma la trattate con il cloro...? no, è finito e qui non abbiamo nessuno della salute pubblica. Sono già stato a Juì (paese a cinque ore di canoa motorizzata), ma dicono che non possono darlo senza una richiesta del responsabile della salute... Mi ricordo, in questo momento di una frase ironica di fr. Gino, mio predecessore: “Bevete l’acqua del fiume, è così inquinata che anche i microbi e i batteri muoiono!”. Ricordandomi della mia Bahia chiedo: “Ma non potete usare l’acqua piovana? Qui piove spesso, quasi tutti i giorni...”. “Sarebbe bello, mi risponde, ma qui nessuno ha una cassa di plastica per raccogliere l’acqua, solo qualche pentola, ma finisce subito...“Incredibile, ma vero”, nel più grande bacino acquifero del mondo, l’Amazzonia, non c’è acqua pulita da bere! Il Vangelo di questa ultima domenica dell’anno liturgico ci coinvolge: “Avevo sete e mi avete dato da bere”. Così lascio alcune medicine per la febbre e la diarrea e chiedo quante case ci sono, mi rispondono cinque, bene proverò a cercare cinque casse da 500 litri ciascuna; voi pensate a come fare una specie di grondaia e al prossimo viaggio, il 12 dicembre 2020, ve le porto. Così, durante la notte, ripenso a quante famiglie devono affrontare questa situazione... Ripenso alle cisterne fatte nella secca Bahia e mi ripropongo di vedere, nei prossimi viaggi, la necessità concreta di acqua potabile, in questa Amazzonia dove piove tutti i giorni e i fiumi sono una ricchezza enorme di acqua dolce. Incredibile, ma vero!”.



Da questo incontro con la realtà nuda e cruda, ci siamo mossi per cercare aiuti per poter offrire a tutte le famiglie una cassa di 500 litri per raccogliere l’acqua della pioggia. Da quel momento abbiamo cominciato a preoccuparci con l’acqua da bere per le persone delle comunità lungo il fiume. Ad oggi abbiamo già distribuito circa 150 casse per raccogliere l’acqua piovana e continueremo, piano piano, tutti i mesi nei due viaggi missionari, a portare questo regalo alla nostra gente, fino a quando potremo farlo. 

Così la parola del Vangelo sarà accompagnata dall’acqua della vita. Solo nella comunità di Ipiranga, sul confine colombiano, abbiamo optato per fare tre riservatori comunitari di 4.000 litri ognuno. Per portare il materiale è stato fatto questo viaggio straordinario di quattro giorni, andata e ritorno sui 357 km che separano la città da Ipiranga. Abbiamo fatto questa scelta per completare un progetto già iniziato dai militari che avevano preparato alcuni riservatori comunitari per l’acqua piovana allo scopo di aiutare le famiglie. In questo modo il paese dovrebbe essere tutto servito da questi punti di raccolta e distribuzione dell’acqua da bere. Come ci ha insegnato Madre Teresa di Calcutta: “il mare e fatto di tante gocce, non facciamo mancare la nostra!”

Infine, la parrocchia ha preparato una piccola dispensa per aiutare le persone a conoscere come trattare l’acqua affinché sia potabile e di buona qualità, e come difendersi da eventuali malattie provenienti da un’acqua contaminata. Ringrazio Otilia che ha preparato il testo e Andrea che ha fatto i disegni, così importanti per comunicare con persone semi-analfabete. Questo ci darà l’occasione di dialogare su questo tema e rispondere ad eventuali dubbi o incertezze che possano sorgere. 

Le famiglie dovranno provvedere all’installazione delle grondaie in plastica e al supporto in legno per la cassa che raccoglie la pioggia. Sappiamo che non tutti lo faranno, ma preferiamo correre questo rischio per incentivare la responsabilità di ogni famiglia, proprio chiedendo questa loro minima collaborazione, coscienti che “è meglio insegnare a pescare, piuttosto che dare solo il pesce”.

Abbiamo anche la speranza che tutto questo movimento, che ha già fatto parlare nel Consiglio comunale della città, possa promuovere un maggiore impegno degli amministratori locali riguardo alla salute pubblica dei cittadini e al trattamento dell’acqua destinata all’uso domestico. Come diceva Francesco di Assisi: “Coraggio, andiamo a lavorare, perché ancora non abbiamo fatto niente...”. 

 

Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

Santo Antônio do Içá, festa degli apostoli Pietro e Paolo, domenica 04 luglio 2021


giovedì 1 luglio 2021

VISITA ALLE COMUNITA' DEL FIUME IÇA

 


21° viaggio missionario. 24-30 giugno 2021

Don Gabriele  Burani , 1 luglio 2021

 

Questa volta é don Gabriele Burani in visita alle comunità del Rio Içá.  Arrivando nella parrocchia di Santo Antonio ci siamo divisi i compiti: io maggiormente nelle comunità della città e le 3 del Rio Solimões e don Gabriele Carlotti nelle comunità del Rio Içà. Ma desideravo conoscere le comunità sul fiume, cosí con il fedele Mosé e suo figlio Moacir, partiamo il giorno 24 arrivando al pomeriggio a Nossa Senhora de Nazaré, nella casa della signora Maria. Una piccola comunità di 5 famiglie, le case sono vicine ed è ancora tutto allagato; lasciamo le 5 cisterne per la raccolta dell’acqua piovana.   I ragazzi sono andati in cittá perché sono iniziate le lezioni scolastiche.  Ci sono 15 persone per la messa, riconosco due ragazzine che frequentano una comunità della città, giunte con la famiglia per una visita ai nonni.
Chiedo se si incontrano la domenica per la liturgia e mi rispondono che la signora che era responsabile ora è in città con i figli e non hanno chi possa dirigere il culto; li invito ugualmente a ritrovarsi e pregare, e se hanno difficoltà nella lettura, si può pregare ugualmente.  Oggi è una giornata splendida di sole, e la luce pomeridiana del periodo invernale è di un caldo giallo intenso che impreziosisce la meravigliosa natura che ci circonda.



Alle 18 partiamo per la comunità di S.Jõao de Japuacuá, proprio nel giorno della Natività di S. Giovanni battista, festa della comunità. Nel villaggio ci sono 17 famiglie, indigeni tikuna ma parlano portoghese; in maggioranza cattolici ma qualcuno ‘evangelico’. Il nuovo cacique, Osmerindo, ci tiene alla vita della comunità e sembra si dia da fare per lo sviluppo del villaggio. Verso le 20,30, risolto il problema della illuminazione, celebriamo nella scuola, ovvero una grande stanza costruita in legno, come le altre case. Durante la messa celebriamo anche il battesimo di tre bambini. Qui ci sono alcune ragazze che animano il canto e due che proclamano lettura e salmo ( con qualche fatica!); la stanza è piena, con 55 persone, di cui la metà bambini.  Giovani e adulti fanno tutti la comunione; una messa un po' caotica ma bella e alla fine i bambini si mettono in fila per ricevere il dono dei colori e album per disegnare; sono molto contenti di questo dono e sorridenti; anche al mattino, quando stiamo partendo, arriva qualche bambino che non era presente la sera chiedendoci timidamente i colori. Con gli adulti parliamo della intenzione di costruire una cappella, e il cacique è determinato in senso positivo. Chiedo se incontrano alla domenica per celebrare: qualche volta, non sempre. Io sempre lascio un sussidio che don G Carlotti prepara per le celebrazioni domenicali.  Vedendo che ci sono molti bambini, chiedo se qualcuno della comunità, aiutato da materiale che potremmo dare, può assumere il servizio della catechesi. Li invito a pensare, io non li conosco ancora.



Un punto negativo: alla notte si avvera la profezia fatta da G Carlotti: è notte di festa e quindi danza e musica a tutto volume, tutta la notte. Pazienza! Di notte non possiamo viaggiare per altri approdi; i mei due compagni di viaggio riescono a dormire, io non molto….

Venerdì 25-06, al mattino si riparte, alle 12,30 siamo a Vista Alegre per scaricare i serbatoi per l’acqua piovana. Al pomeriggio arriviamo alla comunità di S.Sebastiano che è in realtà una famiglia: due anziani, un loro figlio con il suo figlio e la sorella di lei con il marito; le case sono ancora tutte allagate. Chiedono una altra ‘caixa d’água’; due sono già state consegnate ma ne mancherebbe una.  



Celebriamo la messa, poi verso Moinho.  Anche qui tutto allagato, ma è un villaggio maggiore; con la nostra barca ‘parcheggiamo’ di fronte alla casa del cacique per celebrare l’eucaristia, ma lui e la moglie sono a Santo Antonio per risolvere alcune cose relative al villaggio; malgrando l’acqua alta qualche famiglia sta ritornando e celebriamo, con una decina di persone. Arriva un giovane professore con la famiglie, si rende disponibile per la lettura della messa; non è cattolico ma della chiesa ‘ Deus è amor’, comunque partecipa alla celebrazione della eucaristia. In questa comunità avevano iniziato a ritrovarsi per la celebrazione domenicale; da quando il villaggio è allagato non si sono incontrati, sono andati ad abitare in altre case, in città o all’interno dove il fiume non ha invaso la terra, ma ora cominciano a rincontrarsi; stanno anche pensando alla costruzione di una cappella.

Sto vedendo come la scelta di passare tutti i mesi nelle comunità del Rio Içá sta dando frutti, qualche comunità si sta muovendo, si ritrovano di più…. Certo, sono tutte piccole comunità ma li possiamo accompagnare perché siano sempre più ‘chiesa’ e raggiungano una certa autonomia.


Alle 8 di sabato 26 ripartiamo e arriviamo a S.Jõao de lago grande, anche qui ancora tutto allagato. Con qualche difficoltà a causa dei fili della elettricitá Mosé posiziona la barca vicino alla casa che ci ospita per la messa; abitano 9 famiglie nella comunità, non hanno cappella. Arriviamo nel pomeriggio quando un gruppetto di bambini gioca nuotando, e anche io ne approfitto per una nuotata, visto che siamo in una zona non pericolosa per la corrente. Alle 19 la messa e quando ci prepariamo per celebrare mi avvisano: padre, manca l’energia elettrica, il carburante per il generatore è finito. Noi chiediamo al sindaco una quantità maggiore ma non ne arriva a sufficienza….   Celebriamo con qualche candela; mi colpisce sempre come qui, e anche in Africa dove sono stato, la notte è notte, è buio completo, non con il chiarore diffuso delle nostre città europee. Il simbolo evangelico di luce/tenebra si sperimenta con forte evidenza.  Nel buio si avvicina qualche canoa con le famiglie che vengono per la eucaristia: celebriamo con dieci adulti e venti e più bambini, molto contenti di ricevere album e colori per disegnare. La signora anziana mi dice che la domenica si incontrano per pregare; mi pare di capire che non ci sono ancora persone adatte per assumere il ruolo de “leader” di comunità, mi sembra che siano proprio agli inizi di una vita cristiana.  ma data la situazione non ho avuto la possibilità di un dialogo più ampio, è solo una impressione iniziale.



 Domenica 27, ripartiamo al mattino e alle 9 arriviamo a Boa União ;  sono tre famiglie, ma una era in cittá; ci fermiamo in una casa e Francisco va a chiamare l’altra famiglie che si trova esattamente di fronte, dall’altra sponda del fiume, non il corso maggiore del Rio Içá ma uno dei tanti “igarapé”  che attraversano la foresta. Due coppie di giovani sposi con 5 figli ciascuna, i maggiori di 11 e 8 anni, il piú piccolo 1 anno. Sono molto cordiali e sereni, lontani da tutto, una vita non facile, penso. Elettricitá l’hanno, quando arriva il carburante per il generatore; in questi giorni nulla! Vedo bombole di gas, vicino a una cucina appoggiata sul pavimento, e dall’aspetto sono mesi che nessuno la pulisce: mi dicono che non hanno nemmeno il gas ora, per cucinare usano la legna, questa la si trova in abbondanza qui! Ancora non si trovano per la liturgia domenicale tra loro, lascio comunque le fotocopie con la guida per le prossime domeniche. Persone semplici, povere, e comunicano un senso di serenità.  Dopo la messa la condivisione delle caramelle e doni ai bambini e ripartiamo.

Arriviamo a S.João da liberdade  alle 16:30, la messa è alle 19:30.  Abitano qui 9 famiglie. Intanto faccio conoscenza del professore che da 32 anni insegna qui e del  del cacique ( che è protestante); hanno appena finito una riunione, con persone della zona. Riguardo il professore non ho capito se sia cattolico o protestante, comunque prepara la stanza della scuola per la messa, partecipa a tutto, e mi da il microfono per avvisare le famiglie che ci sarà la messa. I bambini giocano in riva al fiume, poi alle 17:30 i giovani salgono al campo da calcio in alto (quello in basso è invaso dal fiume per ora) per una partita. Alle messa partecipano 42 persone, molti bambini. Mi dicono che il mese scorso non hanno avuto la messa perché erano quasi tutti fuori dal villaggio.  Una signora mi dice che si incontrano la domenica per la liturgia.



Con tanti bambini, nei prossimi mesi si potrebbe parlare del tema della catechesi; anche sarebbe bello, col tempo, migliorare la liturgia imparando canti…  ma siamo solo agli inizi, tentando formare una vita di comunità; occorre pazienza e sperare che ci siano persone adatte per animare e dirigere la comunità. Mi pongono una questione: uno dei figli del professore abita con la sposa a Villa Alterosa, paese della religione della “ Cruzada”; sono battezzati in questa chiesa che non è in comunione con la cattolica. Lui era stato con un'altra donna, ma ora da tempo è con questa, hanno due figlie e vorrebbero battezzarle qui nella comunità cattolica  e mi chiedono se è possibile. Dico che dovrebbero prima essere battezzati loro, come genitori, nella chiesa cattolica e poi battezzare i figli o che ci sia un garante-padrino cattolico di riferimento. Loro vorrebbero anche celebrare il matrimonio: se è matrimonio nella chiesa cattolica devono essere battezzati come cattolici.  Li invito a pensarci, deve essere una libera decisione loro, non abbiamo fretta.
Nel prossimo viaggio missionario dovrebbero comunque esserci anche altri battesimi.

Lunedí 28 giugno arriviamo a S.Cristovão I, messa alle 10. Non hanno cappella, si celebra nella casa di una coppia, lui lavora come agente sanitario. Comunità di 6 famiglie, ma in pratica è la stessa grande famiglia: gli altri sono i figli sposati; una loro figlia è insegnante del villaggio, ha due figli e non ha marito, è ragazza-madre. Ci sono altre famiglie vicine, protestanti.



A messa 18 persone, adulti e bambini.  Conoscono qualche canto, si riuniscono la domenica per celebrare. 9 bambini, tutti ancora molto piccoli; al prossima viaggio ci saranno 2 bambini per il battesimo. Stanno aspettando la barca della UBS ( Unidade basica de Saúde) con medico, infermieri che sta visitando le comunitá del fiume proprio in questi giorni.
Manacapuru  Arriviamo alle 12:30 e alle 15 entriamo nella scuola dove ci aspettano per la celebrazione. Ci sono 5 case.  Facciamo una piccola prova di canto, ancora non conoscono i canti della messa; la scuola è frequentata da una decina di bambini, il professore è presente alla messa, e circa 20 persone partecipano, adulti giovani e bambini.  Sempre contenti i bambini nel ricevere caramelle e colori e album per disegnare. Un neonato con la mamma: alla prossima messa intendono celebrare il battesimo.  Una signora mi dice che si ritrovano la domenica per la liturgia, una volta alla sponda destra del fiume, una volta alla sinistra. La maggioranza dei presenti sono battezzati, ma non hanno fatto la prima comunione e dico loro che si può organizzare una catechesi e celebrare poi la eucaristia; dopo la piena, quando riapparirà la terra, sarà più facile organizzare le cose.
La signora mi dice che vorrebbe anche costruire una cappella e il patrono della comunità sarebbe S.Francesco.

Nova Esperança   Arriviamo alle 17:30, il luogo è molto bello. C’è la cappella, dedicata allo Spirito Santo. Qui abitano 9 famiglie. Il signor Galileo si prende cura della cappella; mi invita anche nella sua casa, ha 5 figli, di cui 2 in S.Antonio per la scuola.   Manca la energia elettrica, cerchiamo di anticipare la messa ma il sole qui tramonta molto presto; celebriamo alla luce delle candele, con 15 persone. Alla domenica si ritrovano per pregare, ma non sempre. Durante la notte si alza il vento, e al mattino ci alziamo col cielo nuvoloso, vento e pioggia.

União de boa fé.  In pochi minuti arriviamo. Ci sono 8 famiglie e due cappelle, una nella isola vicina dove anche hanno la scuola e abita la insegnante; chiedono aiuto per rinnovare la chiesa di N.S. Aparecida e chiedono che si possa celebrare la messa in ottobre lí, nel giorno della sua festa liturgica.  Celebriamo nella cappella del Divino Spirito Santo; hanno la campana, e la croce che dovranno sistemare sulla facciata della cappella. La cappella è pulita, in ordine, con la nuova bibbia sull’altare.   A messa 12 adulti- giovani e 20 bambini. Alcune giovani donne animano i canti; alla domenica si ritrovano per celebrare, manca oggi la persona che normalmente dirige la liturgia. Di fatto sono tutti della stessa famiglia, fratelli che vivono con le loro famiglie. Il padre li ha educati nella fede cattolica; ricevono la comunione in ginocchio e non nella mano, perché così è stato loro insegnato.
probabilmente ci sarà un battesimo quando si celebrerà la prossima messa.
Rimaniamo tutta la mattina con loro a chiacchierare e a mezzogiorno in una casa si pranza tutti insieme; si respira un bel clima familiare di unione.  Due fratelli lavorano con falegnameria. ( Qui si potrebbe anche pensare a una mattinata di formazione, oltre alla messa).

S.Maria .  Celebriamo al pomeriggio, in una stanza di una casa che fa anche da scuola; la professoressa è protestante, e essendo fine mese è andata in cittá per ricevere lo stipendio. Le famiglie sono contente di lei perché si impegna ed è presente nella scuola; altre rimanevano 2 giorni nella comunitá e poi andavano in cittá e non si facevano vedere! Solo volevano lo stipendio.   A messa sono in 15, 6 adulti e il resto bambini.  Qui mi pare che non abbiano ancora molta coscienza/conoscenza della eucaristia; non sanno rispondere, ma sono contenti che ci sia la messa. Mi dicono che la domenica si ritrovano per la liturgia, e hanno intenzione di costruire una cappella, vicino alla casa dove celebriamo. Anche qui, ci sarà un battesimo la prossima visita.



Continuiamo il viaggio fermandoci a N.S. das dores; villaggio ancora tutto allagato, sono rimaste solo 2 famiglie cattoliche ma che oggi non sono in casa. Gli altri sono protestanti della Assemblea di Dio; ci informiamo se loro vorrebbero i serbatoi per l’acqua che stiamo donando alle comunità e una persona ci raggiunge con la canoa dicendo che sarebbero felici di riceverle e ne servirebbero 8 per loro. Questa sarebbe l’ultima comunità, potremmo tornare direttamente a casa ma non è consigliabile viaggiare di sera; inoltre è una giornata di vento e pioggia.  Mosé dice che sarebbe meglio andare fino a S.Vincente e dormire nell’igarapé, luogo piú tranquillo, senza la corrente forte del fiume.  Così arriviamo e abbiamo tempo per una visita alla cappella in legno che stanno costruendo. Alla mattina viene alla barca una bambina e ci chiede di andare alla loro casa; parla con noi una donna malata, quasi cieca, Rosinei. Ha figli e nipoti in casa, e ci chiede un aiuto perché nelle sue condizioni quasi non riesce a lavorare; il marito è pescatore, con reddito incerto. Ci chiede un tanque ( piccola lavatrice) per lavare perché si trova in difficoltà, e eventualmente alimenti.

     Vedo in generale come la scelta di una visita costante ogni mese sta dando frutti, sta lentamente aiutando la formazione di comunità. Certo, sono in genere comunità di poche famiglie che si riuniscono, molte volte di una sola famiglia, ma vale la pena continuare a evangelizzare.

 


Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...