giovedì 22 ottobre 2020

UN FIUME "FIORITO"!


 


Nossa Senhora de Nazaré, 25 ottobre 2020

 

 

Gabriele Carlotti, missionario diocesano in Amazzonia

 

 

Questa mattina alle 8:30 scendo al porto, incontro Moises, fedele compagno di viaggio, e usciamo con destinazione “Nazaré”, una Comunità sul fiume Solimões (rio delle amazzoni) a un’ora e mezza di navigazione scendendo... ci vorranno almeno due ore per risalire al ritorno. Due manovre per schivare le imbarcazioni che ci avevano stretto e, finalmente, sull’immensità dell’acqua. Il fiume é ancora basso, deve crescere nei prossimi mesi di almeno cinque o sei metri. Ci dirigiamo verso l’altra sponda per evitare spiagge ancora visibili e altre appena sotto un metro d’acqua, ostacolo pericoloso... e mentre allungo lo sguardo, qualcosa mi sembra strano: l’acqua ha uno strano colore verde! Poi metto a fuoco e vedo il fiume completamente coperto di fiori verdi della dimensione di dieci o venti centimetri, che galleggiano e rendono la superficie dell’acqua come fosse un giardino fiorito. Non credo ai miei occhi e chiedo a Moises di dove viene questo spettacolo. È il temporale di ieri, il vento forte e l’acqua agitata hanno portato nel fiume i fiori dei laghi. Per lui cosa normale, già vista dopo i temporali. Quello di ieri me lo ricorderò per un po’, stavo al volante dell’imbarcazione e nel giro di dieci minuti il cielo è diventato cupo e il vento ha cominciato a farci ballare, poi le onde si sono ingrossate e la pioggia ci ha tolto quasi totalmente la visione. Mi sono portato subito vicino alla costa, a pochi metri per riuscire a vedere il tragitto, ma non è stato facile... bella esperienza! Ma ritorniamo a noi, dopo un temporale il fiume si trasforma in un giardino fiorito! Dopo la Croce viene la Risurrezione! Dopo la prova, la Speranza. Così ripenso ai giorni passati dal 9 al 18 ottobre, da Santo Antonio al confine con la Colombia, percorrendo tutta l’estensione della nostra Parrocchia.

 

Nella Comunità di “São Vicente”, la prima lungo il fiume, ci sono proprio tutti, dal cacique all’ultimo bimbo che prende ancora il latte al seno della madre. Alcuni giovani commentano sottovoce: già erano quattro o cinque anni che non venivo alla messa... e ne avevo proprio bisogno! Una gioia grande, la Comunità ha preso sul serio l’impegno a ritrovarsi la domenica mattina per la preghiera, e anche la colazione comunitaria, una mano aiuta l’altra. Così piano piano mamme, figli, uomini e giovani si sono riavvicinati al Vangelo. Preghiamo Dio per il dono della perseveranza!

 

Già a “Nossa Senhora das Dores” continua la difficoltà di riunirsi solo quando arriva il prete. Battezziamo alcuni bambini e benediciamo le nozze di una coppia che vive insieme da dieci anni e hanno cinque figli. Speriamo che qualcosa si muova e che questa famiglia possa aiutare le altre a scegliere di celebrare insieme il giorno del Signore.

 


A “Santa Maria” non siamo mai arrivati perché la notte era proprio scura e ci siamo incagliati nella sabbia di una spiaggia apparsa nel mezzo del fiume. Così dopo tre tentativi ci siamo arresi, gettiamo l’ancora e appendiamo le amache per dormire. Ci fermeremo al ritorno, due case piene di bambini, lascio il foglio della programmazione mensile e così mi accorgo che nessuno sa leggere e scrivere, né gli adulti né i ragazzi che non frequentano la scuola. Ci vorrebbe un insegnante disponibile la sera... perché di giorno si lavora la terra...

 

La Comunità di “Moinho” è in subbuglio, stanno riorganizzandosi, c’è un cacique molto giovane anche se già padre di quattro bambini, celeriamo alla sera nella sua casa. Vogliono costruire la chiesa, ma hanno il problema di due famiglie evangeliche, che celebrano il culto. Dico loro che la chiesa può essere di tutta la Comunità, senza divisioni di religione, anzi può essere un luogo per sentirsi tutti figli e figlie dell’unico Padre. Importante è che ci sia rispetto per le devozioni e i modi complementari di vivere la fede.

Passiamo la notte in “São Sebastião” e giungiamo a São Lazaro dopo diverse ore di viaggio. É una Comunità tutta cattolica e vorrebbero rifare la chiesetta, ma l’olio per il moto serra è molto caro... porterò loro un po’ di benzina e l’olio che devo cambiare nel motore della barca (serve per lubrificare quando si tagliano le assi di legno), così non avranno più scuse. Staremo a vedere.

 


Ripartendo da “Nova Canaan” un bambino mi chiama e mi disse: ne hai ancora di quelle collanine (rosario) perché ho due sorelline che la vorrebbero.... Esco dalla barca e vedo un papà sulla canoa con i suoi tre figli. Mi chiede perché non sono andato da loro, nella Comunità di “Pronto Soccorro”, rispondo che sono passato, ma una donna mi ha detto che non c’era bisogno perché erano passati tutti alla chiesa evangelica della Croce. Il papà mi guarda serio e triste, poi mi disse: no, padre, può venire perché abbiamo bisogno della preghiera. Così concordiamo che dal prossimo mese, prima di celebrare nelle Comunità di Nova Canaan e di Novo Pendão, passerò da loro nel pomeriggio e potremo pregare insieme.

 

A “Itù” ci sono solo due mamme con i loro molti bambini, la nonna e il marito sono partiti al mattino presto per vendere pesce a cinque ore di distanza, perché non c’era più niente in casa. Ma con i bimbi è sempre una festa, anche se piove e sei scivolato nel fango e nonostante i molti carapanã (zanzare) che partecipano all’incontro.

 

A “Mamurià”, per la festa di san Francesco, hanno pitturato la chiesa e anche la staccionata di giallo, hanno già messo la Croce con la scritta: JESUS RESSUSCITOU e sono orgogliosi del loro lavoro. Pranziamo insieme, uova di pesce, pirarucou, grandi come uova di gallina.

 


La comunità di “Nova Esperanza” la troviamo deserta, solo una famiglia. Gli altri sono scesi in città (due giorni di viaggio) perché hanno alcune persone ammalate. Non celebriamo, ma ci raccontano della caccia. Hanno rischiato la vita, ma sono riusciti a uccidere sette cinghiali. Incuriosito chiedo se ci sono altri animali, e la risposta è positiva. C’è molta cacciagione e anche animali feroci come le “onçe” (pantere) che spesso si avvicinano alle abitazioni. Già in altre comunità si sono lamentati perché le scimmie distruggono il raccolto di granoturco e rubano le banane. In compenso qui un buono spezzatino di macaco (scimmia) è all’ordine del giorno!

 

Finalmente “Ipiranga”. Ci presentiamo ai militari per registrare i nostri documenti. Visitiamo alcune famiglie e la sera celebriamo sotto una veranda. La partecipazione è un po’ migliorata, ma credo che la mancanza di un luogo di preghiera sia una difficoltà in più. Così ne parliamo la sera tra una birra e carne arrostita di ‘porco do mato’ (cinghiale), nella casa del tenente responsabile. Chiedo se fosse possibile avere un pezzo di terra per una piccola cappella in legno, visto che tutta la proprietà é dell’esercito. La risposta è positiva, poi all’improvviso: Venga padre, che le faccio vedere un deposito in muratura che non stiamo usando da diversi anni.... Ottimo, sarà la nostra chiesetta di Santo Espedito, patrono dei militari. Noi ripartiamo il mattino presto, alle cinque e trenta, perché ci aspettano due giorni di viaggio per rientrare a casa, ma alcuni animatori, presenti all’incontro, si incaricano di riunire la gente e di discutere la proposta. Vedremo il prossimo mese se ci saranno novità.

 


Il fiume è molto largo, ci sono molte insidie nell’acqua che scorre lentamente e impetuosa, ma alcuni fiori ci riempiono di gioia e mantengono viva la Speranza. “Non abbiate paura, io ho vinto il Mondo” ci diceva Gesù. Non abbiate paura ci ripete oggi di fronte alle sfide che la Vita ci presenta. Coraggio!   

 


 

 

 

 

domenica 18 ottobre 2020

CHIESE CHIUSE. Ma non per il Covid19. È la politica, cari amici.

 



don Gabriele Burani

Venerdì sera era il giorno della messa nella nascente comunità di Santa Clara nella casa della coordinatrice, come al solito; ma non vedo nessuno. Spunta dalla casa una ragazzina, e mi dice che la mamma sta ancora lavorando per la inaugurazione di una scuola (per il giorno seguente) e quindi non arriva nessuno per la messa. Trascinando il mio piede ingessato, le dico che avrebbe dovuto avvisare....



Martedì incontro di Lectio Divina in una famiglia della comunità di Nostra Signora della Salute; già due volte rimandato perché veniva a mancare l’elettricità e con il quartiere tutto buio la gente non esce; questa volta entrando nella via sento musica a volume alto, molte moto parcheggiate, molte persone chiacchierando, una festa insomma. E per l’incontro biblico 4 persone della famiglia ma nessun altro.


Giovedì sera incontro nella comunità di San Giuseppe, e quando arrivo con il mio autista, il giovane che stiamo ospitando nella casa parrocchiale (ancora io non posso guidare): la chiesa é chiusa. Arriva un gruppo di persone, che riconosco come i soliti frequentatori della comunità e stanno camminando velocemente, ma non verso la chiesa: hanno un incontro politico di partito. Mi salutano di fretta, io dico anche a loro, stizzito, che avrebbero potuto avvisare che avevano un altro incontro e in chiesa non sarebbe venuto nessuno!




Sabato pomeriggio, catechesi nella comunità di Santo Antonio centro, con il gruppetto di cresimandi; ma quando è il momento di entrare, passano per la strada principale centinaia/ migliaia di persone a piedi, in moto, con auto, cantando, sventolando bandiere...  una confusione incredibile, e catechista e ragazzi si fermano a guardare per mezz’ora, dicendo poi che l’orario di catechesi era passato e arrivederci al prossimo sabato. In effetti il volume della manifestazione non permetteva di ascoltare e dialogare nelle stanze di catechesi.


Domenica invito (con molte fatiche e insistenze) ad una formazione liturgica per chi canta e suona e anima la liturgia, invitando le varie comunità della città; solo 3 arrivano. Non si può far molto. Ho capito che in questo periodo non si può far molto. Cosa sta capitando? Ci stiamo preparando alla elezione del prossimo sindaco del nostro municipio!  Due candidati si contendono questo ruolo; uno è già stato sindaco in passato 12 anni in questa città, l’altro entra nella contesa per la prima volta, è il maggior impresario della città, possiede e gestisce l’unico grande supermercato, forse la persona più ricca del municipio. E che dà lavoro a molte persone.


Si formano due partiti, relativi ai due candidati sindaci; il municipio è diviso in queste due fazioni e due mesi prima delle elezioni cominciano incontri, feste, manifestazioni in piazza, cortei di auto e moto per le strade.  Ogni gruppo fa una ‘convention’, presentando il sindaco e consiglieri, con musiche, canti, animazione, bandiere, colori...  Un municipio di 22.000 abitanti, ma sembra di essere alle presidenziali degli Stati Uniti.

Arrivano le barche dalle comunità che sono lungo il fiume Içá per fare il tifo per il loro candidato sindaco; i due vice-sindaci sono Indios e abitano nelle comunità del fiume Içá. Arrivando al 15 novembre tutti i giorni ci sono incontri nei quartieri, feste, sfilate per le vie della città con suoni e bandiere; i due gruppi si contendono gli elettori cercando di far colpo con il marketing elettorale.  In Italia si vedono manifestazioni del genere solo quando si vince il campionato di calcio o la coppa del mondo! Chiese chiuse, incontri rimandati a dopo le elezioni, quasi tutti sono coinvolti nell’appoggiare un partito. Una grande passione politica anima la città. Eppure ad una prima impressione mi era sembrata una cittadinanza piuttosto passiva, sia dal punto di vista ecclesiale che da altri punti di vista.

La questione è che qui in Brasile, il sindaco ha grandi poteri, soprattutto le decisioni su come gestire i soldi, nell’ambito sanitario, scolastico, urbanistico, dei servizi.   Il nuovo sindaco che arriva può dimettere chi stava lavorando nei vari ambiti per piazzare i fedelissimi del suo partito; ecco da dove nasce la grande passione politica di queste ultime settimane.

Non ci sono problematiche di tipo ideologico ( ad esempio un candidato di idee più socialiste, un altro liberista) e ancora non conosco le concrete proposte dei due ma ho capito – per il momento-  che i criteri di scelta della nostra gente  non sono di tipo ideologico, né programmatico- progettuale, ma semplicemente il vantaggio personale. Poi forse si può ragionare con qualche parrocchiano sulla politica che guarda al bene comune, ma per ora gli animi sono accesi nella contesa. Ci sono parole offensive di membri un partito contro l’altro, gesti di provocazione, ancora non di violenza fisica, ma in passato capitava spesso.  



Che fare?  Sono arrivati libretti della CNBB (vescovi del Brasile) con indicazioni della Chiesa sulla politica e le elezioni dei sindaci: dove sarà possibile cercherò di fare qualche incontro nei quartieri per conversare in modo pacato e rispettoso degli altri, alla luce della Parola di Dio e del magistero della Chiesa. Vedremo!   

mercoledì 7 ottobre 2020

MARTA O MARIA? Diario del quarto viaggio

 



 Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

Il Vangelo di ieri ci presentava due sorelle, Marta e Maria, una conformata nel suo ruolo di donna di casa, il ruolo che la società di allora ha dato alle donne, l’altra con atteggiamento rivoluzionario, sfida la tradizione e rivendica il diritto di essere discepola. Certamente è più facile essere la chiesa di Marta, ma Gesù sembra appoggiare la scelta di Maria: una Chiesa discepola-missionaria. “Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”, un appoggio incondizionato! L’ottobre missionario ci invita a fare questa scelta, è il cammino del discepolato: faticoso, liberante, carico di gioia. 

Celebrando l’Eucaristia, che ci rende discepoli-missionari, capaci di scegliere la rivoluzione dell’amore, di donare la vita, pensavo agli incontri e alle situazioni di quest’ultimo viaggio, il primo della nuova programmazione di visitare una volta al mese tutte le Comunità lungo il fiume Içà: due viaggi di dieci giorni l’uno, abitando su una barca, come Gesù passando di villaggio in villaggio per annunciare il Regno di Dio.




A São João do Japuacuà hanno iniziato a riunirsi la domenica, ancora sono le donne e i bambini la forza della Comunità, ma la lideranza degli uomini li appoggia e li accompagna. Tutto lascia sperare bene per il cammino. Già a Nazaré, che pure ci accolgono sempre con semplicità e gioia, sembra tutto fermo. È un gruppo anziano, mancano i giovani e i bambini che si sono già trasferiti in città per la scuola. Il prossimo mese ci sarà la festa della patrona... “padre, venga il 24 per la Messa, perché il 25 saremo tutti ubriachi dopo una notte di festa, non ci saranno le condizioni per pregare...”. Viva la festa popolare, dove la gente più umile esprime la sua voglia di vivere, ma dovremo imparare a “vivere con fede” anche tutti gli altri giorni, a lasciare che la fede ci guidi alla difesa della vita e alla conquista dei diritti fondamentali di ogni persona! Anche a São Pedro ci sarà molto cammino da fare. Arriviamo la domenica pomeriggio, dopo sei ore di viaggio sul fiume. 

È domenica, un giorno privilegiato perché non si va a pescare, non si lavora. Arriviamo e ascoltiamo una musica a tutto volume, mi avvicino, scendo dalla barca e vedo gli uomini intenti ad aggiustare una rete da pesca. Il Cassique (líder) si avvicina e mi dice: “padre dobbiamo andare a pescare per avere i soldi per comprare la benzina per il generatore... poi le donne sono impegnate a fare dei dolci per il compleanno di una bambina.... non possiamo lasciare la Messa per il prossimo mese?”. Converso un po’ con gli uomini, poi vado ad incontrare le donne che confermano le parole del Cassique, ma sorridono e si guardano l’un l’altra con imbarazzo. Anch’io sorrido: “non c’è problema, solo provate a riunirvi almeno alla domenica per leggere il Vangelo che vi ho lasciato e pregare il padre nostro e l’ave Maria insieme”. Così ripartiamo, sapendo che la verità è un’altra: tutto era pronto per fare festa quella sera, e non ci stava la Messa perché la predicazione degli uomini di chiesa ha sempre condannato le feste e il ballare. Ci vorrà tempo!  

 


Mi hanno detto che in Italia ci sono temporali come non si erano mai visti, anche la Natura quando provocata reagisce, ma anche qui non scherziamo. Ci siamo trovati, improvvisamente, in mezzo alla tempesta, tuoni e fulmini, un vento impetuoso e onde molto alte. È stato um momento di prova, andare contro vento per evitare di essere sbalzati e senza poter attraversare il fiume perché era meglio rimanere vicino alla riva. Moises, mio fedele compagno, mi disse che comunque è meglio navigare e lasciare che il vento porti la barca di qua e di la, fermarsi come io avevo proposto, sarebbe più pericoloso perché il vento può rovesciare l’imbarcazione che non è pesante e offre resistenza per essere coperta e chiusa. Mi disse che devo abituarmi perché i temporali improvvisi sono normali sui fiumi dell’Amazzonia, dovuto al clima caldo e umido. Di fatto una notte abbiamo dovuto aprire tutte le finestre e le porte della barca per lasciare passare il vento e la pioggia, visto che la forza improvvisa aveva già staccato le funi che legano la barca a terra quando ci fermiamo. Mi venivano in mente i discepoli di Gesù sballottati dalle onde... e la Parola rassicurante: “non abbiate paura”. Anche questo fa parte della Missione!




In Vista Alegre, Comunità indigena Tikuna, una novità imprevista: la chiesetta è già in piedi e coperta di zinco, mancano ancora le pareti, ma possiamo già usarla. Il mese passato mi avevano mostrato i soldi delle offerte che sarebbero serviti per la chiesa, e così è stato. Ho promesso loro di portare l’immagine di san Francesco di assisi, loro patrono, e anche il colore per pitturare la facciata assieme alle due grandi croci da mettere una sul tetto della chiesa e l’altra nella parete del fondo. Ci sono solo quattro chiesette lungo il fiume, ora cinque, abbiamo pensato di riaggiustarle un po’ e di pitturarle di giallo canarino, il colore della luce della Risurrezione. Di caratterizzarle con una croce sulla facciata sempre gialla con la scritta nera, JESUS RESSUSCITOU, sui bracci della croce. Un modo per visibilizzare la presenza della Comunità. Cercheremo di incentivare tutte le comunità ad avere un luogo per incontrarsi, non solo per la preghiera. Due chiesette già oggi servono anche da scuola, visto che non c’è nel villaggio; come molte scuole servono anche come luogo di preghiera dove non c’è la chiesa. Noi aiuteremo dando lo zinco per il tetto e il colore, visto che il legno possono procurarlo in foresta.

A São João da Liberdade abbiamo celebrato in casa, non nella scuola, perché la famiglia aveva due bimbi da battezzare. Il ragazzino mi raccontava che ha molti fratelli e sorelle, ognuno con un papà diverso. E di questi casi ce ne sono molti! Lui e la sorellina sono stati allevati dai nonni, la mamma abita a Manaus. Così la sera sono arrivati, di canoa, i padrini dalla Comunità vicina, una Comunità della Cruzada. Poi sono arrivate altre persone, una mamma con diversi figli, gli ultimi due hanno stampato in volto la faccia del papà, un ragazzo molto più giovane di lei che ha una lunga storia; altri fratelli e sorelle sono venuti per la preghiera, sono dell’Assemblea di Dio, ma Dio è uno solo! Ho chiesto ai padrini se avevano ricevuto il battesimo cattolico, mi hanno detto di no, sono battezzati nella chiesa della Croce, ma hanno molta fede e sono molto prossimi dei due bimbi che saranno battezzati. Anzi mi hanno pregato di non passare, sul fiume, davanti alla loro Comunità, sono loro e i tre figli, le nuore e molti nipoti, di non passare senza fermarmi per celebrare e pregare con loro, perché la loro chiesa è molto lontana, a sei ore di fiume, ed é importante ascoltare la Parola di Dio. Dio, che ci riunisce e ci fa sentire tutti fratelli e sorelle, anche se con cammini diversi. Così, con molta fede nell’unico Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo abbiamo celebrato la Cena e il Battesimo nello Spirito Santo. Era notte e buio, ma la famiglia aveva una batteria in casa, alcuni vicini avevano pezzi di filo elettrico e io avevo una lampada sulla barca con un piccolo trasformatore da 12 a 120 volts. E la luce fu! 


A Mamurià siamo arrivati verso sera, la Comunità ci aspettava dal primo pomeriggio, ma avevamo calcolato male le distanze... è molto lontana! Appena arrivati un canto dei bimbi ci accoglie festoso, poi tutti, di corsa, per alzare il grande palo, il “Mastro” di San Francesco per dare inizio ai nove giorni di preghiera in preparazione alla festa del patrono. Scoppiati molti mortaletti, con molta gioia tutti entriamo nella chiesetta che diventa stretta per l’occasione, celebriamo l’Eucaristia. Moses, pescatore e padre di quattro figli, marinaio che mi accompagna nei viaggi, che è anche ministro della Parola, guida la liturgia fino all’offertorio, io continuo con la parte eucaristica. Il pesce e la farina di mandioca sono già sulla tavola e, per l’occasione, anche la porchetta... così tra una porzione e l’altra ci raccontiamo la vita che scorre lungo il fiume. È tempo di politica, in novembre ci saranno le elezioni per il sindaco e i consiglieri comunali. Ci sono due candidati forti, uno che è già stato sindaco per dodici anni e é di quelli che comprano il voto e poi si fanno i loro interessi; l’altro, un commerciante, che non promette, ma dice di voler amministrare i soldi pubblici per il bene di tutti. Conversiamo e scambiamo opinioni, per arrivare ad un consenso: è meglio rinunciare ad un aiuto immediato e individuale, per scommettere su una amministrazione che sia per il bene di tutti e per migliorare i servizi basici di salute ed educazione alle Comunità. Così la Chiesa fa politica, imparando da Maria che non accetta di essere segregata in sagrestia, ma, nell’ascolto del Maestro si fa discepola-missionaria del Regno di giustizia e di pace. Venerdì 9 ripartiamo per incontrare le altre undici Comunità fino ad Ipiranga, sul confine con la Colombia, torneremo il 18 dopo un lungo silenzio di cellulare e internet, ascoltando solo la foresta, il fiume e quanti incontreremo lungo il viaggio.

 

La Madonna del rosario, 7 ottobre 2020 

 

 


 

sabato 3 ottobre 2020

LA FEDE DEI POVERI É IMMEDIATA




Pe Gabriel Carlotti

 

la gente ha una fede più semplice e immediata, vede e interpreta, quindi accetta tutto come "volontà di Dio", e non è superstizione.

Per esempio ieri un signore stava ritornando dalla città alla sua comunità perché sapeva che io sarei arrivato nel pomeriggio e voleva essere presente. Ha pregato perché il prete aspettasse il suo arrivo, e Dio ha mandato la pioggia perché la messa fosse solo la mattina seguente!!



Un grande temporale si è scatenato sul fiume e la sua nipotina ha tirato fuori dallo zaino una bottiglietta con acqua benedetta (nella precedente messa), e l'ha sparsa sull'acqua del fiume. Li abbiamo vista arrivare alla comunità, noi eravamo dentro la barca, incalzati da un nuvolone nero che faceva paura, hanno messo piede a terra e si è scatenato l'universo.... nella messa hanno ringraziato il buon Dio che ha trattenuto il temporale (e il prete) perché potessero arrivare e partecipare alla messa della comunità.



non credo che Dio parli solo nella sacra scrittura, .... si è incarnato! L'accoglienza del Vangelo ci aiuta a leggere "la vita" con occhi di fede,  così è nata la sacra scrittura e continua ad essere scritta nella vita della gente.

 La fede è più immediata....


Battesimo in una comunità indigena-Amazzonia

martedì 29 settembre 2020

LA SACRA SCRITTURA EMARGINATA - RIFLESSIONE DI DON GABRIELE BURANI DALL'AMAZZONIA

 


Santo Antonio do Içá – Amazonas

  29-09-2020  Festa degli Arcangeli e viglia di san Girolamo, dottore della Chiesa

Don Gabriele Burani


In Brasile il mese di settembre é dedicato alla bibbia, con la proposta di studiare, ogni anno, un libro biblico ( Deuteronomio per il 2020); mese scelto ricordando san Girolamo, studioso e traduttore delle Scritture.   Questa occasione mi ha fatto pensare alla presenza della Bibbia nella vita di Chiesa, oggi. 

Uno sguardo alla vita delle comunità di cui ora sono parroco, pensando alla Dei Verbum, al fatto che la vita cristiana deve essere “ nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura” ( DV 21), e che la parola di Dio è “ nutrimento dell’anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale” ( DV 21).  Una domanda che mi faccio: come la Sacra Scrittura è presente nella vita delle nostre comunità? È fonte della nostra vita spirituale? La grande maggioranza delle persone si dice cristiana ( cattolica o di altre chiese cristiane) e come viene accolta la Sacra Scrittura?

- Il libro della Bibbia è presente in molte famiglie; nei gruppi di catechesi il testo che i ragazzi usano principalmente è la Bibbia e tutti, o quasi, ne possiedono una. Nelle liturgie sempre si proclama la Scrittura.

- Nella catechesi si usa ampiamente la Bibbia….  Si “usa” nel senso che vengono preparati i temi, e si ricerca nella Scrittura un testo utile per dare forma al contenuto che si desidera trasmettere.  Possiamo dire che chi fa tutto il percorso catechetico arriva a conoscere molti testi della Scrittura.

 Abbiamo anche ( per ora sospesa a causa del Covid-19) una esperienza, in parallelo, di studio biblico con i bambini di 6-10 anni  che è  positiva.   



 

Eppure la mia impressione è che dai tempi del Vaticano II, non siamo andati avanti molto, o forse si assiste a una regressione.

A livello giovanile e di adulti l’accoglienza della parola di Dio è ancora, a mio vedere, insufficiente nella quantitá e non pienamente corretta nelle modalitá. Cerco di motivare la mia valutazione.

  Sono diffuse, nel nostro piccolo paese amazzonico,  varie devozioni particolari, dove il centro è un santo, una idea, una esperienza, un aspetto della spiritualità ( il rosario, il Cuore di Gesù, la croce di Gesù, San Sebastiano, Santo Antonio…..) e non il rapporto attuale, docile  e libero con Dio che si rivela nella Sacra Scrittura.  Vedo nella nostra realtà, ad esempio,  una preoccupazione per la festa del patrono, per organizzare gli intrattenimenti vari, per la ricerca di donazioni, per il Bingo, anche per le messe….  Insomma una buona organizzazione (con un occhio particolare  per il guadagno economico finale) e  non la prevalente preoccupazione di mettersi, come comunità, in ascolto del Signore.

A volte le persone sono litigiose, ci sono contese, ( come è normale)  e ognuno cerca di imporre la propria visione di parrocchia, di liturgia ecc… ma non mettendosi prima, con disponibilità e purezza di cuore, in ascolto della Parola di Dio per poi decidere le cose di conseguenza. 

Ciò che prevale è una difesa delle proprie abitudini, interessi, ideali…. Non di ciò che il Signore rivela. Non si sta avverando ciò che vorrebbe la Dei Verbum: la Scrittura come fonte della spiritualità. Mi pare che la spiritualità si sviluppi in modo indipendente e che la Scrittura non sia la fonte ma un appoggio posticcio.

Nella prassi di vita dei battezzati ( me compreso)  normalmente la Scrittura è semplicemente ignorata; riconosco che mi è più facile incontrare persone, leggere un libro che mi interessi, assistere al notiziario televisivo che meditare con attenzione la Scrittura. Mi impongo di leggere ogni giorno la Bibbia,  ma fatico a vedere gli effetti di conversione nella mia vita. E ammetto che ho molto difficoltà nel fare esperienza di ascolto, obbedienza, discernimento comunitario della Parola; le povere esperienze che abbiamo iniziato,  per il momento si risolvono in una conoscenza un pó più approfondita della liturgia della Parola della messa.

Non vedo ( forse perché sono miope) la centralità della Parola e dei Sacramenti nella nostra parrocchia. Il desiderio che lo diventi, questo si.

Noi ci muoviamo, pensiamo, decidiamo, mossi da altro; la ‘ybris’ , l’orgoglio, la autosufficienza,  le idee personali, le abitudini ancora prevalgono.

Bisogna entrare nell’atteggiamento di Maria: eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me la tua parola, oggi!



Quando passeremo dall’usare la Scrittura scegliendo i testi che danno appoggio ai nostri piani, ad una autentica e libera ricerca di Dio, lasciando che Dio ci converta grazie all’ascolto della Scrittura? Invece delle politiche ecclesiali animate da gruppi di potere, la lettura libera,  umile e comunitaria della Scrittura per capire e vivere la volontà di Dio, oggi e non per imporre agli altri la mia volontà, la mia visione, i miei valori,  le mie tradizioni?

Solo chi si fa povero  ascolta la Parola di Dio.  Si, è necessario il riconoscimento della nostra povertà, e la volontà di mantenersi vuoti, bisognosi, vergini per non imporre a Dio il nostro pensiero, la nostra volontà. La ascesi è un percorso di povertà, di liberazione dai pensieri inquinanti e dai sentimenti distruttivi, di disponibilità a lasciarsi distruggere e ri-costruire dal Signore.  Siamo pieni delle nostre idee, ideologie, piani di azione, invidie, desideri avidi, volontà di potenza e la Parola di Dio rimane ai margini, presente ma assente: presente come un oggetto decorativo che non incide nella sostanza del nostro essere profondo.  Presente per essere usata come un’arma quando ci serve per imporci, elevarci sugli altri, farci notare.

Anche se conosciuta maggiormente rispetto al passato, la Sacra Scrittura viene messa ai margini perché non accettiamo di lasciarci rigenerare. Quando non è ignorata, è usata, scegliendo in essa ciò che corrisponde all’interesse personale.

Che cosa stiamo facendo nella nostra parrocchia amazzonica? Ho proposto in tutte le comunità della città un incontro settimanale come formazione biblica, leggendo e meditando insieme le letture della messa domenicale,  col metodo della Lectio Divina ma ancora rudimentale. I gruppi sono di poche persone: 3, 4, anche 8, 15, a seconda delle comunità. Per ora è difficile coinvolgere le persone ma la proposta va avanti con continuità, nella speranza di comprendere sempre piú che la vita cristiana non è autogestione e che è essenziale l’ascolto di Dio. Col tempo spero anche che qualche persona, partecipando con costanza,  apprenda a guidare i gruppi biblici e che le comunità abbiano una relativa autonomia ( cioè non dipendano sempre dalla presenza del parroco).   Il percorso è complesso, anche perché non si tratta solo di conoscere un pó la Bibbia, ma lasciarci guidare, formare, convertire dal volere di Dio che si rivela ( anche) nelle Sacre Scritture.

    Un caro saluto, affidando al Signore le nostre Chiese, affinché si lascino costantemente rigenerare dalla Parola del Signore, Parola di salvezza. 

( Qui a santo Antonio do Içá giá da molti giorni la energie elettrica é razionata, arriva per un pó poi se ne va....  e i mezzi di comunicazione, già precari, peggiorano ulteriormente.  Spero che in qualche modo la lettera arrivi).

venerdì 25 settembre 2020

MESSA IN UNA COMUNITA' INDIGENA

 




Alcune immagini di una celebrazione realizzata da don Gabriele Burani in una comunità Ticuna della parrocchia di sant'Antonio di Iça dove sta operando assieme a don Carlotti. I Ticuna sono un popolo amerindio che attualmente abita alla frontiera tra Perù, Brasile e Colombia, nell’area racchiusa dai fiumi Putumayo, Içá e Solimões. È ormai quasi accertato che i Ticuna provengano dall’Asia




Il popolo Ticuna, come quasi sempre nell’universo delle nazioni indigene, è molto geloso delle proprie tradizioni, senza dimenticare che nel passaggio graduale dalla lingua ticuna al portoghese alcuni dei significati ancestrali sono andati perduti. Anche la danza è parte integrante della cultura Ticuna, di socializzazione fondamentale. In occasione delle feste più importanti si balla per giorni quasi senza tregua. Capita soprattutto durante i riti legati al passaggio all’età adulta.

Per approfondimenti si può accedere al seguente sito:

 https://www.mumamuseo.it/gli-indios-ticuna/




 


Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...