domenica 18 ottobre 2020

CHIESE CHIUSE. Ma non per il Covid19. È la politica, cari amici.

 



don Gabriele Burani

Venerdì sera era il giorno della messa nella nascente comunità di Santa Clara nella casa della coordinatrice, come al solito; ma non vedo nessuno. Spunta dalla casa una ragazzina, e mi dice che la mamma sta ancora lavorando per la inaugurazione di una scuola (per il giorno seguente) e quindi non arriva nessuno per la messa. Trascinando il mio piede ingessato, le dico che avrebbe dovuto avvisare....



Martedì incontro di Lectio Divina in una famiglia della comunità di Nostra Signora della Salute; già due volte rimandato perché veniva a mancare l’elettricità e con il quartiere tutto buio la gente non esce; questa volta entrando nella via sento musica a volume alto, molte moto parcheggiate, molte persone chiacchierando, una festa insomma. E per l’incontro biblico 4 persone della famiglia ma nessun altro.


Giovedì sera incontro nella comunità di San Giuseppe, e quando arrivo con il mio autista, il giovane che stiamo ospitando nella casa parrocchiale (ancora io non posso guidare): la chiesa é chiusa. Arriva un gruppo di persone, che riconosco come i soliti frequentatori della comunità e stanno camminando velocemente, ma non verso la chiesa: hanno un incontro politico di partito. Mi salutano di fretta, io dico anche a loro, stizzito, che avrebbero potuto avvisare che avevano un altro incontro e in chiesa non sarebbe venuto nessuno!




Sabato pomeriggio, catechesi nella comunità di Santo Antonio centro, con il gruppetto di cresimandi; ma quando è il momento di entrare, passano per la strada principale centinaia/ migliaia di persone a piedi, in moto, con auto, cantando, sventolando bandiere...  una confusione incredibile, e catechista e ragazzi si fermano a guardare per mezz’ora, dicendo poi che l’orario di catechesi era passato e arrivederci al prossimo sabato. In effetti il volume della manifestazione non permetteva di ascoltare e dialogare nelle stanze di catechesi.


Domenica invito (con molte fatiche e insistenze) ad una formazione liturgica per chi canta e suona e anima la liturgia, invitando le varie comunità della città; solo 3 arrivano. Non si può far molto. Ho capito che in questo periodo non si può far molto. Cosa sta capitando? Ci stiamo preparando alla elezione del prossimo sindaco del nostro municipio!  Due candidati si contendono questo ruolo; uno è già stato sindaco in passato 12 anni in questa città, l’altro entra nella contesa per la prima volta, è il maggior impresario della città, possiede e gestisce l’unico grande supermercato, forse la persona più ricca del municipio. E che dà lavoro a molte persone.


Si formano due partiti, relativi ai due candidati sindaci; il municipio è diviso in queste due fazioni e due mesi prima delle elezioni cominciano incontri, feste, manifestazioni in piazza, cortei di auto e moto per le strade.  Ogni gruppo fa una ‘convention’, presentando il sindaco e consiglieri, con musiche, canti, animazione, bandiere, colori...  Un municipio di 22.000 abitanti, ma sembra di essere alle presidenziali degli Stati Uniti.

Arrivano le barche dalle comunità che sono lungo il fiume Içá per fare il tifo per il loro candidato sindaco; i due vice-sindaci sono Indios e abitano nelle comunità del fiume Içá. Arrivando al 15 novembre tutti i giorni ci sono incontri nei quartieri, feste, sfilate per le vie della città con suoni e bandiere; i due gruppi si contendono gli elettori cercando di far colpo con il marketing elettorale.  In Italia si vedono manifestazioni del genere solo quando si vince il campionato di calcio o la coppa del mondo! Chiese chiuse, incontri rimandati a dopo le elezioni, quasi tutti sono coinvolti nell’appoggiare un partito. Una grande passione politica anima la città. Eppure ad una prima impressione mi era sembrata una cittadinanza piuttosto passiva, sia dal punto di vista ecclesiale che da altri punti di vista.

La questione è che qui in Brasile, il sindaco ha grandi poteri, soprattutto le decisioni su come gestire i soldi, nell’ambito sanitario, scolastico, urbanistico, dei servizi.   Il nuovo sindaco che arriva può dimettere chi stava lavorando nei vari ambiti per piazzare i fedelissimi del suo partito; ecco da dove nasce la grande passione politica di queste ultime settimane.

Non ci sono problematiche di tipo ideologico ( ad esempio un candidato di idee più socialiste, un altro liberista) e ancora non conosco le concrete proposte dei due ma ho capito – per il momento-  che i criteri di scelta della nostra gente  non sono di tipo ideologico, né programmatico- progettuale, ma semplicemente il vantaggio personale. Poi forse si può ragionare con qualche parrocchiano sulla politica che guarda al bene comune, ma per ora gli animi sono accesi nella contesa. Ci sono parole offensive di membri un partito contro l’altro, gesti di provocazione, ancora non di violenza fisica, ma in passato capitava spesso.  



Che fare?  Sono arrivati libretti della CNBB (vescovi del Brasile) con indicazioni della Chiesa sulla politica e le elezioni dei sindaci: dove sarà possibile cercherò di fare qualche incontro nei quartieri per conversare in modo pacato e rispettoso degli altri, alla luce della Parola di Dio e del magistero della Chiesa. Vedremo!   

mercoledì 7 ottobre 2020

MARTA O MARIA? Diario del quarto viaggio

 



 Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

Il Vangelo di ieri ci presentava due sorelle, Marta e Maria, una conformata nel suo ruolo di donna di casa, il ruolo che la società di allora ha dato alle donne, l’altra con atteggiamento rivoluzionario, sfida la tradizione e rivendica il diritto di essere discepola. Certamente è più facile essere la chiesa di Marta, ma Gesù sembra appoggiare la scelta di Maria: una Chiesa discepola-missionaria. “Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”, un appoggio incondizionato! L’ottobre missionario ci invita a fare questa scelta, è il cammino del discepolato: faticoso, liberante, carico di gioia. 

Celebrando l’Eucaristia, che ci rende discepoli-missionari, capaci di scegliere la rivoluzione dell’amore, di donare la vita, pensavo agli incontri e alle situazioni di quest’ultimo viaggio, il primo della nuova programmazione di visitare una volta al mese tutte le Comunità lungo il fiume Içà: due viaggi di dieci giorni l’uno, abitando su una barca, come Gesù passando di villaggio in villaggio per annunciare il Regno di Dio.




A São João do Japuacuà hanno iniziato a riunirsi la domenica, ancora sono le donne e i bambini la forza della Comunità, ma la lideranza degli uomini li appoggia e li accompagna. Tutto lascia sperare bene per il cammino. Già a Nazaré, che pure ci accolgono sempre con semplicità e gioia, sembra tutto fermo. È un gruppo anziano, mancano i giovani e i bambini che si sono già trasferiti in città per la scuola. Il prossimo mese ci sarà la festa della patrona... “padre, venga il 24 per la Messa, perché il 25 saremo tutti ubriachi dopo una notte di festa, non ci saranno le condizioni per pregare...”. Viva la festa popolare, dove la gente più umile esprime la sua voglia di vivere, ma dovremo imparare a “vivere con fede” anche tutti gli altri giorni, a lasciare che la fede ci guidi alla difesa della vita e alla conquista dei diritti fondamentali di ogni persona! Anche a São Pedro ci sarà molto cammino da fare. Arriviamo la domenica pomeriggio, dopo sei ore di viaggio sul fiume. 

È domenica, un giorno privilegiato perché non si va a pescare, non si lavora. Arriviamo e ascoltiamo una musica a tutto volume, mi avvicino, scendo dalla barca e vedo gli uomini intenti ad aggiustare una rete da pesca. Il Cassique (líder) si avvicina e mi dice: “padre dobbiamo andare a pescare per avere i soldi per comprare la benzina per il generatore... poi le donne sono impegnate a fare dei dolci per il compleanno di una bambina.... non possiamo lasciare la Messa per il prossimo mese?”. Converso un po’ con gli uomini, poi vado ad incontrare le donne che confermano le parole del Cassique, ma sorridono e si guardano l’un l’altra con imbarazzo. Anch’io sorrido: “non c’è problema, solo provate a riunirvi almeno alla domenica per leggere il Vangelo che vi ho lasciato e pregare il padre nostro e l’ave Maria insieme”. Così ripartiamo, sapendo che la verità è un’altra: tutto era pronto per fare festa quella sera, e non ci stava la Messa perché la predicazione degli uomini di chiesa ha sempre condannato le feste e il ballare. Ci vorrà tempo!  

 


Mi hanno detto che in Italia ci sono temporali come non si erano mai visti, anche la Natura quando provocata reagisce, ma anche qui non scherziamo. Ci siamo trovati, improvvisamente, in mezzo alla tempesta, tuoni e fulmini, un vento impetuoso e onde molto alte. È stato um momento di prova, andare contro vento per evitare di essere sbalzati e senza poter attraversare il fiume perché era meglio rimanere vicino alla riva. Moises, mio fedele compagno, mi disse che comunque è meglio navigare e lasciare che il vento porti la barca di qua e di la, fermarsi come io avevo proposto, sarebbe più pericoloso perché il vento può rovesciare l’imbarcazione che non è pesante e offre resistenza per essere coperta e chiusa. Mi disse che devo abituarmi perché i temporali improvvisi sono normali sui fiumi dell’Amazzonia, dovuto al clima caldo e umido. Di fatto una notte abbiamo dovuto aprire tutte le finestre e le porte della barca per lasciare passare il vento e la pioggia, visto che la forza improvvisa aveva già staccato le funi che legano la barca a terra quando ci fermiamo. Mi venivano in mente i discepoli di Gesù sballottati dalle onde... e la Parola rassicurante: “non abbiate paura”. Anche questo fa parte della Missione!




In Vista Alegre, Comunità indigena Tikuna, una novità imprevista: la chiesetta è già in piedi e coperta di zinco, mancano ancora le pareti, ma possiamo già usarla. Il mese passato mi avevano mostrato i soldi delle offerte che sarebbero serviti per la chiesa, e così è stato. Ho promesso loro di portare l’immagine di san Francesco di assisi, loro patrono, e anche il colore per pitturare la facciata assieme alle due grandi croci da mettere una sul tetto della chiesa e l’altra nella parete del fondo. Ci sono solo quattro chiesette lungo il fiume, ora cinque, abbiamo pensato di riaggiustarle un po’ e di pitturarle di giallo canarino, il colore della luce della Risurrezione. Di caratterizzarle con una croce sulla facciata sempre gialla con la scritta nera, JESUS RESSUSCITOU, sui bracci della croce. Un modo per visibilizzare la presenza della Comunità. Cercheremo di incentivare tutte le comunità ad avere un luogo per incontrarsi, non solo per la preghiera. Due chiesette già oggi servono anche da scuola, visto che non c’è nel villaggio; come molte scuole servono anche come luogo di preghiera dove non c’è la chiesa. Noi aiuteremo dando lo zinco per il tetto e il colore, visto che il legno possono procurarlo in foresta.

A São João da Liberdade abbiamo celebrato in casa, non nella scuola, perché la famiglia aveva due bimbi da battezzare. Il ragazzino mi raccontava che ha molti fratelli e sorelle, ognuno con un papà diverso. E di questi casi ce ne sono molti! Lui e la sorellina sono stati allevati dai nonni, la mamma abita a Manaus. Così la sera sono arrivati, di canoa, i padrini dalla Comunità vicina, una Comunità della Cruzada. Poi sono arrivate altre persone, una mamma con diversi figli, gli ultimi due hanno stampato in volto la faccia del papà, un ragazzo molto più giovane di lei che ha una lunga storia; altri fratelli e sorelle sono venuti per la preghiera, sono dell’Assemblea di Dio, ma Dio è uno solo! Ho chiesto ai padrini se avevano ricevuto il battesimo cattolico, mi hanno detto di no, sono battezzati nella chiesa della Croce, ma hanno molta fede e sono molto prossimi dei due bimbi che saranno battezzati. Anzi mi hanno pregato di non passare, sul fiume, davanti alla loro Comunità, sono loro e i tre figli, le nuore e molti nipoti, di non passare senza fermarmi per celebrare e pregare con loro, perché la loro chiesa è molto lontana, a sei ore di fiume, ed é importante ascoltare la Parola di Dio. Dio, che ci riunisce e ci fa sentire tutti fratelli e sorelle, anche se con cammini diversi. Così, con molta fede nell’unico Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo abbiamo celebrato la Cena e il Battesimo nello Spirito Santo. Era notte e buio, ma la famiglia aveva una batteria in casa, alcuni vicini avevano pezzi di filo elettrico e io avevo una lampada sulla barca con un piccolo trasformatore da 12 a 120 volts. E la luce fu! 


A Mamurià siamo arrivati verso sera, la Comunità ci aspettava dal primo pomeriggio, ma avevamo calcolato male le distanze... è molto lontana! Appena arrivati un canto dei bimbi ci accoglie festoso, poi tutti, di corsa, per alzare il grande palo, il “Mastro” di San Francesco per dare inizio ai nove giorni di preghiera in preparazione alla festa del patrono. Scoppiati molti mortaletti, con molta gioia tutti entriamo nella chiesetta che diventa stretta per l’occasione, celebriamo l’Eucaristia. Moses, pescatore e padre di quattro figli, marinaio che mi accompagna nei viaggi, che è anche ministro della Parola, guida la liturgia fino all’offertorio, io continuo con la parte eucaristica. Il pesce e la farina di mandioca sono già sulla tavola e, per l’occasione, anche la porchetta... così tra una porzione e l’altra ci raccontiamo la vita che scorre lungo il fiume. È tempo di politica, in novembre ci saranno le elezioni per il sindaco e i consiglieri comunali. Ci sono due candidati forti, uno che è già stato sindaco per dodici anni e é di quelli che comprano il voto e poi si fanno i loro interessi; l’altro, un commerciante, che non promette, ma dice di voler amministrare i soldi pubblici per il bene di tutti. Conversiamo e scambiamo opinioni, per arrivare ad un consenso: è meglio rinunciare ad un aiuto immediato e individuale, per scommettere su una amministrazione che sia per il bene di tutti e per migliorare i servizi basici di salute ed educazione alle Comunità. Così la Chiesa fa politica, imparando da Maria che non accetta di essere segregata in sagrestia, ma, nell’ascolto del Maestro si fa discepola-missionaria del Regno di giustizia e di pace. Venerdì 9 ripartiamo per incontrare le altre undici Comunità fino ad Ipiranga, sul confine con la Colombia, torneremo il 18 dopo un lungo silenzio di cellulare e internet, ascoltando solo la foresta, il fiume e quanti incontreremo lungo il viaggio.

 

La Madonna del rosario, 7 ottobre 2020 

 

 


 

sabato 3 ottobre 2020

LA FEDE DEI POVERI É IMMEDIATA




Pe Gabriel Carlotti

 

la gente ha una fede più semplice e immediata, vede e interpreta, quindi accetta tutto come "volontà di Dio", e non è superstizione.

Per esempio ieri un signore stava ritornando dalla città alla sua comunità perché sapeva che io sarei arrivato nel pomeriggio e voleva essere presente. Ha pregato perché il prete aspettasse il suo arrivo, e Dio ha mandato la pioggia perché la messa fosse solo la mattina seguente!!



Un grande temporale si è scatenato sul fiume e la sua nipotina ha tirato fuori dallo zaino una bottiglietta con acqua benedetta (nella precedente messa), e l'ha sparsa sull'acqua del fiume. Li abbiamo vista arrivare alla comunità, noi eravamo dentro la barca, incalzati da un nuvolone nero che faceva paura, hanno messo piede a terra e si è scatenato l'universo.... nella messa hanno ringraziato il buon Dio che ha trattenuto il temporale (e il prete) perché potessero arrivare e partecipare alla messa della comunità.



non credo che Dio parli solo nella sacra scrittura, .... si è incarnato! L'accoglienza del Vangelo ci aiuta a leggere "la vita" con occhi di fede,  così è nata la sacra scrittura e continua ad essere scritta nella vita della gente.

 La fede è più immediata....


Battesimo in una comunità indigena-Amazzonia

martedì 29 settembre 2020

LA SACRA SCRITTURA EMARGINATA - RIFLESSIONE DI DON GABRIELE BURANI DALL'AMAZZONIA

 


Santo Antonio do Içá – Amazonas

  29-09-2020  Festa degli Arcangeli e viglia di san Girolamo, dottore della Chiesa

Don Gabriele Burani


In Brasile il mese di settembre é dedicato alla bibbia, con la proposta di studiare, ogni anno, un libro biblico ( Deuteronomio per il 2020); mese scelto ricordando san Girolamo, studioso e traduttore delle Scritture.   Questa occasione mi ha fatto pensare alla presenza della Bibbia nella vita di Chiesa, oggi. 

Uno sguardo alla vita delle comunità di cui ora sono parroco, pensando alla Dei Verbum, al fatto che la vita cristiana deve essere “ nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura” ( DV 21), e che la parola di Dio è “ nutrimento dell’anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale” ( DV 21).  Una domanda che mi faccio: come la Sacra Scrittura è presente nella vita delle nostre comunità? È fonte della nostra vita spirituale? La grande maggioranza delle persone si dice cristiana ( cattolica o di altre chiese cristiane) e come viene accolta la Sacra Scrittura?

- Il libro della Bibbia è presente in molte famiglie; nei gruppi di catechesi il testo che i ragazzi usano principalmente è la Bibbia e tutti, o quasi, ne possiedono una. Nelle liturgie sempre si proclama la Scrittura.

- Nella catechesi si usa ampiamente la Bibbia….  Si “usa” nel senso che vengono preparati i temi, e si ricerca nella Scrittura un testo utile per dare forma al contenuto che si desidera trasmettere.  Possiamo dire che chi fa tutto il percorso catechetico arriva a conoscere molti testi della Scrittura.

 Abbiamo anche ( per ora sospesa a causa del Covid-19) una esperienza, in parallelo, di studio biblico con i bambini di 6-10 anni  che è  positiva.   



 

Eppure la mia impressione è che dai tempi del Vaticano II, non siamo andati avanti molto, o forse si assiste a una regressione.

A livello giovanile e di adulti l’accoglienza della parola di Dio è ancora, a mio vedere, insufficiente nella quantitá e non pienamente corretta nelle modalitá. Cerco di motivare la mia valutazione.

  Sono diffuse, nel nostro piccolo paese amazzonico,  varie devozioni particolari, dove il centro è un santo, una idea, una esperienza, un aspetto della spiritualità ( il rosario, il Cuore di Gesù, la croce di Gesù, San Sebastiano, Santo Antonio…..) e non il rapporto attuale, docile  e libero con Dio che si rivela nella Sacra Scrittura.  Vedo nella nostra realtà, ad esempio,  una preoccupazione per la festa del patrono, per organizzare gli intrattenimenti vari, per la ricerca di donazioni, per il Bingo, anche per le messe….  Insomma una buona organizzazione (con un occhio particolare  per il guadagno economico finale) e  non la prevalente preoccupazione di mettersi, come comunità, in ascolto del Signore.

A volte le persone sono litigiose, ci sono contese, ( come è normale)  e ognuno cerca di imporre la propria visione di parrocchia, di liturgia ecc… ma non mettendosi prima, con disponibilità e purezza di cuore, in ascolto della Parola di Dio per poi decidere le cose di conseguenza. 

Ciò che prevale è una difesa delle proprie abitudini, interessi, ideali…. Non di ciò che il Signore rivela. Non si sta avverando ciò che vorrebbe la Dei Verbum: la Scrittura come fonte della spiritualità. Mi pare che la spiritualità si sviluppi in modo indipendente e che la Scrittura non sia la fonte ma un appoggio posticcio.

Nella prassi di vita dei battezzati ( me compreso)  normalmente la Scrittura è semplicemente ignorata; riconosco che mi è più facile incontrare persone, leggere un libro che mi interessi, assistere al notiziario televisivo che meditare con attenzione la Scrittura. Mi impongo di leggere ogni giorno la Bibbia,  ma fatico a vedere gli effetti di conversione nella mia vita. E ammetto che ho molto difficoltà nel fare esperienza di ascolto, obbedienza, discernimento comunitario della Parola; le povere esperienze che abbiamo iniziato,  per il momento si risolvono in una conoscenza un pó più approfondita della liturgia della Parola della messa.

Non vedo ( forse perché sono miope) la centralità della Parola e dei Sacramenti nella nostra parrocchia. Il desiderio che lo diventi, questo si.

Noi ci muoviamo, pensiamo, decidiamo, mossi da altro; la ‘ybris’ , l’orgoglio, la autosufficienza,  le idee personali, le abitudini ancora prevalgono.

Bisogna entrare nell’atteggiamento di Maria: eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me la tua parola, oggi!



Quando passeremo dall’usare la Scrittura scegliendo i testi che danno appoggio ai nostri piani, ad una autentica e libera ricerca di Dio, lasciando che Dio ci converta grazie all’ascolto della Scrittura? Invece delle politiche ecclesiali animate da gruppi di potere, la lettura libera,  umile e comunitaria della Scrittura per capire e vivere la volontà di Dio, oggi e non per imporre agli altri la mia volontà, la mia visione, i miei valori,  le mie tradizioni?

Solo chi si fa povero  ascolta la Parola di Dio.  Si, è necessario il riconoscimento della nostra povertà, e la volontà di mantenersi vuoti, bisognosi, vergini per non imporre a Dio il nostro pensiero, la nostra volontà. La ascesi è un percorso di povertà, di liberazione dai pensieri inquinanti e dai sentimenti distruttivi, di disponibilità a lasciarsi distruggere e ri-costruire dal Signore.  Siamo pieni delle nostre idee, ideologie, piani di azione, invidie, desideri avidi, volontà di potenza e la Parola di Dio rimane ai margini, presente ma assente: presente come un oggetto decorativo che non incide nella sostanza del nostro essere profondo.  Presente per essere usata come un’arma quando ci serve per imporci, elevarci sugli altri, farci notare.

Anche se conosciuta maggiormente rispetto al passato, la Sacra Scrittura viene messa ai margini perché non accettiamo di lasciarci rigenerare. Quando non è ignorata, è usata, scegliendo in essa ciò che corrisponde all’interesse personale.

Che cosa stiamo facendo nella nostra parrocchia amazzonica? Ho proposto in tutte le comunità della città un incontro settimanale come formazione biblica, leggendo e meditando insieme le letture della messa domenicale,  col metodo della Lectio Divina ma ancora rudimentale. I gruppi sono di poche persone: 3, 4, anche 8, 15, a seconda delle comunità. Per ora è difficile coinvolgere le persone ma la proposta va avanti con continuità, nella speranza di comprendere sempre piú che la vita cristiana non è autogestione e che è essenziale l’ascolto di Dio. Col tempo spero anche che qualche persona, partecipando con costanza,  apprenda a guidare i gruppi biblici e che le comunità abbiano una relativa autonomia ( cioè non dipendano sempre dalla presenza del parroco).   Il percorso è complesso, anche perché non si tratta solo di conoscere un pó la Bibbia, ma lasciarci guidare, formare, convertire dal volere di Dio che si rivela ( anche) nelle Sacre Scritture.

    Un caro saluto, affidando al Signore le nostre Chiese, affinché si lascino costantemente rigenerare dalla Parola del Signore, Parola di salvezza. 

( Qui a santo Antonio do Içá giá da molti giorni la energie elettrica é razionata, arriva per un pó poi se ne va....  e i mezzi di comunicazione, già precari, peggiorano ulteriormente.  Spero che in qualche modo la lettera arrivi).

venerdì 25 settembre 2020

MESSA IN UNA COMUNITA' INDIGENA

 




Alcune immagini di una celebrazione realizzata da don Gabriele Burani in una comunità Ticuna della parrocchia di sant'Antonio di Iça dove sta operando assieme a don Carlotti. I Ticuna sono un popolo amerindio che attualmente abita alla frontiera tra Perù, Brasile e Colombia, nell’area racchiusa dai fiumi Putumayo, Içá e Solimões. È ormai quasi accertato che i Ticuna provengano dall’Asia




Il popolo Ticuna, come quasi sempre nell’universo delle nazioni indigene, è molto geloso delle proprie tradizioni, senza dimenticare che nel passaggio graduale dalla lingua ticuna al portoghese alcuni dei significati ancestrali sono andati perduti. Anche la danza è parte integrante della cultura Ticuna, di socializzazione fondamentale. In occasione delle feste più importanti si balla per giorni quasi senza tregua. Capita soprattutto durante i riti legati al passaggio all’età adulta.

Per approfondimenti si può accedere al seguente sito:

 https://www.mumamuseo.it/gli-indios-ticuna/




 


sabato 19 settembre 2020

IL DELICATO RAPPORTO TRA CHIESA CATTOLICA E CHIESE EVANGELICHE IN AMAZZONIA

Nelle ultime lettere che padre Gabriele Carlotti ha inviato, è emerso il problema del rapporto tra la chiesa cattolica e le altre chiese evangeliche, compresa la così detta chiesa della cruzada, nata proprio nel territorio in cui operano i missionari reggiani. Siccome molte persone si sono chieste il senso di una tale conflitto, padre Carlotti ha gentilmente inviato una sua riflessione 



 La questione delle chiese evangeliche, compreso la Cruzada presente solo qui nel nostro territorio, è piuttosto complicata. I seguaci della Cruzada dicono che fratel José non essendo stato accolto dai preti e neanche dai pastori è stato costretto a fondare la sua propria chiesa. E si presentano così: chiesa cattolica apostolica evangelica; dicono di essere la propria chiesa cattolica nella sua ultima riforma...

 Quanto alle chiese evangeliche degli ultimi cinquant'anni, la loro predicazione e il loro affermarsi è sempre in contrapposizione alla chiesa cattolica, vivono ancora "contro" e per questo non c'è dialogo.

Devo averlo citato nel secondo viaggio, un uomo ha chiesto durante la condivisione dell'omilia: perché noi cattolici partecipiamo al culto delle altre chiese e loro non vengono mai ai nostri incontri di preghiera?

Ad aggravare la situazione c'è poi il fatto della mancanza di appartenenza dei cattolici. Per loro va bene tutto e così piano piano si lasciano convincere a "convertirsi". Così mi ha detto gentilmente un dirigente dell'Assemblea di Dio col quale abbiamo dialogato un pomeriggio: si, padre, possiamo fare la messa alla sera nella scuola perché ci sono ancora alcune famiglie che non si sono convertite e sono cattoliche, partecipiamo tutti insieme alla preghiera perché Dio è lo stesso, è uno solo. Ma poi alla sera lui non c'era e nessuna famiglia dell'Assemblea di Dio è venuta. C'erano alcuni di altre chiese, come la chiesa Dio è Amore che hanno partecipato e condiviso e ai quali ho dato la comunione senza problemi perché effettivamente Dio uno solo. 



Fratel José, fondatore della Cruzada

Il dialogo è davvero difficile tra i responsabili.

Noi manteniamo un certo rispetto, le comunità che sono evangeliche: battista, assemblea di Dio, cruzada; le riconosciamo e evitiamo proselitismi. Cosa che loro non fanno, ma se possono cercano di convincere le persone, spesso con discorsi fondamentalisti basati sulla paura o sul merito, a passare e convertirsi.

Le pecore deboli sono ancora sfruttate e le grasse trascurate da falsi pastori!

Credo che valga ancora la pena aiutare affinché cresca la coscienza di essere chiesa, quindi l'auto-stima di una fede che sa dare ragione della sua speranza. Solo così il dialogo può essere autentico e non scadere nella coercizione.

Dall'altra parte, almeno oggi, cosa che non è sempre stata nel passato, vale la pena offrire il messaggio di liberazione integrale che il Vangelo ci porta, liberazione anche dalle coercizioni religiose. Solo così sarà davvero Buona Notizia per tutti. Non è quindi guerra di religioni, ma mantenere aperta la porta sulla libertà del Vangelo. Soffro molto quando vedo che alle persone piace essere schiave e anche sfruttate in cambio di un sogno o una illusione .... 




Per questo credo che comunque con rispetto e apertura verso tutti e tutte le forme religiose, anche ancestrali, sia importante annunciare la bellezza e la libertà del Vangelo del Signore Gesù.

Grazie! Se avete idee o suggerimenti saranno sempre ben accetti e potranno aiutarmi. 

Padre Gabriel Carlotti

 


Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...