mercoledì 19 ottobre 2022
sabato 27 agosto 2022
PARTECIPATE DELLA MIA GIOIA
Gabriel
- missionario dell'Amazzonia.
Carissimi amici, vi scrivo da Ipiranga,
domani riprenderemo il nostro viaggio di ritorno verso casa, passeremo ancora
in due comunità per celebrare con fede la nostra vita, abbiamo alcuni bambini
che aspettano per essere battezzati e alcune famiglie per chiedere un aiuto per
aggiustare il tetto delle loro case. Il 30 saremo a casa e Burani potrà
viaggiare per Manaus ed accogliere i sette giovani che rimarranno con noi fino
al 20 settembre. In questo viaggio portiamo con noi due donne: Maniana, una
consacrata e Virginnia, una giovane missionaria; la prima argentina e la
seconda uruguaiana. Lungo il viaggio siamo riusciti a farle mangiare un pesce
speciale, il "jaraquí", perché, come dice la nostra gente,
"mangiando jaraquí, non vadano via di qui". Speriamo davvero che
queste religiose missionarie della risurrezione scelgano la nostra parrocchia
per iniziare la loro presenza in diocesi. Sentiamo davvero il bisogno di donne
che possano condividere la quotidianità delle giovani mamme, delle ragazze e
della vita di comunità, specialmente delle aldeie lungo il grande fiume.
Affidiamo la nostra speranza al Signore!
Abbiamo incontrato scuole senza il professore,
altre senza il materiale didattico, altre ancora senza la merenda del governo:
scuole chiuse. Questo ci preoccupa, l'educazione, assieme alla salute, sono i
diritti fondamentali alla vita, troppo spesso disattesi. Cercheremo di
incontrare e dialogare con i responsabili della segreteria comunale. Una comunità
era in lutto: Otto giorni fa un bambino di quattro anni è morto a causa della
polmonite e anche del virus del covid che lo ha trovato fragile e indifeso. La
tragedia è che il virus è stato portato in comunità dal papà del bimbo che,
ora, non riesce a perdonarsi. Hanno anche letteralmente smontato la casa dove
abitavano e la ricostruiranno in altro posto, per provare a iniziare una vita
nuova. Così è la fede: non ci toglie la
croce, ma ci permette di risorgere sempre a vita nuova. Nel viaggio di ritorno speriamo di poter
incontrare la famiglia che si trova nel paese di Juí-Vila Alterosa, dove il
bimbo è stato sepolto.
Nella comunità di Itu abbiamo potuto verificare
la parabola del buon pastore. Nella casa del colombiano c'era solo Salomone, il
figlio piú piccolo e la sorella maggiore. Tutti si trovavano sull'isola,
sull'altra sponda del fiume perché una mucca, piuttosto magra e fragile che
stava allattando il vitellino, era scomparsa. Abbiamo aspettato un po', preso
un buonissimo succo di limone che ci ha ristorato dal caldo torrido di questi
giorni, e, già pronti a ripartire, avvistiamo la famiglia di ritorno a casa.
Hanno legato la canoa alla zattera nel porto e a testa bassa sono rientrati.
" Padre, che bello vederti, purtroppo
non abbiamo trovato la nostra mucca, dev'essere caduta nel fiume e la corrente
deve averla trascinata... sai era molto magra e debilitata".
La moglie del colombiano aveva anche perso il papà
a inizio mese, così li invito alla Messa che avremmo celebrato nel primo
pomeriggio, nella casa di donna Elena, che ha una figlia di 32 anni deficiente
grave e un mucchio di nipoti che le figlie, non avendo marito, lasciano con
lei. Mangiamo qualcosa e ci diamo appuntamento per la Messa. Si avvicina una
imbarcazione di pescatori e avvisano di aver visto una mucca incagliata ai
margini del fiume, alcune centinaia di metri più in basso. Il colombiano prende
il fucile e, con tutta la famiglia, di canoa, parte... chissà che si possa
recuperare la carne e venderla al mercato!
Noi partiamo per celebrare a casa di donna Elena.
Non celebriamo l'eucaristia perché sono molti bambini e le missionarie li
intrattengono colorando disegni del vangelo. Preghiamo il Padre Nostro e l'Ave
Maria e ci prepariamo per riprendere il viaggio, alle cinque ci aspettano nella
comunità di Mamuniá dove passeremo la notte. Mentre usciamo di casa vediamo
arrivare il colombiano con tutta la famiglia, la moglie e cinque figli, il
maggiore era dalla nonna per farle compagnia dopo la morte del marito.
"Padre, abbiamo ritrovato la nostra mucca, era viva e senza ferite gravi,
l'abbiamo caricata sulla canoa e ora è a casa sana e salva, vicino al suo
vitellino. Siamo venuti per ringraziare il Signore.
Così
mi risuonano le parole del Vangelo: il pastore buono chiamò i suoi vicini e
disse loro: venite facciamo festa, perché ho ritrovato la mia pecora che si era
perduta... Così é il cuore di Dio quando ci perdiamo nelle nostre fragilità!
Purtroppo
abbiamo incontrato ancora due "draghe", proprio lungo il fiume... la febbre dell'oro continua a fare le sue vittime. Un giovane ritornato dal garimpo, insoddisfatto di
tutto quello che ha visto, ci diceva che da Juí partono barche piene di
ragazzine minorenni che vengono portate al garimpo, dove gli uomini rimangono
per molto tempo senza ritornare a casa, e spesso le proprie famiglie sono
conniventi. Chiediamo perdono a Dio per tutto il male di cui, ancora, l'essere
umano é capace. La droga, la prostituzione infantile, il garimpo illegale,
l'alcool ... continuano a mietere vittime tra i giovani e le popolazioni
indigene, durante un governo federale che non fa niente se non favorire il
disboscamento della foresta, l'inquinamento delle acque dolci e l'illegalità a
favore delle grandi imprese. Davvero dobbiamo crescere in una coscienza
politica che ci permetta di agire come cittadini responsabili.
Così, al termine delle nostre Messe, facciamo un poco di
"propaganda elettorale" a favore di Lula e di quanti dovranno
governare nei prossimi anni. Lasciamo anche alcuni foglietti con
la foto e il numero dei candidati, per evitare che, spesso per ignoranza
politica, molti si lascino comprare.
Oggi
giochiamo con i bambini qui a Ipiranga, e questa sera celebriamo la vita, nella
fede del Cristo risorto. Domani alle 6, prima che sorga il sole, saremo già in
viaggio, lasciandoci aiutare e portare dalla corrente del fiume, ora che
ritorniamo verso casa.
Un
grande abbraccio a tutti e un arrivederci a presto. Torno con i giovani
campisti per visitare la mia famiglia e incontrare tutti voi, se Dio lo vorrà!
Grazie.
27
agosto 2022, memoria di Santa Monica, mamma di Sant"Agostino.
giovedì 25 agosto 2022
Nostra Signora di Guadalupe: lavori in corso
Lettera
dalla missione in Amazzonia, n.20. (25 Agosto 2022)
La
comunità di NS di Guadalupe è una delle comunità cittadine, ma un po’ fuori dal
centro, e già tra la vegetazione della foresta; la visione della natura
affascina. Abbiamo due comunità vicine, San Salvador e San Gabriel; san Gabriel
è quasi interamente abitata da famiglie della religione della Croce-Cruzada (
un misto tra cattolicesimo, evangelismo, ebraismo ma che si propone come la
ultima e definitiva rivelazione di Dio); in San Salvador ci sono protestanti e cattolici e la comunità
è stata dedicata a Maria, NS di Guadalupe. Una ventina di famiglie, con le case
in mezzo agli alberi ma anche vicine al fiume e non distanti dal paese. Una comunità
di etnia indigena Kokama; poche famiglie ma che partecipano con fedeltà: circa
25-30 persone alla messa domenicale e una decina il venerdì quando facciamo la
Lectio Divina. Per passare dalla città alla comunità bisogna attraversare due ponti di legno
che erano malmessi, con le assi rotte o mancanti e pericolo soprattutto per i
bambini.
Dopo
sollecitazioni al sindaco da parte di don Gabriele Carlotti, un ponte è stato
riparato (anche se ha già ceduto in un punto); per l’altro il responsabile
della comunità (cacique) ha tentato di parlare con il sindaco ma non è stato
ricevuto. Così, abbiamo deciso di aiutare la comunità a ricostruirsi il ponte,
pagando il legname che serviva. E così, in gruppo hanno ricostruito la parte
rovinata e pericolosa del ponte.
Inoltre,
da tempo si parlava di rinnovare la cappella, che in effetti aveva bisogno di
una sistemazione: il tetto doveva essere rifatto in toto; le travi di legno
erano tutte piene di buchi; la cappella era aperta, con la impossibilità di
lasciare dentro qualcosa perché ci sono sempre molti ladri in giro! La facciata non aveva proprio l’aspetto di
una cappella; abbiamo inoltre visto che si poteva ampliare un poco, cioè
allungare di 3 metri, costruire una piccola sacristia- deposito, e una
copertura a lato della cappella per eventuali incontri. Abbiamo parlato con la comunità e fatto un
progetto tentando di limitare le spese, ma in corso di opera appaiono nuove necessità:
si scopre che non era state fatte fondamenta, i muri cioè poggiavano
semplicemente sulla terra. E dunque bisogna rifare tutto, scavare le
fondamenta, mettere il cemento e rifare tutti i muri… di fatto la costruzione
di una nuova chiesa al posto della vecchia, e di uno spazio per incontri.
Un
lavoro necessario è stata la rimozione della terra addossata al retro della
cappella per spostarla di fianco e costruire lo spazio per incontri.
In realtà, non sono grandi cose, ma siamo sul limitare della foresta, e la ruspa,
la bitumiera, i camion non possono arrivare qui. Il trasporto per attraversare
i ponti viene fatto a mano o con un piccolo automezzo a 3 ruote; scavare e
trasportare la terra: tutto a mano, col badile. Nelle prime settimane la necessità
di molti operai per questi lavori di base per poi continuare con qualche
muratore più esperto e molti aiutanti. Abbiamo dato lavoro a 30 persone della comunità
(in maggioranza giovani); la comunità vive di pesca e qualche coltivazione per
la sopravvivenza della famiglia, non hanno soldi, così stiamo costruendo con le
offerte che ci arrivano dall’Italia tramite il Centro Missionario.
Un
caro saluto riconoscente, don Gabriele Burani, Santo Antonio do Içá – Amazonia
Brasile, 25 agosto 2022
sabato 6 agosto 2022
CENTOQUARANTAQUATTROMILA
Pe.
Gabriel - missionario dell'Amazzonia
Non
sono i 44 gatti in fila per tre col resto di due..., ma è un numero che si
trova nell'ultimo libro della bibbia: Apocalisse.
Il 31 luglio 2022, dopo nove ore di
navigazione, arriviamo alla comunità Tikuna di Vista Alegre. Naturalmente,
purtroppo, la luce elettrica non funziona, basta un temporale, un albero caduto
e il filo si rompe. Sono più i giorni che non funziona, delle notti illuminate.
Così lasciamo per fare il nostro incontro sulla bibbia per il mattino seguente.
Mentre salgo verso la chiesetta, che si trova ben in cima alla collina, osservo
le case e su tutte le porte vedo scritto in grande: 144.000. Cominciamo il
nostro incontro per conoscere meglio la bibbia e la Parola di Dio. Chiedo:
"Che cosa avete scritto sulla vostra porta di casa?" Silenzio
assoluto. Continuo: "Ho letto un numero importante, 144.000; perché lo
avete scritto, cosa vuol dire?" Dopo alcuni minuti di imbarazzo, Santiago,
il kassique, dice: "Vedi padre, è passato un pastore evangelico e ci ha
detto che se vogliamo essere salvi, dobbiamo far parte di questi 144.000. Solo
loro si salveranno". Dispiaciuto ribatto: "E voi gli avete creduto? É
forse questo il Vangelo che ascoltiamo ogni domenica alla Celebrazione della
Parola, e anche nella Messa che celebriamo insieme? Credete davvero che Dio sia
così cattivo e ingiusto, che in mezzo a molti milioni di persone, vostri
ancestrali, e a quanti verranno dopo di noi, Dio vorrà salvare solo 144.000?
Questo non è il Dio che Gesù chiamava di papà! Questo non è il mio Dio, che ho
conosciuto nel cammino della chiesa di Gesù! Poi riprendiamo la nostra
condivisione sulla bibbia: "Il Creatore del mondo e dell'umanità ha scelto
un popolo per portare la sua Parola di amore a tutti i popoli. Questo popolo,
Israele, era formato da 12 tribù. Purtroppo questo popolo si è chiuso in se
stesso e nel suo privilegio di essere il 'popolo di Dio', perdendo così la sua
missione di portare la salvezza a tutti i popoli. Dio, che è padre e madre, non
si arrende, e decide di camminare con noi, si fa uomo in Gesù di Nazareth e
sceglie 12 apostoli, testimoni del suo amore, per portare la sua Parola fino
agli estremi confini della terra, perché tutti accolgano la salvezza di Dio,
attraverso della fede in Gesù, che ha vissuto un amore così grande da vincere
la morte e aprire un nuovo cammino di vita piena".
Mentre
racconto la storia dell'amore di Dio per l'Umanità, vedo brillare gli occhi dei
più giovani che, ad ogni parola tradotta dal portoghese al tikuna, sembrano
accogliere la Buona Notizia. Allora dico loro: "Vedete, 12 erano le tribù
del popolo di d'Israele; 12 sono gli apostoli scelti da Gesù per formare il
nuovo popolo di Dio; e 1.000 nella bibbia è un numero simbolico che indica la
pienezza, il completamento di un tempo. Così: 12 x 12 x 1.000 = 144.000, che
dice la volontà di Dio perché molti, tutti i chiamati alla vita, con fede in Gesù
(l'agnello) possano entrare nella pienezza della vita, nell'amore grande di
Dio".
Anche
i più anziani, a questo punto, cominciano a guardarsi in faccia e dire, con
cenni del capo, che sono d'accordo e hanno capito. Possiamo lasciare questo
numero sulle porte delle nostre case, importante che non sia per escludere gli
altri, ma per includere tutti coloro che accolgono con amore la vita.
Dal
31 luglio all'11 agosto passeremo in tutte le 28 comunità cattoliche lungo il
fiume. Porteremo la bibbia a chi sa leggere e non ne ha una in casa. Cercheremo
di capire come usare il libro della Parola di Dio e prendere l'impegno concreto
di leggere tutto il Vangelo di Matteo, due capitoli alla settimana, nei mesi di
settembre - ottobre - novembre, preparandoci così all'Avvento del nuovo anno.
Settembre e ottobre saranno due mesi senza la celebrazione dell'eucaristia
perché io sarò in visita alla mia famiglia in Italia, ma saranno una opportunità
per conoscere il Signore, leggendo in Comunità il Vangelo dall'inizio alla
fine. Matteo sarà il Vangelo del prossimo Anno Liturgico e ci accompagnerà
nelle celebrazioni della Parola della domenica, per questo lo abbiamo scelto
come inizio di approccio alla Parola di Dio contenuta nelle Scritture.
Risalendo il fiume, arriviamo al 'paranà' (una
specie di scorciatoia sul fiume) detto Gamboa, vicino al paese chiamato Juí e,
senza voler credere a ciò che i nostri occhi vedevano, incontriamo una
"draga" (imbarcazione per estrarre l'oro dal letto del fiume), dove
c'è una spiaggia dovuta al diminuire dell'acqua in questa stagione. Di fianco
alla draga, una barca grande di legno del paese di Juí. Così mi ricordo di aver
già incontrato delle draghe anche all'entrata del 'Lago Grande' e dopo la comunità
di São Pedro all'entrata di un altro lago. Anche nei pressi della comunità di
São Lazaro hanno provato a garimpare, ma la gente della comunità lo ha
impedito, grazie a Dio. Mi hanno raccontato, ma io non l'ho visto con i miei
occhi, che vogliono entrare con draghe per garimpare nei ruscelli e nelle
sorgenti dopo Juí fino alla comunità della vecchia Ipiranga, perché poi c'è il
posto militare e non è possibile. Questa situazione è davvero preoccupante. Non
bastasse il garimpo illegale nel fiume Puretê, affluente del fiume Içá, dove ci
troviamo, ma in questo modo inquineranno l'acqua e provocheranno la morte dei
pesci e della vita anche del grande fiume. "Villa Alterosa", nome
originale di Juí, sta diventando il centro operativo dell'illegalità: là si
costruiscono le draghe e di lá passa molta droga, specialmente cocaina
proveniente dalla Colombia, sempre là viene venduto l'oro estratto illegalmente
nel garimpo.
La "rota" (cammino) del fiume
Puretê, purtroppo è conosciuta come la "rota della cocaina".
Certamente il garimpo e il traffico di droga sono strettamente legati. Tutto
questo ci preoccupa e ci fa soffrire, pensando al futuro della nostra gente. Si
illudono i giovani, portati a lavorare nel garimpo; giovani delle comunità che là
conosceranno la violenza, la prostituzione e l'illegalità. Illusi con un
guadagno facile, che non ha mai portato benessere a nessuno. La febbre dell'oro
è una vera disgrazia per il popolo e i suoi figli. E mi chiedo: dove sono le autorità
politiche del nostro Comune di Santo Antônio do Içá? Cosa fa la Polizia
Federale presente nella nostra città? E l'esercito che dovrebbe difendere la
vita di tutti? Nessuno s'importa e vigila in difesa dei nostri fiumi, del pesce
e dei nostri popoli!?
Da quattro anni ad oggi tutto è peggiorato,
tutto è più difficile per chi dovrebbe difendere la foresta, i fiumi, la vita
degli indigeni e le loro riserve territoriali... Tutto è stato disattivato e
non c'è più nessun tipo di appoggio federale necessario per difendere la
costituzione e il diritto alla vita. Il nostro Stato dell'Amazzonia è ormai
l'ultima frontiera per salvaguardare l'esistenza e la dignità del vivere. Il
nord dello Stato del Mato Grosso e più della metà dello Stato del Pará sono
stati distrutti dall'agro-negozio della soia, dal latifondo per l'allevamento
bovino, del garimpo dell'oro e dei diamanti e dalle grandi centrali
idroelettriche che danneggiano il corso dei fiumi. La nostra Amazzonia deve
essere difesa, oggi più che mai, perché i nostri figli hanno il diritto di
vivere anche dopo la nostra generazione. Lavoro per tutti, casa per tutti, luce
per tutti, salute per tutti, educazione e scuola per tutti e anche il giusto
divertimento e sport per tutti! Speriamo davvero che il popolo e i politici,
servitori del Bene Comune, ritornino ad una politica che difenda la creazione,
a una giustizia che riconosce il diritto alla vita per tutti. Che il prossimo
presidente, i senatori e i deputati, ma anche l'ultimo bambino nato nelle
nostre aldeie, perché i genitori non hanno avuto la possibilità economica di
raggiungere l'ospedale in città, che tutti si sentano impegnati per una nuova
ecologia integrale del creato e dell'umanità. Buona festa della Trasfigurazione
e che la nostra vita sia davvero trasformata per una fede impegnata.
IPIRANGA,
6 agosto 2022 - festa della Trasfigurazione del Signore.
giovedì 14 luglio 2022
PIRATI, NARCOTRAFFICO E SPERANZA NELLO SPIRITO
Si,
i pirati ci sono ancora e assaltano le barche nel Rio delle Amazzoni, nella
regione dove abitiamo.
Negli
ultimi giorni, nel nostro ‘pezzetto’ del Rio delle Amazzoni (o Rio Solimões)
stiamo assistendo ad una serie di tragici eventi: la morte di diverse persone,
uccise in modo brutale. Ieri un pirata ucciso a Tonantins, lunedì scorso 5
trovati morti sulla riva del fiume, a pochi chilometri dal centro di Santo
Antonio, sabato scorso altri 5 trovati uccisi; domenica una sparatoria con
morti davanti alla chiesa di S. Francesco, qualche giorno fa nel corso di una
sparatoria 10 sono stati uccisi, alcuni di Santo Antonio, altri di Tonantins,
altri ancora nella zona di Jutaí…. Tonantins e Amaturá sono i paesi nostri
vicini, a 20-30 km di distanza. A
Tonantins ora hanno il coprifuoco, vietato uscire alla sera dalle 21.
È
anche arrivato una grossa squadra di polizia speciale. Cosa sta succedendo? I pirati sono, per la maggior parte, giovani
dei nostri paesi che con barche abbastanza veloci- di solito rubate- bloccano
le imbarcazioni che stanno viaggiando sul Rio delle Amazzoni per rubare merci,
soldi, benzina… tutto quello che riescono a trovare. E spesso non si limitano a
rubare, ma terrorizzano le persone, usano violenza e anche uccidono. La polizia locale a volte cerca di
intercettarli, ci sono scontri con armi da fuoco e, potete ben intuire, feriti
e morti. Quando capita che qualche
pirata venga catturato, la popolazione, stanca di tanti soprusi, sfoga la
propria rabbia: a Tonantins due sono stati presi e bruciati, a volte si trovano
i corpi squartati. La situazione
diventa sempre più tragica a causa della droga. Come sapete noi siamo nella
zona di confine con Perù e Colombia e dalla Colombia arrivano in Brasile,
tonnellate di cocaina via fiume. I trafficanti – spesso i più ricchi e ‘rispettabili’
dei nostri paesi- hanno dei guadagni incredibili; organizzano le spedizioni di
cocaina che arriva a Manaus via fiume, poi verso Europa, Stati Uniti, Asia.
Nel tratto di fiume della nostra regione agiscono i pirati, assaltano le navi che trasportano droga e rubano il carico prezioso, scatenando- ovviamente- le ire dei trafficanti, uomini senza scrupoli e crudeli quando i loro piani trovano ostacoli. Il narcotraffico, con i loro soldati, sta ora cercando di intercettare e possibilmente ammazzare i pirati. Tonnellate di cocaina sono state rubate in questi mesi e quindi la rabbia è grande, e la violenza si scatena. Gli scontri che avvengono in questi giorni sono quindi principalmente tra trafficanti di droga e pirati e qualche volta la polizia quando individua gli uni o gli altri. La tendenza è quella di ammazzare i rivali, senza pietà.
La
scuola organizza le settimane di prevenzione alle droghe, e abbiamo concluso
con una mattinata di incontro nella palestra della parrocchia, ascoltando anche
le proposte dei ragazzi (loro hanno chiesto alle autorità di essere rigidi e
multare chi vende alcoolici ai minori, fino a chiudere il locale se continua
nella infrazione. Chiedono anche più vigilanza nelle strade, specialmente la
notte dei fine-settimana). Non sono dei semplici incontri che risolvono la
situazione se non abbiamo una forte volontà politica e una maturazione anche
spirituale. Sono troppi gli interessi in gioco, e molti in città sono cresciuti
e crescono grazie alla droga.
Per
quel che noi possiamo fare, penso che la pastorale ordinaria della parrocchia,
con la celebrazione dei sacramenti, la catechesi, il servizio, la
evangelizzazione a diversi livelli, la condivisione comunitaria è una grande
forza di vita che potrà contrastare la cultura di morte del narcotraffico.
Don
Gabriele Burani, Santo Antônio do Içà, 14-07-2022
mercoledì 13 luglio 2022
ECOLOGIA INTEGRALE
Vi
scrivo da Ipiranga, oggi 13 luglio, sperando che
porti bene e nel prossimo ottobre LULA 13 possa vincere le elezioni
presidenziali al primo turno. Davvero
la situazione sociale del Brasile è ogni giorno più disastrosa sotto il 'regime
fascista' dell'attuale presidente. Dopo le ultime due morti nella valle del
fiume Javarí, estremo sud della nostra Diocesi dell'Alto Solimões, tutto tace e
chi opera pastoralmente e nella difesa dei diritti umanitari e della foresta
(ecologia integrale), continua ad essere minacciato di morte da chi adora il
dio-denaro e vuole impossessarsi delle ricchezze di legname, di pesce e di
minerali di una terra che non gli appartiene, ma che il Creatore ha dato in usufrutto
per la vita di molti. Riconoscere la terra indigena é riconoscere il diritto
alla vita che viene da Dio.
Abbiamo
ormai terminato la distribuzione delle casse per raccogliere l’acqua della
pioggia, mancano solo 4 comunità del fiume Puretê, dove c'è il garimpo illegale dell'oro. É una
rotta un poco fuori mano perché là non ci sono comunità cattoliche, solo della
chiesa della croce, purtroppo una forma di setta fondamentalista, che si è
formata 60/70 anni fa. Ma le comunità hanno saputo di questa opportunità e
stanno venendo in città a prendere le casse per l'acqua, in parrocchia, così è
una buona occasione per conoscerci.
Nel prossimo viaggio, dal 31 luglio
all'11 agosto, iniziamo ad offrire la Bibbia a tutti coloro che la desiderano, a 5 reais (1 euro),
mentre il costo effettivo è di 30 reais (6 euro), un modo di chiedere una
piccola partecipazione anche a loro, perché diano più valore al dono della
Parola di Dio. In agosto approfitteremo dell'incontro di comunità per aiutare a
conoscere la Bibbia e come usarla. Nei mesi di settembre, ottobre e novembre,
fino al nuovo Avvento, incentiveremo a fare una lettura continuata di tutto il
Vangelo di Matteo, che ci accompagnerà nel prossimo Anno Liturgico. Due
capitoli alla settimana, una piccola introduzione per ogni incontro e alcune
domande per condividere: una forma semplice di lettura orante della Parola.
Speriamo davvero che questo sforzo di offrire "acqua viva" avvicini
la fede popolare alla fede biblica, e possa così sostenere il cammino delle comunità
nella storia di oggi. Il sogno è che la Parola di Dio ci indichi il cammino
della Vita: farci prossimi nel bisogno dei fratelli come luogo di fede per
amare il Signore con tutto il cuore e tutta la mente.
Questa
settimana stiamo aggiustando un ponte che è pericoloso per i bambini e anche
per quanti devono passare. Noi diamo il materiale, legno e chiodi, e invitiamo
la comunità a lavorare insieme, gli uomini nella parte di costruzione e le
donne preparando il pranzo comunitario. Se il sindaco non fa per questioni
politiche partitarie, la gente può e deve preoccuparsi della sicurezza dei
piccoli e di tutti.
Nella
comunità di San Cristovão II, che appartiene alla chiesa della croce, non c'é
la scuola e, per questioni politiche partitarie, il sindaco non la farà.
"Padre
come facciamo?"
"Siete
disposti a lavorare per tagliare le assi e anche a costruire insieme la
scula?"
"Si padre, siamo quattro fratelli con le
nostre famiglie, siamo capaci di lavorare e ben disposti, ma non abbiamo le
condizioni economiche per completare l'opera."
"Cosa vi manca?"
"Benzina
e olio per il motosega, chiodi e specialmente lo zinco per la copertura."
"Bene,
possiamo aiutarvi come comunità cristiana e, se un giorno faranno una scuola
nuova, useremo questa sala grande per riunirci e anche per la preghiera comune..."
Così ora c'è la scuola e i bambini hanno uno
spazio decente per studiare. La fede al servizio della vita.
Oggi 13 luglio siamo arrivati qui ad Ipiranga,
dopo cinque giorni di navigazione del rio Içá, molte case chiuse, quasi un
paese fantasma. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo e scopriamo che
l'attuale comando militare è avverso alla popolazione e sta mettendo molte
regole di controllo dei civili. Molti se ne sono già andati e altri stanno
pensando di lasciare il paese. Vedremo cosa fare, questa sera alla Messa
cercheremo di capire se c'è uno spazio di mediazione tra le poche famiglie
rimaste, il comando militare e il potere pubblico che qui é molto poco
presente, solo di quattro in quattro anni per chiedere voti.
É
arrivato un piccolo aiuto di 300 reais per le famiglie che hanno vissuto nella difficoltà
dell'acqua alta che ha distrutto le coltivazioni, oltre ad aver allagato le
case. Ma bisogna andare in città per firmare, tutti senza eccezione, entro venerdì!
"Padre
per andare e tornare di canoa servono due latte di benzina (40 litri), 320
reais, per riceverne 300 quando tutto funziona nelle lunghe code davanti alla
banca...".
Anche
questo è il nostro Brasile, patria amata, dove si continua a dare le briciole,
mantenendo il popolo di Dio in una condizione di dipendenza e sottomissione.
Forse anche per questo sono state espulse le suore di Madre Teresa... forse per
questo in India è proibito alla Chiesa impegnarsi nell'ambito dell'educazione
dei giovani.
Oggi
alle 9:30 tutti i ragazzi sono ritornati a casa, la scuola finisce perché non
c'è la merenda che lo Stato non ha inviato. Così
non si mangia e così non si studia, perpetuando l'analfabetismo personale,
sociale e politico.
Davvero
il Vangelo è un messaggio pericoloso: ci invita alla libertà e ci aiuta ad
organizzarci perché la vita sia rispettata nei suoi diritti e doveri
fondamentali. Ringraziamo il Padre perché ha voluto rivelare queste cose ai
piccoli. E lo preghiamo perché ci liberi dai pesi che ci opprimono e ci aiuti a
scegliere la croce come cammino esigente
dell’amore che ci libera da ogni tipo di oppressione.
Un
grande abbraccio e arrivederci a presto.
Gabriel
Carlotti - missionario dell'Amazzonia.
Ipiranga,
13 luglio 2022
domenica 24 aprile 2022
Impressioni dopo il ritorno in diocesi durante il mese di marzo 2022
RITROVANDO
REGGIO EMILIA
Ho passato il mese di marzo a Scandiano, con la mia
famiglia, ma continuando un ‘vagabondaggio’ missionario, visitando molte
parrocchie della diocesi, incontrando diverse persone. È bello rivedere la famiglia e riunirsi dopo
molto tempo, è bello ritrovare molti volti amici e comunità conosciute (e
qualcuna nuova). Ho avuto modo di dialogare con il vescovo Giacomo, il vicario
don Alberto, con don Pietro e la equipe del Centro Missionario: è importante
mantenere un confronto aperto e costante per noi che viviamo così lontani.
Dopo
pochi giorni dal mio arrivo sono giunte tante richieste: celebrazione delle messe,
incontri sulla missione, visita ad alcune famiglie, incontri con alcune persone….
Questo per tutti i giorni della mia permanenza nel mese di marzo, tempo di
quaresima, in particolare dedicato alle nostre missioni diocesane. (E non sono
nemmeno riuscito ad arrivare in tutte le comunità e a incontrare tutte le
persone che mi avevano contattato.)
Cosa pensare? Evidentemente una sensibilità missionaria nella nostra diocesi
non è morta, forse solo affievolita rispetto agli anni passati. Ho pensato che - malgrado tendenze mondiali a
proteggere con la forza i propri spazi, a enfatizzare la propria identità
nazionale anche contro gli altri, a costruire muri per difendere i propri
privilegi, a non avere scrupoli nello sfruttamento degli altri- ci sia nel cuore delle persone un grande
desiderio di pace, di comunione, di giustizia, di fratellanza, che si manifesta
anche in una necessaria apertura alla mondialità ( fraternità universale).
- Sono stato piacevolmente sorpreso dalle
tante richieste ricevute per dare testimonianza della nostra presenza in
Amazzonia; credo ci sia anche la
curiosità nei confronti di questa nuova esperienza missionaria, situata in un
luogo di periferia da tanti punti di vista; un luogo di richiamo per le sue
particolarità geografiche ma piuttosto sconosciuto riguardo la vita ecclesiale.
Ho
notato interesse per le nostre attività e una sincera partecipazione, una
disponibilità ad accompagnare e aiutare e questo è molto nobile e bello da
parte della chiesa reggiana, e veramente tante persone hanno manifestato la
loro vicinanza e amicizia. Un segno dello Spirito Santo, che tende a unire
anche ció che sembra lontano, che crea comunione, e che spinge alla
evangelizzazione. Si, un segno dell’incontro con il Cristo
Risorto e della presenza dello Spirito è la spinta alla evangelizzazione, il
desiderio di annunciare la Parola di salvezza a tutti, senza confini, e che il
Regno di Dio sia visibile già su questa terra.
Mi
sono interrogato: come è possibile che con tutti i problemi che abbiamo in
diocesi, che abbiamo in Italia e in Europa, ci sia una attenzione ad una povera
missione nel cuore della Amazzonia? Probabilmente alcune comunità reggiane
hanno maturato la consapevolezza che le missioni diocesane sono parte della pastorale
ordinaria e che quindi tutti siamo partecipi della vocazione evangelizzatrice
anche in terre che non corrispondono al territorio della provincia di
Reggio. A servizio della diocesi di Alto
Solimões siamo per ora in due preti, non a titolo individuale, ma a nome di
tutti voi! E in attesa di altri fratelli e sorelle disponibili a spendersi in
questa terra per un periodo della propria vita.
Nelle
mie visite nel reggiano ho incontrato comunità messe a prova dalla pandemia (
sinceramente ho provato fastidio per le liturgie ancora irrigidite dalle norme anti-Covid:
la distanza, alcool di continuo, il green-pass, le maschere, vietati i
contatti, non ci sono processioni alla presentazione dei doni e alla comunione:
una liturgia innaturale, e spero si possa arrivare presto a cambiare e a
umanizzare le celebrazioni - però non sono un medico e forse queste norme sono
necessarie, anche se mi sembrano eccessive!-).
Ma credo che le comunità siano in difficoltà anche per altri motivi, e un
sintomo tra i più evidenti è che gli adolescenti e i giovani sono poco
presenti, sembra che la Chiesa non offra nulla di significativo per loro; certo,
in qualche luogo i giovani ci sono,
forse dove si dà spazio all’ascolto dei loro vissuti e sensibilità e si fanno
proposte chiare e evangeliche. Credo sia forte il desiderio di Dio nei giovani,
e il Vangelo di Gesù è parola di salvezza per tutti ma dobbiamo imparare ad
annunciarlo in modo significativo nella situazione storica attuale, lasciandoci
guidare dallo Spirito e amando le persone così come sono, anche con gli errori
e contraddizioni che ci caratterizzano. Mi chiedo: siamo una chiesa che sa
accogliere gli adolescenti e giovani, che sa comunicare, che è appassionata e
trasmette speranza?
-
Ho incontrato vari preti e diaconi, molto
impegnati, perseveranti anche se denunciando stanchezze e qualche delusione.
Qualcuno ammalato, molti anziani. Il nuovo vescovo Giacomo è stato accolto
bene, e il suo stile amichevole, sereno e comunicativo sta aiutando il nostro
clero a ritrovare uno spirito di comunione, la libertà di manifestarsi, di aiutare
e essere aiutati dai confratelli. La presenza paterna e disponibile del vescovo
è sempre desiderata dai preti e diaconi, che sono i primi collaboratori.
-
Incontrando il gruppo dei preti giovani, e
in seguito i seminaristi, ho dato la mia testimonianza missionaria, desiderando
anche suscitare nuove disponibilità per le missioni; e mi fa piacere che ci sia
la libertà di interrogarsi riguardo questo tipo di chiamata.
-
Ho incontrato diverse persone desiderose
di parlare, di confrontarsi, di sfogarsi, di chiedere consiglio; ciò conferma che
la disponibilità dei preti e altri ministri ad incontrare le persone, a
visitare le famiglie, ad ascoltare senza pregiudizi, è sempre un dato
essenziale per il futuro della evangelizzazione.
-
Dovremmo però essere più liberi dagli
eccessi burocratici- istituzionali per avere la calma e apertura per ascoltare
con il cuore le persone.
Ringrazio
tutti per gli incontri fatti in questo mese, per la partecipazione,
l’interesse, l’amicizia e per gli aiuti che continuate ad offrirci per la
missione amazzonica! Noi continueremo a comunicare con le nostre lettere e a
leggere quelle che vorrete inviarci.
La animazione del Centro Missionario aiuterà a mantenere vivi i rapporti e a
realizzare un nuovo modo di essere Chiesa nel nostro tempo, per una
evangelizzazione efficace.
Rimane aperto un interrogativo, la cui risposta dipende dal contributo di tutti:
quanto la Chiesa reggiana vuole continuare a impegnarsi per la missione in
Amazzonia e per le missioni in generale?
Don
Gabriele Burani, Santo Antonio do Içà, 21 aprile 2022
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