venerdì 9 aprile 2021

Evangelizzazione nella Aldeia Kokama

 



 

Don Gabriele Burani, Santo Antonio do Içá, Amazonas

 

Fuori dalla città, nella foresta, sta sorgendo una ‘aldeia’, un villaggio, abitato da famiglie indios della tribù Kokama; stanno costruendo le case, di legno, e al centro una grande e alta capanna, la ‘oca’, la ‘grande casa’, luogo comunitario. Per ora abitano quindici famiglie, ma stanno costruendo altre case, altre famiglie verranno. Questi indios della etnia Qoqama ( o Kokama)  stavano abitando in città e si sono trasferiti per dare vita  alla aldeia Kuarachi Kuema ( sole che nasce) .   La mia conoscenza di questo gruppo inizia con una richiesta di battesimo: un mattino entra nella casa parrocchiale un uomo anziano, e mi chiede se posso battezzare una persona adulta della famiglia; mi racconta che la signora è malata, quasi cieca, allora dico che posso andare nella sua casa e conversare con lei, se qualcuno mi accompagna.  Il signore anziano mi fa da guida, e mi dice che lei abita nella nuova aldeia; io non so dove sia. Fissiamo il giorno e andiamo con l’auto della parrocchia ma   la prima volta non riusciamo ad arrivare: la strada è molto fangosa e a un certo punto si rischia di rimanere bloccati, e uscire poi dal fango non è semplice (come già mi è capitato). Quindi ci diamo appuntamento per un giorno senza pioggia e che sia almeno dopo un giorno di sole.  Siamo nella stagione più secca quindi in seguito riesco a raggiungere il villaggio e la casa della signora non vedente; converso con lei e famigliari, una famiglia cattolica (più o meno), ma vivendo sul fiume, in piccole  comunità lontane dal centro, non avevano la possibilità di una formazione cristiana; intendo poi uno dei motivi della richiesta del battesimo:  senza presenza di Chiesa o dello Stato, i bambini crescono e diventano adulti senza essere registrati nel municipio. La signora ha quasi 60 anni, indigena, cieca, e non esiste per lo stato brasiliano, nessun documento che dica che esiste. Quindi non ha diritto alla pensione, non ha diritto a benefici per la cecità….  A volte il certificato di battesimo è riconosciuto dalla autorità civile, ma lei non è stata battezzata, vivendo in villaggi senza presenza di sacerdoti. La richiesta del battesimo è per una doppia motivazione (di fede, e per avere un documento che la possa aiutare a testimoniare che esiste!).   In questi casi celebro il battesimo dopo pochi incontri e senza il classico catecumenato… date le difficoltà per incontrarsi e il tipo di richiesta in sé.  



Quando poi vado per celebrare il battesimo nella sua casa, dopo qualche incontro, arrivo e la grande capanna al centro del villaggio è piena di persone. Una sorpresa: qualcuno ha detto in giro della celebrazione, e dato che per loro non è una cosa frequente, (e non hanno idea di come funzionino le cose) sono arrivati in tanti per ricevere il battesimo: genitori con bambini e anche adulti, e persino qualcuno per il matrimonio.  È il ricordo della antica pratica della ´desobriga´’: i missionari incontravano la comunità una volta l’anno, celebrando tutti i battesimi, matrimoni ecc…   Spiego loro che possiamo fare le cose con calma – anche perché la maggioranza sono persone quasi senza conoscenze di fede cristiana-.   

Molti sono giunti da due quartieri della città dove abitano varie famiglie Kokama; propongo di fare in questo modo: prima i bambini piccoli dei quali i genitori chiedono il battesimo; poi il gruppo di bambini piú grandi e adolescenti, e con questi ho fatto un percorso di catechesi di qualche mese, con incontri settimanali nel quartiere dove loro abitano; infine gli adulti che chiedono il battesimo e sacramento del matrimonio.



Dopo il periodo di secca, che dura pochi mesi, non è stato più possibile raggiungere la aldeia in auto a causa del fango e quindi vado a piedi; si lascia l’auto dove è possibile, poi una ora di cammino nella strada fangosa e si arriva.  Pian piano faccio amicizia con il cacique Nicodemo (il capo della aldeia) e la vice che è sua moglie, eletti dalla comunità Kokama e con gli altri che stanno abitando lì, con le difficoltà della situazione: è tutto agli inizi, tutte le strutture sono da fare, la strada è pessima per arrivare in paese….   Alcuni sono battezzati in altre chiese neopentecostali, qualcuno non battezzato, qualcuno viene dal Perù passando il confine sul fiume illegalmente, senza nessun documento…. Una situazione ben varia e confusa, ma desiderano formare una comunità cattolica.  Quindi partiamo da (quasi) zero, cominciando questa prima evangelizzazione.
Vedremo in futuro come crescerà questo piccolo seme. 

 

1 commento:

  1. Un seme che darà i suoi germogli e che crescerà
    Grazie ai nostri missionari in terre lontane!
    Teresa

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