venerdì 1 gennaio 2021

Come parlare di Dio? Una esperienza nella Amazzonia brasiliana (parte I)

 


Don Gabriele Burani

Scrivo dalla parrocchia di Santo Antonio, nel cuore della Amazzonia, dove risiedo da un anno. Municipio di circa 23.000 abitanti ( il numero preciso attuale non lo sappiamo, l’ultima indagine anagrafica é del 2010), metà abitano in città, metà nelle piccole comunità lungo il fiume.  Mi hanno detto che abbiamo  il più basso tasso di cattolici della zona;  8 sono le  comunità cattoliche  in città.

   Il nostro servizio in parrocchia si è svolto tutto – tranne un breve periodo iniziale- nel tempo della pandemia e quindi abbiamo una esperienza fortemente caratterizzata dal Covid19 che ci ha costretti a limitare o interrompere molte attività pastorali. 

Un dato che mi ha colpito già nei primi tempi: la forte caratterizzazione  ‘devozionale’ della parrocchia, dove la attenzione e la partecipazione sono maggiori nelle pratiche devozionali particolari rispetto alle attività ecclesiali comunitarie tradizionali.

  Per capire: abbiamo il gruppo delle ‘Mani insanguinate di Gesù’, il gruppo di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, il gruppo del Rosario degli uomini e quello del Rosario delle donne, e quello  del Rosario della Famiglia! Il gruppo del Sacro Cuore di Gesù.

    Interessanti le devozioni familiari a un santo, che si tramandano nella medesima famiglia: San Sebastiano, San Giorgio, Santi Cosma e Damiano, sono tra i santi molto presenti. Come funziona? Una famiglia è devota a San Sebastiano e nella propria casa organizza una novena di preghiere, celebrazioni, con festa finale il giorno in cui si fa memoria liturgica del santo. Spesso senza un legame effettivo con la parrocchia: i devoti del santo non frequentano la messa domenicale ma chiedono che il parroco celebri la messa durante la novena del loro santo! Per loro la vita Cristiana si esaurisce nella devozione al santo di famiglia.  Come nasce questa devozione familiare? Chi lo sa!   A volte una guarigione miracolosa avvenuta un lontano passato, attribuita a quel santo.  Non sempre la famiglia conosce il motivo storico del perché hanno quella devozione.      

 

In brasile ci sono reti televisive confessionali, sia cattoliche che protestanti o di altre religioni. Le televisioni influenzano molto lo stile religioso e le devozioni, che si diffondono in tutto il Brasile. Indubbiamente si nota un legame tra i contenuti televisivi e la prassi attuale delle nostre comunità.

Ho cercato di osservare e conoscere per cogliere le tendenze, le peculiarità del nostro contesto.  Mi pare siano diffusi linguaggi diversificati, e vi comunico quelli che mi sembrano emergenti, alla luce delle esperienze che sto facendo e che ho fatto in Brasile.




1.        Linguaggio devozionale/particolare più che ecclesiale/comunitario nella tradizione della Chiesa.   Gesti, scelte, immagini, ritualità del ‘sacro’ che si esprimono a livello familiare più che ecclesiale in senso ampio. Persone che non celebrano i sacramenti della tradizione cattolica, ma che si pensano cattolici.  Le pratiche religiose non sono esoteriche, escludenti…. sono aperte a tutti; la famiglia invita gli altri nella loro casa per condividere la loro devozione.  Sono famiglie generose, invitano alla festa i vicini, offrono il pranzo o rinfresco durante i giorni di novena.

Si tratta poi di una manifestazione religiosa intermittente: per la maggioranza si accende una volta l’anno per i nove giorni della festa del santo. 

Per diverse famiglie la fede si esprime con questo linguaggio; come accompagnare questa realtà? Qualcuno ci invita per celebrare la messa o animare la preghiera – una minoranza, per la verità- cerchiamo di andare, invitando le persone presenti a partecipare anche alla vita della comunità cui appartengono.  Capita che le devozioni particolari e la vita liturgica della Chiesa parrocchiale si svolgano in parallelo.  

Un esempio: una famiglia della città ha una devozione a Gesù Bambino e raduna i vicini per la novena di Natale; la notte del 24 è il giorno festivo, quindi non partecipano alla messa della notte in chiesa, ma fanno la loro festa, nella loro casa, con le loro preghiere e cantando, mangiando e bevendo! 

  Sono realtà diffuse, si potrebbero ignorare o combattere, togliendo però ciò che di fede autentica è presente.  Per ora la strada migliore penso sia aprire i fedeli alla comprensione di una dimensione ulteriore; è una cosa buona quello che fanno, ma si può crescere e approfondire, partecipando alla vita della comunità oltre che della famiglia.

 


2.        Linguaggio conservatore, tradizionalista  

Un gruppo ristretto da noi ma è una tendenza forte pensando al Brasile in generale.    La fede vissuta soprattutto nelle celebrazioni, con una obbedienza alle rubriche intese come l’unica fonte liturgica, con poco interesse per la storia o la teologia liturgica. Essere conservatori non è un male, ma in certi casi l’immagine che si percepisce è di formalismo e dissociazione tra fede e vita: la esigenza di rispettare le norme liturgiche spesso è unita alla critica aspra, aggressiva, dai toni di condanna,  verso chi ha una impostazione differente; difesa dei dogmi della Chiesa ( ma non conoscenza del loro significato e storia)  insieme all’intolleranza nei confronti dei ‘diversi’.

In parrocchia abbiamo il gruppetto dei super-ortodossi che hanno subito preso le distanze dai noi, criticando; di fatto, poche persone da noi ma moltissime nel Brasile.           Chiedono la comunione eucaristica in ginocchio, non accettano di ricevere il pane consacrato in mano (anche se richiesto dalle norme relative al Covid19), qualcuno dice che è proibito battere le mani mentre si canta a messa; non accettano i ministri straordinari per la comunione e così via.  

Capita che ci siano ‘fedeli’ che non accettano di collaborare con il prete concreto che è in parrocchia! L’obbedienza è ad alcuni preti della televisione, che sparano veleno contro la CNBB (vescovi brasiliani, secondo loro colpevoli di schierarsi politicamente troppo a sinistra) e si ergono come difensori della vera fede ortodossa.

Insomma, nel cuore della Amazzonia incontriamo alcuni che vogliono essere cattolico-romani, con le forme che vedono nei pontificali in TV, ma ancora più rigidi e ingessati (per non sbagliare).    E noi italiani siamo accusati di non saperci inculturare se facciamo qualche osservazione su prassi desuete, o introduciamo qualche minimo  cambiamento; col tempo certe asprezze vanno diminuendo. Si tratta solo di un piccolo gruppo qui da noi, ma, come ho scritto, piuttosto ampio nel Brasile attuale.

Sono diffusi anche blog e video sulla Rete, con una peculiare contraddizione: si dicono papisti e amano la gerarchia, ma critici contro papa Francesco. Amano l’idea di papa come supremo garante della verità cattolica, ma sono contro il papa attuale che non dice quello che dovrebbe dire e non difende la autentica fede cattolica ma semina ambiguità. Si alla figura del papa, ma no al signor Bergoglio, alle sue scelte e affermazioni che sarebbero semplicemente opinioni personali; il papa viene dissociato!

Rispetto ai tradizionalisti del passato, che si ponevano nella obbedienza alla cosiddetta ‘gerarchia ecclesiastica’ in quanto tale, i tradizionalisti attuali sono molto più soggettivisti, cioè vorrebbero imporre la loro visione pensata come ortodossa, e non accettano chi nella Chiesa ha il servizio di garantire questa ortodossia se non è in linea con la loro visione.  Hanno un’idea di tradizione bloccata sul passato e non di tradizione viva; ad esempio, se le norme liturgiche indicano che ci si deve inginocchiare durante la preghiera eucaristica, non si chiedono come è entrata questa prassi nella chiesa, che teologia riflette, quali sono i significati della posizione del corpo, e se questo è il più adeguato ecc. semplicemente bisogna applicare le norme scritte senza discutere.



Valutazione: è da apprezzare la ricerca di una unità dei fedeli, la ricerca di una dottrina sicura e di una prassi liturgica condivisa da tutti. Ma è forte il rischio di un allontanamento dal vangelo per difendere una forma rigida. Se la tradizione non è viva e si riduce ad una osservanza di norme, e se unità significa uniformità e non comunione rispettando le alterità, e se non si dialoga ma si giudica e condanna, mi sembra di entrare in un clima soffocante e di non respirare più l’aria pura del vangelo.
( in seguito proporrò altri linguaggi della fede importanti qui in Brasile).


1 commento:

  1. A cultura de fé de um povo quando observada ao meio da dutrina da igreja hoje fica mais sólida,o respeito a cultura local são meios humanos da plena realização da Espíritualidade,

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